“Verità e giustizia per Giulio Regeni” è ciò che da anni, ormai, chiedono i suoi familiari a gran voce. Lo ribadiscono anche oggi, 18 marzo 2024, giorno della seconda udienza del processo a carico di quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell’omicidio del ricercatore friulano, avvenuto al Cairo nel 2016.

Seconda udienza del processo Giulio Regeni a Roma, l’arrivo dei genitori Claudio e Paola: non hanno rilasciato dichiarazioni

Nel corso della prima udienza, che si è svolta lo scorso 20 febbraio, gli avvocati difensori dei quattro imputati avevano sollevato delle eccezioni per richiedere la nullità del decreto che ha stabilito di poter procedere con il processo.

La Consulta, lo scorso settembre, ha deciso infatti che il processo può tenersi comunque, anche in assenza degli imputati, dopo che l’Egitto si era rifiutato di comunicare i loro recapiti. Così il Giudice per l’udienza preliminare di Roma ha deciso di rinviare a giudizio il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamal e Uhsam Helmi e il maggiore Magdi Ibrahim Abdel Sharif. Sono accusati, a vario titolo, di concorso in lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato.

I genitori di Giulio Regeni sono arrivati a piazzale Clodio con il loro avvocato, Alessandra Ballerini, e il presidente dell’Associazione Articolo 21 Paolo Borrometi, sempre “ostinatamente presenti”. Non hanno voluto rilasciare dichiarazioni sulla visita della premier Meloni al Cairo. “Parleremo dopo” sottolinea Ballerini ai giornalisti sul posto, tra cui anche l’inviato di TAG24 Thomas Cardinali.

L’Italia pone tendenzialmente sempre questa questione poi c’è un processo in Italia, noi siamo andati avanti a fare quello che dobbiamo fare

ha risposto ieri la premier a chi le ha chiesto se avesse affrontato con il presidente egiziano al-Sisi il caso Regeni.

Caso Regeni, Borrometi dell’associazione Articolo 21: “Non arriveranno aiuti istituzionali”

Paolo Borrometi, all’arrivo in Corte d’Assise, annuncia tre giorni di iniziative per i 30 anni dall’assassinio della giornalista Ilaria Alpi e del cineoperatore Miran Hrovatin, avvenuto il 20 marzo del 1994 a Mogadiscio, “fortemente collegato” a quello di Regeni. Interviene poi sull’incontro tra la presidente del Consiglio Meloni e il presidente dell’Egitto.

Ho trovato infelicissima l’espressione della presidente Meloni davanti a Al-Sisi che ‘tendenzialmente’, forse, si sono occupati di Regeni. Questo fa sì che la scorta mediatica debba continuare ad agire, con forza raddoppiata confidando negli inquirenti. Bisogna insistere chiedendo verità e giustizia per Giulio Regeni perché non arriveranno aiuti istituzionali

il suo commento.

Cuperlo (PD): “Incommentabili le parole della Meloni”

Il deputato del PD, Gianni Cuperlo, presente anche oggi a piazzale Clodio, definisce “incommentabili” le parole della premier Giorgia Meloni.

La coincidenza che stamane Paola e Claudio Regeni siano qui davanti con Alessandra Ballerini, l’avvocato della famiglia, mentre il governo italiano sia Al Cairo a trattare affari con quel regime dimostra che forse, a parole il governo ha detto di volersi impegnare di incidere su quello egiziano per la verità su questa tragedia. Ma i fatti non corrispondono alle parole.

Rigettate le questioni preliminari

Letto l’articolo 491 del codice penale, rigetta le questioni preliminari. Il processo procede.

Lo dichiara la corte raccolta in udienza per il processo sulla morte di Giulio Regeni, rigettando quindi quanto avanzato in occasione della precedente udienza lo scorso 20 febbraio.

Il pm Colaiocco sottolinea come servirà un importante lavoro del Ministero degli Esteri per permettere ai 27 testimoni, residenti in Egitto, di venire in Italia. Tra questi, anche il presidente al-Sisi. L’avvocato della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini, evidenzia come alcuni potrebbero decidere di non comparire per paura.

Tra i teste in elenco anche l’ex premier Matteo Renzi e l’ex ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni; Marco Minniti, ex responsabile dell’autorità delegata per la sicurezza della Repubblica; i tre capi dei servizi segreti che si sono succeduti nel tempo; e l’allora segretario generale della Farnesina, Elisabetta Belloni oltre all’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi.

