Come furono trovati i resti di Elisa Claps? Perché ci volle tanto tempo? Sono solo alcuni dei tanti interrogativi che ancora ruotano attorno al caso della sedicenne scomparsa il 12 settembre 1993 e trovata cadavere il 17 marzo 2010 a Potenza.

Il ritrovamento del cadavere di Elisa Claps nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza

Quando il cadavere di Elisa Claps fu trovato nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza, l’ultimo luogo in cui era stata avvistata insieme a quello che si sarebbe rivelato essere il suo assassino, il 17 marzo 2010, dalla sua scomparsa erano passati ben 17 anni.

La mattina del 12 settembre 1993 la sedicenne era uscita di casa promettendo al fratello Gildo che sarebbe tornata per l’ora di pranzo cosicché insieme avrebbero raggiunto i familiari nella loro casa di campagna a Tito, ma di lei si erano perse le tracce.

Negli anni era stata cercata ovunque, tranne nel luogo sacro in cui si trovava, che per volere di don Mimì Sabia non era mai stato sottoposto ad una perlustrazione accurata nonostante le insistenti richieste della famiglia Claps.

Nel 2010 il parroco era morto. A succedergli erano stati, nell’ordine, don Guy Noel Okamba e don Ambroise Atakpa. Fu il vice del secondo, un certo don Wagno Oliveira E’ Silva, a chiamare i carabinieri per avvertirli che nel corso di alcuni lavori di manutenzione che stavano interessando il sottotetto della chiesa degli operai avevano trovato un cadavere, il cadavere di Elisa.

I dubbi sulla ricostruzione ufficiale

Don Wagno, secondo molti, sapeva già che il corpo della ragazza si trovava in quel luogo: lui stesso avrebbe ammesso di esserne venuto a conoscenza nel mese di febbraio, sostenendo che a trovarlo fossero stato le donne delle pulizie, che però hanno sempre negato la sua versione.

Stando alle sue parole, dopo il ritrovamento si sarebbe messo in contatto con l’arcivescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo, ma quest’ultimo gli avrebbe riferito di essere impegnato, dicendogli che avrebbero parlato dell’accaduto al suo ritorno (cosa che poi non era avvenuta).

L’ipotesi è che lo stesso don Okamba sapesse la verità, perché durante la sua breve permanenza nella chiesa come sacerdote c’erano stati degli importanti lavori di pulizia proprio nel sottotetto. È probabile che la questione sia stata taciuta e che lo stesso don Mimì avesse per anni coperto la verità.

Il motivo non è chiaro, ma sembra che fosse molto amico del padre di Danilo Restivo. Si pensa che dopo aver saputo dell’omicidio abbia deciso di proteggerlo, come anni prima aveva fatto quando Restivo era stato scoperto ad importunare le ragazze della città: le chiamava di notte per spaventarle, poi sui bus le seguiva e tagliava loro i capelli.

L’arresto e la condanna di Danilo Restivo

Per tempo si era pensato che Danilo Restivo fosse “troppo ingenuo” per commettere un omicidio e, nonostante gli indizi che portavano a lui, non si era mai riusciti ad incastrarlo. Quando il corpo di Elisa Claps fu ritrovato, da anni si era trasferito in Inghilterra e si era costruito una nuova vita; da anni era attenzionato dalle autorità locali perché sospettato di aver ucciso la vicina di casa Heather Barnett, che nel novembre del 2002 era stata trovata morta nel bagno della sua abitazione dai figli di 11 e 14 anni con i seni mutilati e delle ciocche di capelli tra le mani, proprio come Elisa. Si riuscì così a mettere insieme i pezzi e l’uomo fu arrestato e condannato per entrambi gli omicidi: attualmente sta scontando una pena a 40 anni in Inghilterra. Se mai uscirà dal carcere dovrà scontarne una di 30 in Italia.