Permessi legge 104: rischi e conseguenze del ricovero? I permessi sono lo strumento più utilizzato per garantire l’assistenza continua ai lavoratori disabili o lavoratori con familiari disabili non autosufficienti.

Innanzitutto, è importante chiarire che possono usufruire dei permessi legge 104 coloro che hanno un familiare a cui la Commissione medica ASL – INPS abbia accertato un grado di disabilità grave di non autosufficienza. Esistono delle condizioni in cui i permessi legge 104 non sono fruibili. Vediamo insieme quando e perché.

Permessi legge 104 – Ricovero

 L’attuale normativa dispone che i lavoratori disabili in situazione di gravità o i lavoratori con familiari disabili non autosufficienti in situazione di gravità possono fruire di permessi retribuiti.

I lavoratori dipendenti possono fruire dei permessi retribuiti previsti dalla legge 104 nelle seguenti condizioni:

  • per l’assistenza a disabili in situazione di gravità;
  • per l’assistenza ai genitori, anche adottivi o affidatari, di figli disabili in situazione di gravità;
  • per l’assistenza al coniuge, parte dell’unione civile, convivente di fatto (articolo 1, commi 36 e 37, legge 76/2016), parenti o affini entro il terzo grado di familiari disabili in situazione di gravità.

È importante notare che tale beneficio può essere esteso ai parenti e agli affini di terzo grado, a condizione che i genitori o il coniuge o la parte dell’unione civile o il convivente di fatto (articolo 1, commi 36 e 37, legge 76/2016) della persona con disabilità grave abbia un’età non inferiore a 65 anni.

Inoltre, tale condizione si applica anche nei casi di patologie invalidanti o deceduti o mancanti.

Come funziona

La normativa dispone che la fruizione dell’indennità per i permessi legge 104 avvenga secondo diverse modalità, di seguito riportate:

  • è possibile fruire di tre giorni di permessi regolarmente retribuiti in base alla remunerazione effettivamente corrisposta;
  • è possibile fruire dei permessi a ore regolarmente retribuiti in base alla remunerazione corrisposta all’orario giornaliero di lavoro, che consistono in due ore al giorno se l’orario lavorativo è pari o superiore a sei ore, un’ora in caso di orario lavorativo inferiore a sei ore;
  • è possibile fruire dei permessi a titolo di prolungamento del congedo parentale fino al dodicesimo anno di vita del bambino o, in caso di adozione o affidamento, fino a 12 anni decorrenti dalla data di ingresso in famiglia del minore. Tali permessi saranno indennizzati al 30% della retribuzione effettivamente corrisposta.

Cosa si può fare e cosa non si può fare in caso di ricovero?

Come accennato, la fruizione dei permessi legge 104 rappresenta lo strumento principale per l’accesso alle diverse agevolazioni, contributi e aiuti a favore dei lavoratori disabili in situazione di gravità o dei lavoratori con familiari disabili non autosufficienti in situazione di gravità.

Per quanto riguarda la fruizione dei permessi legge 104, è importante sottolineare che non possono essere goduti in presenza di un ricovero presso strutture ospedaliere o simili, pubbliche o private, che assicurano assistenza sanitaria continuativa.

Tuttavia, è possibile legittimare la fruizione dei permessi a condizione che l’interessato produca una certificazione medica dalla quale risulti la necessità della presenza del soggetto che presta assistenza.

Permessi legge 104: scatta il licenziamento per utilizzo improprio

Sono numerose le sentenze della Cassazione che legittimano il licenziamento del dipendente che ha usufruito impropriamente dei permessi legge 104.

Nel merito, nell’ordinanza del 13 marzo 2023 n. 7301, la Cassazione ha convalidato la legittimità del licenziamento per giusta causa del lavoratore che ha abusato dei permessi legge 104.

Nel caso specifico, il lavoratore ha usufruito dei permessi per finalità estranee ai motivi assistenziali, abusando del diritto all’indennità e integrando la violazione del dovere di buona fede.