L’arrivo di un bonifico sul proprio conto bancario potrebbe destare l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate, specialmente se l’importo non viene dichiarato. L’ufficio delle imposte può monitorare tutte le transazioni in entrata e in uscita da un conto e individuare quelle “sospette”, cioè quelle non dichiarate nella dichiarazione dei redditi o nel 730. Da qui potrebbe scaturire un accertamento fiscale per recuperare le imposte non versate su tale somma, con l’applicazione di sanzioni.

Quando un bonifico diventa sospetto?

L’Agenzia delle Entrate ha accesso al Registro dei Rapporti Finanziari, una sezione dell’Anagrafe tributaria, dove sono registrati tutti i rapporti finanziari tra contribuenti e istituti di credito. Questo registro contiene informazioni sui saldi dei conti correnti, sui bonifici effettuati e ricevuti, e su altri rapporti contrattuali.

Consultando il Registro dei Rapporti Finanziari, l’Agenzia delle Entrate può verificare se un conto ha ricevuto un bonifico. Sebbene tutti i bonifici bancari siano potenzialmente soggetti a controllo, solo quelli “sospetti” possono dare luogo a un accertamento, cioè quelli che non sono stati dichiarati nella dichiarazione dei redditi.

È importante notare che alcuni bonifici potrebbero non richiedere dichiarazione, come nel caso di somme esenti dalla tassazione, come un risarcimento del danno, una vincita al gioco o alle scommesse, una donazione da parte di un genitore o la vendita di un oggetto usato. Tuttavia, spetta al contribuente fornire la prova di ciò. Il Testo Unico sulle Imposte sui Redditi stabilisce un regime in cui l’onere della prova è invertito a favore del fisco: se un bonifico non viene dichiarato, il fisco può presumere che sia frutto di evasione fiscale, a meno che il contribuente dimostri il contrario.

Cosa fare in caso di accertamento su un bonifico?

Per evitare che un bonifico non dichiarato sulla propria dichiarazione dei redditi porti a un accertamento fiscale, il contribuente deve fornire una prova documentale della non imponibilità della somma. Tale somma non è soggetta a tassazione in due casi:

  1. Se è già stata tassata alla fonte, come nel caso delle vincite al gioco;
  2. Se, per legge, non è soggetta a tassazione, come nel caso del risarcimento del danno morale, della vendita di beni usati, delle donazioni di modico valore o provenienti da genitori, figli o coniuge se di valore inferiore a 1 milione di euro.

Immaginiamo il caso di del signor Rossi, che riceve un bonifico di 20.000 euro sul proprio conto corrente e non lo riporta nella sua dichiarazione dei redditi. Se l’Agenzia delle Entrate si accorge di ciò e invia un accertamento al signor Rossi, quest’ultimo dovrà fornire una giustificazione adeguata dell’origine di quei fondi. In mancanza di una giustificazione valida, l’Agenzia delle Entrate potrebbe considerare il movimento sospetto e applicare sanzioni tributarie.

È cruciale avere una valida documentazione per ogni bonifico ricevuto, che sia relativo a un pagamento da parte del datore di lavoro, una prestazione professionale o una donazione tra parenti o amici.

Per evitare complicazioni con il Fisco, è essenziale mantenere una documentazione dettagliata di ogni transazione finanziaria e giustificare l’origine dei soldi ricevuti. Nel caso di Tizio, ad esempio, potrebbe dimostrare che i 20.000 euro ricevuti derivano dalla vendita di un’auto o da un regalo di un parente. In entrambi i casi, Tizio dovrà conservare la documentazione necessaria per dimostrare la natura del bonifico in caso di contestazione.

Cosa succede se non si riesce a giustifica il bonifico?

Se non si riesce a giustificare adeguatamente un bonifico bancario, l’Agenzia delle Entrate emetterà un avviso di accertamento e richiederà il pagamento delle imposte relative alla somma bonificata, oltre agli interessi e alle sanzioni per l’evasione fiscale.