Nel contesto europeo, la gestione delle acque reflue urbane rappresenta una sfida molto importante per la tutela della salute pubblica e la conservazione dell’ecosistema. Recentemente, l’Italia è stata al centro di un’importante procedura di infrazione avviata dalla Commissione Europea, a causa della non conformità con le direttive stabilite per il trattamento e la raccolta delle acque reflue urbane. Questa situazione ha portato all’attenzione la necessità di adottare misure urgenti e efficaci per affrontare la problematica e garantire la salvaguardia dell’ambiente e della salute dei cittadini.
La direttiva europea sul trattamento delle acque reflue urbane
La direttiva europea 91/271/CEE gioca un ruolo fondamentale nell’assicurare che le acque reflue urbane siano adeguatamente raccolte e trattate prima del loro rilascio nell’ambiente. Lo scopo primario di questa legislazione è prevenire l’inquinamento di corpi idrici come laghi, fiumi e acque costiere, oltre a proteggere la salute umana da potenziali rischi derivanti dalle acque reflue non trattate. L’Italia, come stato membro dell’Unione Europea, è tenuta a conformarsi a queste normative per garantire un livello elevato di protezione ambientale.
Gestione delle acque reflue urbane: la situazione in Italia
L’Italia è stata deferita alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea a seguito della constatazione di una mancata conformità diffusa riguardo alla direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. Questa decisione segue la rivelazione che un numero significativo di agglomerati urbani italiani non rispetta gli standard richiesti per la raccolta e il trattamento delle acque reflue. In particolare, si evidenzia la situazione di 179 agglomerati urbani che presentano carenze sotto vari aspetti, tra cui la raccolta delle acque reflue, il trattamento adeguato delle stesse e la garanzia che gli scarichi rispettino le condizioni di qualità richieste nel tempo.
Le misure richieste per l’Italia
Per risolvere questa problematica, diventa quindi imperativo che l’Italia implementi una serie di misure volte a migliorare la gestione delle acque reflue. Ciò include l’assicurazione che tutti gli agglomerati con più di 2.000 abitanti siano dotati di sistemi fognari adeguati o di soluzioni alternative che offrano un livello comparabile di protezione ambientale. Inoltre, è fondamentale che gli impianti di trattamento esistenti siano adeguati per conformarsi almeno al livello di trattamento secondario prima del rilascio delle acque trattate nell’ambiente.
Qualità dell’aria e ambiente: le criticità
La direttiva europea sulla qualità dell’aria ambiente (2008/50/CE) e quella sul trattamento delle acque reflue urbane stabiliscono obiettivi ambiziosi per gli Stati membri, mirando a un significativo abbassamento dei livelli di inquinanti come il PM10 nell’aria, e a garantire che le acque reflue urbane siano trattate efficacemente prima del loro rilascio nell’ambiente.
Parallelamente alla questione delle acque reflue, infatti, l’Italia si trova anche a dover affrontare criticità relative alla qualità dell’aria. La Commissione Europea ha infatti avviato un pre-contenzioso per mancata esecuzione di una sentenza relativa alla qualità dell’aria, sollecitando il Paese a prendere misure immediate per risolvere queste carenze.
In particolare, nel 2022, diverse aree italiane hanno registrato superamenti dei limiti giornalieri e annuali per quanto riguarda la concentrazione di PM10, indicando una problematica ancora irrisolta nella qualità dell’aria. Parallelamente, la gestione delle acque reflue urbane presenta lacune, con oltre 900 agglomerati coinvolti in procedimenti di infrazione per non aver adeguatamente raccolto e trattato le acque reflue.
Sul fronte della qualità dell’aria, diventa quindi necessario incentivare la mobilità sostenibile, migliorare i sistemi di trasporto pubblico e promuovere la rigenerazione urbana e il riscaldamento domestico eco-compatibile.
Italia nel mirino UE
Allo scorso 7 febbraio 2024, l’Italia si trovava a dover affrontare 71 procedure di infrazione da parte dell’Unione Europea, come riportato dal dipartimento per gli Affari europei della Presidenza del Consiglio. Di queste, 57 sono legate a violazioni del diritto dell’Unione e 14 al mancato recepimento di direttive. L’ambiente emerge come il settore maggiormente critico, con 18 procedure pendenti. Altre aree di interesse includono Affari economici e finanziari, Lavoro e politiche sociali, e Trasporti, tra gli altri.
Fino al 31 dicembre 2021, l’Italia ha pagato all’UE sanzioni per un totale di 877,9 milioni di euro, principalmente per problemi legati alla gestione dei rifiuti in Campania e alle discariche abusive. Inoltre, come detto, l’Italia è particolarmente sotto osservazione per il trattamento delle acque reflue e l’inquinamento atmosferico, con Bruxelles che segnala una mancanza di conformità in 179 agglomerati urbani.
Ulteriori preoccupazioni includono la violazione della direttiva sulle emissioni industriali e la mancata attuazione della direttiva Habitat, con specifico riferimento alla protezione di specie come il delfino Tursiope e la tartaruga Caretta Caretta. Questa situazione pone l’Italia tra i primi posti in UE per il numero di procedure di infrazione.