Brasile, Robinho attacca i giudici italiani: “Sono razzisti, io innocente. Vi spiego perché”. – Dopo la condanna nel 2022 per violenza sessuale di gruppo in Italia, Robinho è tornato a parlare del caso e lo ha fatto in un’intervista a TV Record in Brasile. L’ex calciatore del Milan è stato infatti condannato a 9 anni con l’accusa di violenza sessuale di gruppo. I fatti risalgono al 2013, quando Robinho giocava proprio con i rossoneri e si trovava a Milano. Il Brasile, però, non concede l’estradizione e dunque Robinho potrebbe scontare la pena in patria. Questo, però, si saprà tra qualche giorno. Intanto l’ex calciatore è tornato a parlare del caso in Brasile, attaccando i giudici italiani e definendoli “razzisti“. Queste le sue dichiarazioni a TV Record.

“Ho giocato quattro anni in Italia e ne ho visti abbastanza di episodi di razzismo – le sue parole -. Purtroppo succede ancora oggi. Era il 2013, siamo nel 2024. Le stesse persone che non prendono nessuna iniziativa per contrastare il razzismo sono quelle che mi hanno condannato. Se al mio posto ci fosse stato un italiano bianco, sarebbe stato diverso, non c’è dubbio. Con la quantità di prove che ho, non sarei stato condannato”.

Queste le parole di Robinho, che dunque ha dichiarato di essere innocente. A detta del brasiliano, la sua posizione giudiziaria dipende dunque dal “colore della pelle”. Accuse mosse dall’ex Milan e Real Madrid dopo la condanna a 9 anni del 2022. Ma cosa era successo? Di seguito il recap e il motivo della condanna.

Robinho contro i giudici italiani: “Sono razzisti”. L’accaduto

I fatti a cui fa riferimento Robinho risalgono al 2013 e la condanna definitiva è arrivata nel 2022. L’ex Milan è stato condannato a 9 anni in primo grado nel 2017 dal Tribunale di Milano per violenza sessuale di gruppo ai danni di una ragazza di 23 anni. Violenza che sarebbe avvenuta in una discoteca del capoluogo lombardo il 22 gennaio 2013, quando Robinho era ancora un calciatore del Milan. La sentenza è stata confermata in appello e in Cassazione, ma Robinho è sempre rimasto a piede libero in Brasile dopo la condanna. Il paese sudamericano infatti, per prassi diplomatica, non concede l’estradizione. Ma ora le cose potrebbero cambiare.

Tra pochissimi giorni, con esattezza il 20 marzo, il Tribunale di Giustizia si riunirà per deliberare se la sentenza della Cassazione Italiana sarà omologata in Brasile. Se dovesse arrivare il via libera all’omologazione, Robinho verrebbe arrestato in Brasile dopo la condanna in Italia a 9 anni. Per l’ex Milan, dunque, potrebbero definitivamente aprirsi le porte del carcere.

“Io Innocente, vi dico perché”

Robinho, sempre nel corso dell’intervista a TV Record, ha proseguito dando la sua versione dei fatti. L’ex attaccante del Milan ha precisato di essere innocente e che il rapporto all’epoca sia stato consenziente. Queste le sue parole sul caso.

Chiunque commetta questo tipo di reato deve pagare, ma questo non è il mio caso. Non sono un violento. Non sono mai stato così. Spero che in Brasile io possa essere ascoltato. La verità è quella che ho riportato nel processo. Gli audio erano fuori contesto, con persone che continuavano a cercarmi. Ho detto cose contraddittorie, ma solo perché il contesto era quello. Abbiamo avuto un rapporto superficiale e veloce. Poi ho deciso di tornare a casa. In nessun momento lei mi ha spinto o mi ha detto di fermarmi. C’erano altre persone. Quando ho visto che voleva continuare con altri ragazzi, sono andato a casa. Non l’ho mai negato. Era consensuale. Avrei potuto negarlo, perché non c’è il DNA, ho usato il preservativo. Non sono un bugiardo