Chi è Frans de Waal? Primatologo ed etologo olandese, Frans de Waal è scomparso lo scorso 14 marzo all’età di 75 anni ad Atlanta, dopo una lunga battaglia contro un cancro allo stomaco.
Ha dedicato gran parte della sua vita alla ricerca scientifica e prevalentemente sullo studio del comportamento sociale degli scimpanzé.
Era diventato direttore del Living Link Center presso lo Yerkes National Primate Research Center e professore di comportamento dei primati all’Università Emory di Atlanta.
L’obiettivo dei suoi studi era quello di cercare di capire al meglio l’evoluzione umana tramite le strette somiglianze genetiche e comportamentali con i primati.
Chi è Frans de Waal: la formazione universitaria e la carriera di ricercatore
Fransiscus “Frans” de Waal era nato il 29 ottobre del 1948 nella cittadina olandese Den Bosch. Ha frequentato dapprima l’Università Radboud di Nimega e successivamente si è laureato alla facoltà di biologia all’Università di Groninga.
Nel 1977 ha conseguito il dottorato in biologia presso l’Università di Utrecht, lavorando a stretto contatto con il professor Jan van Hooff, massimo esperto di espressioni facciali emotive nei primati. In particolare la tesi di de Waal riguardava l’atteggiamento aggressivo e l’attitudine a formare alleanza tra i macachi.
In questi anni si è dedicato anche ad uno studio pluriennale sul comportamento degli scimpanzé in cattività presso lo zoo di Arnhem.
Questa ricerca termina nel 1981 allorquando de Waal vola oltreoceano per diventare ricercatore presso la sede del Wisconsin del National Primate Research Center.
Nel 1991 de Waal comincia una proficua collaborazione con l’Università Emory ad Atlanta, nello stato americano della Georgia.
Nel 1993 viene nominato membro dell’Accademia Reale delle Arti e delle Scienze dei Paesi Bassi e nel 2004 dell’Accademia nazionale delle scienze statunitense.
Gli enormi risultati della sua ricerca lo portano nel 2007 a diventare secondo la rivista Time magazine una delle 100 persone più influenti del mondo di quell’anno. Un anno più tardi de Waal ha acquisito la cittadinanza statunitense.
L’eredità scientifica che ci ha lasciato
L’ampia ricerca condotta allo zoo di Arnhem sulla più grande comunità di scimpanzé in cattività ha portato a capire alcune differenze tra questa e quanto invece avviene in altre specie.
De Waal è infatti arrivato a constatare come per arrivare al ruolo di maschio alfa nel mondo degli scimpanzé non è determinante essere l’esemplare più grande e forzuto.
Anzi, per ottenere la posizione dominante è necessario intrecciare una fitta rete di alleanze con gli altri membri maschili per garantirsi il loro consenso. Tra le attitudini più ricorrenti vi erano quella della pulizia del pelo, la divisione del cibo e anche il sostegno in caso di litigi con altri scimpanzè.
Si registra anche un caso definito “assassinio politico” dallo stesso primatologo olandese, vale a dire un episodio in cui un gruppo di giovani scimpanzè organizzarono una vera e propria congiura per uccidere e spodestare così dal comando un anziano leader.
De Waal aveva poi osservato un comportamento insolito nel mondo animale: l’empatia. Gli scimpanzè sembrano capire la sofferenza e la gioia immedesimandosi nelle vicende di un proprio simile.
Tante le opere prodotte e pubblicate nella sua carriera, tra cui: “Naturalmente buoni. Il bene e il male nell’uomo e in altri animali” (2001); “La scimmia e l’arte del sushi”; “La scimmia che siamo”. “Il passato e il futuro della natura umana” (2006); “Primati e filosofi. Evoluzione e moralità” (2008).
Lo stretto legame con l’umanità
Negli anni de Waal è passato ad analizzare anche il comportamento di un’altra specie di primati, i bonomo. Questa società è fortemente matriarcale a differenza degli scimpanzé. Le femmine della specie inoltre sono tra le poche in tutto il mondo animale ad avere rapporti sessuali senza la necessità di riproduzione.
Il sesso è usato non solo per soddisfare le proprie pulsioni, ma anche come strumento di potere per calmare i maschi e sottometterli al loro dominio.
I risultati sulle attitudini sociali dei bonomo e degli scimpanzé hanno poi portato a connessioni strette con i nostri progenitori ominidi.
Sul piano dell’empatia e del comportamento de Waal sosteneva infatti che non ci fossero differenze tra umani e primati ma che anzi si rivelavano tendenze straordinariamente simili. Secondo il primatologo olandese la spiegazione è puramente biologica e genetica.
L’empatia infatti si manifesterebbe in alcune parti del cervello ed è stata osservata anche in alcuni esperimenti sociali tra topi.