Chi era Davide “Dax” Cesare, da chi è stato ucciso e perché? Per rispondere a queste domande dobbiamo fare un passo indietro e tornare a quella che in molti hanno rinominato la “notte nera” di Milano.
Chi era Davide “Dax” Cesare, l’attivista del Centro sociale Orso ucciso a Milano 21 anni fa
Davide Cesare, per tutti “Dax”, aveva 26 anni ed era originario di Rozzano, un piccolo comune della periferia milanese. Aveva una figlia di sei anni, lavorava come operaio e camionista per un’azienda di Vimodrone e militava nel centro sociale di sinistra Orso (Officina di Resistenza Sociale) di via Gola, a Milano, quando, il 16 marzo di 21 anni fa, fu aggredito insieme agli amici Alex Alesi, Fabio Zambetta e Davide Brescancin e ucciso con 13 coltellate da tre simpatizzanti di estrema destra. Si trattava di Giorgio Morbi, 53 anni, e dei due figli Federico e Mattia, di 29 e 17 anni.
L’aggressione preceduta all’omicidio
Era stato preso di mira perché qualche giorno prima aveva aggredito Federico Morbi insieme ad altri militanti antifascisti con cui si era dato appuntamento al Tipotà, un pub storico di Milano. Il 29enne era uscito per portare a spasso il suo rottweiler quando, proprio davanti al locale, davanti agli occhi di Dax e gli altri, lo aveva chiamato, urlando, “Rommel“.
Era un nome omaggio a un celebre gerarca nazista, quello che durante la guerra aveva comandato l’Afrikakorps in Nordafrica e qualcuno, sentendolo, aveva urlato a Morbi di essere un “nazista”. Ne era nata una discussione che era sfociata in aggressione: il 29enne era stato picchiato da un gruppo di una decina di persone, sporgendo denuncia alle autorità.
Insieme alla madre, al padre e al fratello viveva a poca distanza dal Tipotà e aveva chiare simpatie estremiste: nella sua casa, nel corso delle perlustrazioni seguite all’omicidio di Dax, furono trovati diversi simboli inneggianti al ventennio fascista, incluso un busto di Mussolini.
Da chi è stato ucciso Dax e perché?
La sera del 16 marzo Morbi era uscito insieme al fratello e al padre e per strada aveva incontrato i militanti che lo avevano pestato. Stando a quanto dichiarato dai sopravvissuti, li avrebbe aggrediti subito con un coltello. Stando a ciò che ha dichiarato lui nel corso del processo a suo carico, sarebbe stato nuovamente aggredito e avrebbe quindi deciso di difendersi.
Davide fu colpito con 13 coltellate: sei alla schiena, sei al torace e una, quella fatale, alla gola. I suoi amici rimasero invece gravemente feriti, venendo ricoverati all’ospedale San Paolo dove, nel giro di qualche ora, si riunì una discreta folla. Erano compagni e amici dei ragazzi aggrediti, persone che chiedevano giustizia per l’accaduto. Durante gli scontri che si consumarono nella notte alcune di loro furono fermate, altre a loro volta aggredite dalle forze dell’ordine intervenute per cercare di riportare la calma.
Giorgio, Mattia e Federico Morbi furono arrestati la mattina del giorno successivo. Il processo a loro carico iniziò l’anno dopo, nel 2004, e si concluse con la condanna a tre anni e quattro mesi di reclusione per il primo, tre anni per il secondo (che fu affidato in prova a una comunità) e 16 anni e otto mesi per il terzo, esecutore materiale dell’omicidio.
Pochi anni dopo, nel 2006, il centro sociale Orso, analogamente a quanto era accaduto per molti altri centri di Milano, fu sgomberato e chiuso. Dax nel frattempo non è stato dimenticato: a Milano ci sono murales e scritte che lo ricordano e ogni anno, in occasione dell’anniversario della sua morte, in tanti si riversano per le vie del centro città gridando a gran voce “Dax vive!“.