Confermate due uscite per la pensione di vecchiaia nel 2024 e per il 2025. Chi esce dal lavoro con questa misura deve soddisfare il requisito anagrafico e contributivo. Messe da parte le difficoltà per anticipare l’uscita dal lavoro, la strada ordinaria resta quella più fattibile.
Chiuso il capitolo della pensione anticipata a 62 anni con 41 anni di versamenti, non accessibile a coloro che non maturano un idoneo montante contributivo per il pensionamento e altre condizioni.
Non c’è da illudersi, l’ultimo vero traguardo è la pensione di vecchiaia che rischia di slittare in determinate circostanze. Vediamo insieme quali sono le due uscite per il pensionamento ordinario della vecchiaia.
Pensione di vecchiaia due uscite
Due sono le uscite per la pensione di vecchiaia da tenere a mente una volta raggiunta l’età pensionabile. Una spallata al lavoratore che non perfeziona il requisito contributivo e vede slittare la pensione di almeno 4 anni.
Questo perché le condizioni per ottenere la pensione di vecchiaia portano al raggiungimento dei 67 anni di età e al possesso di un montante contributivo di almeno 20 anni.
Tuttavia, alcuni lavoratori potrebbero accedere al trattamento solo a 71 anni di età a causa del non perfezionamento del requisito contributivo.
La pensione di vecchiaia resta un obiettivo non facilmente raggiungibile per i lavoratori che rientrano tra i contributivi puri, ovvero coloro che hanno iniziato un percorso contributivo dopo il 1996, a meno che non ricevano un assegno pensionistico pari almeno al trattamento minimo vitale.
Attualmente, l’assegno sociale corrisponde a 531,41 euro al mese; pertanto, l’assenza di questo valore non permetterà ai contributivi puri di accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni di età, ma sarà necessario superare tale limite anagrafico.
Quando andrò in pensione con la nuova riforma?
Per il 2024, non sono state apportate significative modifiche alla pensione di vecchiaia. Per i ‘contributivi puri’, cambia il limite dell’assegno che non riguarda più 1,5 volte l’assegno sociale, ma bensì il valore stesso del trattamento minimo vitale.
Nell’ipotesi in cui non si soddisfi il requisito contributivo pari a 20 anni di versamenti, indispensabile per l’accesso al trattamento, anche compiendo 67 anni di età non è possibile accedere alla pensione di vecchiaia.
Per questo motivo, è essenziale pianificare la propria pensione in anticipo, utilizzando strumenti come il calcolo della pensione futura disponibile sul sito dell’INPS, per assicurare una copertura adeguata dei buchi contributivi, fondamentali al momento della richiesta di pensionamento.
Qual è l’importo minimo della pensione di vecchiaia?
L’importo minimo della pensione di vecchiaia per i contributivi puri corrisponde a un assegno minimo pari a 531,41 euro.
Tuttavia, se il lavoratore non raggiunge il montante contributivo di 20 anni, dovrà attendere il compimento dei 71 anni di età per accedere al trattamento.
In questo caso, la pensione di vecchiaia può essere richiesta anche con solo 5 anni di versamenti contributivi.
La rendita sarà calcolata integralmente con il metodo contributivo, ovvero in base all’ammontare dei contributi versati.
Cosa prende chi compie 67 anni di età e non può accedere alla pensione?
Ebbene, forse non tutti riescono a ottenere la pensione di vecchiaia a 67 anni di età; pertanto è possibile richiedere altre prestazioni, come ad esempio l’assegno sociale.
Ad oggi, l’assegno sociale è una prestazione economica riconosciuta dall’INPS a coloro che compiono 67 anni di età e si trovano in uno stato di bisogno.
Per il 2024, l’assegno sociale corrisponde a 534,41 euro, erogato per 13 mensilità, a condizione che il reddito personale del richiedente non superi 6.947,33 euro all’anno; se coniugato, il limite da non superare corrisponde a 13.894,66 euro.
L’INPS riconosce agli aventi diritto (cittadini che soddisfano il requisito di cittadinanza italiana e situazioni equiparate) un assegno intero o ridotto in base alla presenza o meno di specifici requisiti.