Il 18 marzo del 1848 iniziarono le cosiddette Cinque Giornate di Milano. I cittadini meneghini scesero in strada contro gli austriaci, impadronendosi della città. Fu un momento di svolta non solo per l’attuale capoluogo lombardo, ma anche per il lungo processo che portò poi all’unità d’Italia.

Cinque Giornate di Milano: la storia

Oggi consideriamo le Cinque Giornate di Milano uno dei principali moti liberal-nazionali che si sono verificati nella storia risorgimentale del XIX secolo. La rivolta fu inoltre fondamentale nell’influenzare le decisioni dell’allora re di Sardegna Carlo Alberto.

Questi, dopo aver esitato a lungo, approfittò della debolezza degli austriaci che si stavano ritirando per dichiarare guerra all’impero nemico.

Al centro di queste importante battaglie vi erano i cittadini ostili al dominio austriaco che controllava Milano e la Lombardia in quel periodo.

Vi erano principalmente tre gruppi, i quali avevano ideologie diverse, ma che si opponevano ugualmente al governo dell’epoca. In primo luogo i mazziniani repubblicani, seguaci di Giuseppe Mazzini. Poi vi erano i democratici riformisti. Infine i nobili.

All’epoca la città era la capitale del Regno Lombardo-Veneto. C’era un malcontento generale, che portò inevitabilmente ad una serie di scontri. Le tensioni tra i milanesi e gli austriaci erano arrivate al limite. Si verificavano continuamente scioperi, proteste manifestazioni di varia tipologia.

Non dimentichiamo poi che nel 1848 la storia occidentale fu caratterizzata da tantissimi moti rivoluzionari che toccarono non solo l’Italia, ma l’Europa in generale. Moti che portarono a repentini cambiamenti.

Le prime tensioni a Milano furono il 17 marzo, quando i rivoluzionari si riunirono per organizzare il giorno successivo un grande corteo pacifico per chiedere maggiore libertà e autonomia della città rispetto al dominio austriaco.

Gli scontri e la vittoria dei milanesi

Il 18 marzo la manifestazione si trasformò subito in assalto. Cominciarono in breve tempo i combattimenti per strada. A guidare l’esercito austriaco viera il generale Josef Radetzky che, spaventato, si chiuse all’interno del Castello Sforzesco e ordinò di sedare la rivolta e catturare i capi.

In una sola giornata i milanesi allestirono centinaia e centinaia di barricate, difese anche dai tetti e dalle finestre delle abitazioni. I cittadini avevano poche armi a disposizione. Si racconta che utilizzarono fucili esposti nei musei, messi nelle mani solamente di tiratori esperti.

Le strade vennero rovinate e cosparse di ferro e di vetro, in modo tale da impedire l’azione della cavalleria nemica.

Nella notte tra il 21 e il 22 marzo nacque un governo provvisorio presieduto dal rivoluzionario milanese Gabrio Casati. Questi, insieme a compagni ed esperti, organizzò una importante azione di resistenza.

Tutto poi entrò in una situazione di stallo. Da una parte c’erano le truppe austriache ferme nelle loro posizioni, dall’altra i milanesi che avevano ottenuto il dominio nella maggior parte delle strade. Erano però a corto di rifornimenti.

Così in generale Radetzky inviò ai cittadini un’offerta di tregua. Dopo alcune discussioni, l’armistizio venne rifiutato e si tornò a combattere. Il 22 marzo gli insorti controllavano le strade cittadine. Gli austriaci invece le mura spagnole il Castello Sforzesco.

Questo permise ai milanesi di chiudere in una cerchia i nemici e contrastare l’arrivo dei loro rifornimenti e dei loro rinforzi. A quel punto Radetzky abbandonò la città.

In seguito ci furono altri scontri. Famosi furono gli attacchi contro Porta Comasina, Porta Ticinese e Porta Tosa. La conquista di quest’ultima, avvenuta notte fonda, segnò la vittoria ufficiale dei rivoltosi. I cittadini starò la bandiera tricolore sulle rovine.

Come abbiamo anticipato all’inizio, l’esito delle Cinque Giornate di Milano portò il Regno di Sardegna a dichiarare ufficialmente guerra all’Austria.

Oggi sono passati tanti anni da tale importante avvenimento storico. Nell’attuale capoluogo lombardo c’è una piazza dedicata proprio a quanto è avvenuto.

Si chiama, appunto, piazza Cinque Giornate. Qui sorge un monumento commemorativo posto proprio in corrispondenza della già Porta Tosa.

Anche Napoli ha avuto le “sue” Quattro Giornate, seppur in un momento storico molto diverso.