Pupo al Cremlino per un concerto che è durato oltre tre ore: il cantante è uno degli artisti italiani più amati nella terra di Putin e per questo motivo è spesso lì per eventi e concerti. In realtà dalla fine degli anni Settanta fino ad oggi, in quei Paese l’artista ha dichiarato di aver portato solo messaggi di pace e di serenità. E così ha fatto anche questa volta.

A suo avviso quello tra Russia e Ucraina è un conflitto fra parenti, un conflitto che nessuno può giudicare con la superficialità di dividere un aggredito dall’aggressore o di dividere il mondo fra buoni e cattivi. Pupo spera vivamente che presto torni la pace perché vuole cantare in Russia, in Ucraina, ovunque.

Pupo al Cremlino: video

Pupo ha cantato qualche ora fa nell’enorme sala del Palazzo di Stato del Cremlino. “Non parlo russo, ma il mio cuore è qui, con voi“, ha detto l’artista che ha evitato dichiarazioni sul presidente Vladimir Putin. Ma non è mancato un invito a non cedere “all’ostilità che porta a emarginare la cultura russa, patrimonio di tutta l’umanità“. C’è stato poi un appello alla pace annunciato alla vigilia da Pupo che è stato effettuato con il brano “L’angelo postino“, con un coro di bambini vestiti di bianco.

Tante le critiche apparse sul web: “Mi viene da vomitare“, “Pupo, che tristezza. Che tristezza“.

La polemica per il Festival in Russia

Ricordiamo che a maggio 2023 Pupo ha rinunciato al ruolo di giurato al Festival “Road to Yalta” in Russia. La sua scelta di partecipare nelle vesti di giudice e ospite d’eccezione aveva scatenato il caos, poi però lo stesso Enzo Ghinazzi (questo il vero nome del cantante) ha deciso di rinunciare.

Non è andato a Mosca per tutelare la sua famiglia, i suoi amici, i suoi collaboratori, le persone che vivono accanto a lui e che della sua attività fanno un punto di riferimento per mantenere le loro famiglie, di una famiglia molto allargata. Ha dichiarato:

Ho collaboratori molto molto legati a me che lavorano e girano il mondo con me da più di quarant’anni. Quindi è molto semplice: viviamo in un periodo di, consentitemi di dire, di pura follia, in cui ogni gesto viene strumentalizzato al punto da poter creare problemi indicibili e molto molto gravi, che danneggiano le famiglie e le persone.

L’artista ha spiegato di non aver partecipato alla manifestazione per via di alcune minacce e intimidazioni. Secondo quanto detto dal cantante, gli stessi organizzatori del Festival gli avrebbero consigliato di non partire per Mosca, proprio per salvaguardare la sua famiglia e tutte le persone a lui vicine. Ecco le sue parole:

Ho ricevuto davvero, non parlo degli insulti e degli epiteti, parlo di minacce reali di persone che si sono insinuate non so come nella mia privacy, e in qualche modo mi hanno fatto riflettere sul da farsi in questa circostanza. Ho telefonato ai miei amici, organizzatori del Festival Road to Yalta, mi sono consultato con loro ho raccontato loro cosa stava accadendo in Italia e sono stati loro i primi a dire: ‘No, Enzo non devi mettere a rischio né la tua incolumità fisica e professionale ma soprattutto nemmeno quella di chi con te vive e vive del tuo lavoro. Non devi mettere a rischio nemmeno le loro famiglie e la tua famiglia’. Sono stati i primi loro a dirmi che sarebbe stato meglio non partecipare quest’anno e aspettare tempi migliori più pacifici e più sensati per poter tornare in giro per il mondo, in giro per l’est, ovunque io possa portare la mia musica.