Il quadro complessivo che è emerso è quello di una ragnatela che piano piano, tra il settembre del 2015 ed il 25 gennaio del 2016, si è stretta attorno a Regeni da parte degli imputati. Ragnatela creata sia attraverso l’acquisizione del passaporto a sua insaputa, perquisizioni in casa in sua assenza, pedinamenti, fotografie e video, sia attraverso le persone ‘amiche’ che Regeni frequentava le quali riferivano, in tempo reale, agli imputati dei loro incontri con l’italiano. A seguito di questa attività gli imputati si sono erroneamente conviti che Regeni fosse una spia inglese, mandata per fornire finanziamenti i sindacati vicini ai Fratelli musulmani

spiega il pm in aula.

Le prove che verranno portate al processo

Il pm Colaiocco elenca quindi le prove che verranno portate al dibattimento, in sette punti.

  • Copia del personal computer di Regeni, con file audio e interviste;
  • i video della metropolitana con indicazioni di ciò che è successo il 25 gennaio, spiegando che quando la procura egiziana ha chiesto le immagini sono risultate non più disponibili: secondo il procuratore egiziano i nastri erano già stati sovrascritti. In realtà il 7 febbraio 2016 era stato riferito che le immagini esistevano, ma non erano risultate utili. I supporti digitali sono stati acquisiti dalla procura di Roma anche se sovrascritti e sono stati recuperati dall’Italia: mancano le immagini delle 19:51 alle 20:01, quindi verranno portati dei testimoni;
  • un video del 7 gennaio. Il sindacalista Mohammed Abdallah, che ha tradito Giulio, ha spiegato di aver registrato personalmente un incontro con lui: la copia è stata consegnata all’Italia nel settembre 2016 ed è uno dei riscontri maggiori sul coinvolgimento della National security nel caso;
  • i tabulati telefonici di Giulio Regeni e dei suoi amici in Egitto, con i carabinieri del Ros spiegheranno l’attività di analisi con termini oggettivi;
  • l‘azione del team investigativo italiano al Cairo: i membri riferiranno che hanno indagato per tre mesi senza ricevere risposta su diversi interrogativi;
  • amici di Giulio in contatto costante con lui, che verranno ascoltati come testimoni;
  • Elementi di prova sui depistaggi volti a distogliere l’attenzione italiana dagli apparati pubblici egiziani. Il primo è stato il movente sessuale: i media egiziani infatti avevano raccontato del corpo ritrovato in una zona di prostituzione nudo dalla vita in giù. Si è poi tentato di far credere ad una morte come incidente stradale, mentre gli accertamenti medico legali italiani dimostreranno tutt’altro. Il terzo tentativo di depistaggio nasce dai mass media egiziani il 13 marzo, quando un cittadino riferisce di una discussione avvenuta tra Regeni e una persona dietro al consolato italiano. Lo stesso testimone ha ammesso successivamente di aver ricevuto istruzioni di falsa testimonianza per tutelare l’Egitto. Ultimo tentativo di depistaggio è quello sui documenti fatti ritrovare, secondo alcuni tabulati telefonici, per accreditare che fosse stato ucciso da una banda di truffatori. Altro elemento l’attività di Giulio Regeni nel Regno Unito, ricostruito tramite due rogatorie e una missione nel 2017.

Le prossime udienze del processo Regeni

Queste le date del processo per i prossimi mesi del 2024, come reso noto dalla corte:

  • 9 aprile (testimonianze padre, sorella, colonnello Mariani); 16 aprile (testimonianze ambasciatore italiano al Cairo, professore Ventrice di geopolitica); 24 aprile (medici legali, testimonianze e immagini);
  • 2, 21 e 23 maggio;
  • 19 e 21 giugno;
  • 3, 8, 16 e 18 luglio.

L’avvocato Ballerini: “Parole Meloni? Fortunatamente c’è la separazione dei poteri”

L’avvocato Alessandra Ballerini, alla fine dell’udienza, commenta:

Finalmente abbiamo la certezza che questo processo s’ha da fare, grazie a tutti noi e a tutti voi. Il ritmo dell’udienza è serrato, quindi si procederà celermente. E’ il momento che aspettavamo da tanto tempo. Noi non avremo mai gioia, ma soddisfazione sì.

E sulle parole della premier Meloni:

Non commentiamo se non per dire che nel nostro Paese, fortunatamente, c’è la separazione dei poteri, contrariamente ai regimi.