“In ogni momento della giornata, sempre con me”. O ancora: “Regalati un momento di relax”. Facile imbattersi in slogan di questo genere su Instagram, dove molti influencer- alcuni di loro seguitissimi- pubblicizzano i riscaldatori di tabacco. In barba alla legge e (anche) al buonsenso. Noi di TAG24 abbiamo deciso di indagare sul fenomeno, che sembra piuttosto ‘collaudato’: il device, infatti, viene presentato come un “accessorio” di tendenza, con cui rendere “più piacevole” qualsiasi momento della giornata.
Ne abbiamo parlato con l’avvocato Marco Ramadori, presidente dell’associazione in difesa dei consumatori Codacons, che ci ha confermato: “Il decreto legislativo 6/2016 che vieta esplicitamente la pubblicità non solo delle sigarette, ma anche dei riscaldatori del tabacco e delle sigarette elettroniche”. Evidenziando un altro aspetto della vicenda: il target degli influencer sono i giovanissimi. Spinti in questo modo, in maniera alquanto spregiudicata, a fare uso di tabacco contenente nicotina. Una sostanza che, come si legge sugli stessi siti di questi prodotti, “crea dipendenza”.
Influencer e dispositivi per riscaldare il tabacco, l’avvocato Ramadori di Codacons: “Pubblicità vietata. Continuano perché le sanzioni sono minime”
Non esistono prodotti con tabacco considerati sicuri, come dichiarato a gennaio 2023 dalla Food and Drug Administration (FDA), l’ente statunitense che regola la commercializzazione di farmaci e prodotti con un impatto sulla salute. Su questi dispositivi c’è spesso una percezione errata: sono ugualmente nocivi, anche se presentati come un’alternativa alle sigarette tradizionali.
“Il discorso è complesso e presenta un duplice problema: da una parte la pubblicità occulta– e questo vale non solo per i prodotti a tabacco riscaldato- che invece deve essere trasparente. A volte, da parte degli influencer, questa trasparenza non c’è. E ciò accade per un motivo ben preciso: sono i grandi brand a non volerlo, perché così la pubblicità è più efficace. L’influencer fa sembrare che usi spontaneamente un prodotto: nel momento in cui ammette che lo fa perché pagato, diventa uno spot. E le persone sono ormai diventati insensibili agli spot: quindi c’è una differenza enorme nel risultato” spiega Ramadori.
“Quello che avviene per questi dispositivi è anche peggio: innanzitutto perché il tabacco riscaldato fa male, proprio come le sigarette. Inoltre gli influencer si rivolgono a un pubblico di giovanissimi, di ragazzini, che iniziano a fumare con questi dispositivi pensando che sia una cosa figa. Quindi lo fanno per emulazione”.
Se fare pubblicità è vietato, come mai continuano ugualmente, come se niente fosse? La spiegazione, per Ramadori, è semplice: “La sanzione è minima quando vengono beccati: d’altra parte le multinazionali pagano tantissimi soldi per questi spot, quindi in ogni caso loro ci guadagnano” .
Ramadori sulla pubblicità dei dispositivi: “Spingere i ragazzi a fumare è immorale”
Le multinazionali del tabacco, spiega Ramadori, hanno capito che fumare le sigarette tradizionali sta diventando “una cosa da sfigati”: per questo ‘spingono’ su questi prodotti. C’è però un aspetto che non può essere messo in secondo piano, ossia la responsabilità di chi decide di pubblicizzarli.
“Non siamo contro gli influencer né contro la pubblicità, è giusto che guadagnino dalla loro attività dato che sono content creator. Però, in questo caso, chiederei: ‘Sai che quello che stai facendo, oltre a essere vietato dalla legge, crea danni alla salute di tanti ragazzi? Ti sembra giusto?'”
Le multinazionali, sottolinea ancora il presidente Codacons, scelgono proprio gli influencer perché il loro target “non sono gli adulti: un adulto o fuma o non fuma, non viene coinvolto dalla pubblicità dell’influencer. Purtroppo il target sono i bambini“.
Lo scorso febbraio l’Antitrust ha sanzionato la British American Tobacco e Amazon per pubblicità ingannevole dei dispositivi a tabacco riscaldato Glo Hyper X2 e Glo Hyper Air. Ma questo non basta, secondo il presidente Codacons.
“Abbiamo chiesto che le sanzioni riguardino anche gli influencer. Pubblicizzano un prodotto che non andrebbe sponsorizzato: non solo perché fa male alla salute, ma perché può provocare un danno ai ragazzini che li seguono. E spingerli a fumare è una cosa profondamente immorale” sottolinea ancora Ramadori.
Nei piani dell’associazione c’è anche una diffida, nei confronti delle società del tabacco, affinché smettano di richiedere la promozione di questi prodotti.
“Il testimonial, almeno storicamente, si informa su ciò per cui presta il proprio volto e garantisce la qualità di ciò che promuove” spiega l’avvocato Ramadori. “Gli influencer sanno che il fumo può provocare la morte di moltissime persone? Lo fanno per soldi? Niente di più triste“.