Il rapporto tra un papà e i suoi figli è un legame speciale che si sviluppa fin dai primi istanti di vita. È un connubio di amore, fiducia e sostegno che cresce nel tempo, plasmando i ricordi più dolci e indimenticabili dell’infanzia. Nell’incanto di questa relazione unica, la poesia diventa uno strumento magico per esprimere emozioni profonde e creare ricordi indelebili.

Poesia del papà per l’infanzia

La poesia è un veicolo di trasmissione di emozioni e concetti astratti che possono essere compresi anche dai più piccoli. Attraverso la sua musicalità e semplicità, i versi poetici possono catturare l’immaginazione dei bambini, stimolare la loro creatività e arricchire il loro mondo interiore.

Nel contesto della relazione padre-figlio, le poesie dedicate al papà assumono un significato ancora più profondo. Esse fungono da ponte emotivo, permettendo al bambino di esprimere il suo affetto per il genitore e di apprezzare i momenti condivisi insieme.

Filastrocca della festa del papà

di Eugenia Romanelli

Per la festa dei papà
noi gridiamo ippippurrà
bimbi, mamme, grandi e piccini
tutti insieme vicini vicini
per donare al festeggiato
il nostro abbraccio a perdifiato!
Che sia alto oppure basso
che sia magro oppure grasso
che sia brutto oppure bello
molto arguto o matterello
non importa per davvero
noi lo amiamo tutto intero!

Chi ha una mamma ed un papà
chi ha due mamme o due papà
siamo pronti in girotondo
per creare un sottofondo
di canti, di rime e di tanta dolcezza
per ogni famiglia, la vera fortezza!

L’abbraccio del papà

di Patrizia Mauro

Il tuo abbraccio, papà
è grande più del mare:
mi stringi forte al cuore
e mi sai consolare.
Il tuo abbraccio, papà,
è caldo più del sole:
mi guida e mi incoraggia
più di mille parole.
Il tuo abbraccio, papà,
è come il cielo blu:
brilla di mille stelle…
la più bella sei tu!

Poesie di Gianni Rodari e Camillo Sbarbaro da dedicare per la Festa del papà

Passeggiata domenicale – Gianni Rodari

Io vado a spasso per la città,
senza una mèta vago qua e là.
In piazza Navona mi fermo a guardare
quelli che stanno il gelato a leccare.
In piazza Esedra reato incerto:
sentire gratis il concerto,
o sedermi, alla romana,
sull’orlo fresco della fontana?
Ma è zeppo, l’orlo di cemento:
ci siedono già persone duecento.
Si godono il fresco le famiglie,
la mamma, la suocere con le figlie.
E il babbo dov’è, per far pari?
E’ a casa a fare gli straordinari.
Ogni domenica per la via,
si fa il passeggio dell’economia.

A mio padre – Camillo Sbarbaro

Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi un uomo estraneo
per te stesso egualmente t’amerei.
Ché mi ricordo d’un mattin d’inverno
che la prima viola sull’opposto
muro scopristi dalla tua finestra
e ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
di casa uscisti e l’appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.
E di quell’altra volta mi ricordo
che la sorella mia piccola ancora,
per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia avea fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
dalla paura ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia e, tutta spaventata
tu vacillante l’attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue braccia
l’avviluppavi come per difenderla
da quel cattivo che era il tu di prima.
Padre, se anche tu non fossi il mio