Fumata bianca del campo largo per le elezioni regionali in Basilicata? Neanche per sogno. Gli iscritti del Pd lucano scrivono ai dirigenti nazionali del Partito Democratico per chiedere il ritiro della candidatura dell’oculista di Venosa, Domenico Lacerenza, nome intorno al quale avevano trovato la quadra – meno di 48 ore fa – i vertici nazionali del campo largo del centrosinistra. Un nome che a quanto pare, però, non è condiviso dal territorio e deciso senza aver consultato il Pd Basilicata.

Il metodo Sardegna, ovvero l’imposizione dall’alto del candidato governatore non piace ai democratici lucani che minacciano una “scissione” in caso di mancato passo indietro.

A continuare ad agitare le acque nel centrosinistra lucano c’è ancora lui, l’imprenditore Angelo Chiorazzo che pure ieri aveva fornito il suo endorsement al candidato indicato dalle segreterie nazionali. Nella lettera indirizzata ai vertici nazionali, i firmatari ribadiscono, infatti, ancora una volta l’appoggio a Chiorazzo.

Elezioni Basilicata 2024, il Pd lucano chiede un passo indietro ai vertici nazionali: “Lacerenza nome non condiviso”

Ma veniamo ai fatti per capire cosa stia agitando le acque nel Pd lucano e soprattutto nel campo largo in Basilicata.

In queste ore il Pd lucano, o almeno  una buona parte di esso, ha preso carta e penna e ha scritto una lunga ed articolata missiva alla segretaria Elly Schlein e ai vertici nazionali democratici per chiedere la revoca della candidatura, come presidente della Regione Basilicata per il centrosinistra, di Domenico Lacerenza. I democratici lucani chiedono che si “azzeri” la partita e ci si sieda nuovamente intorno ad un tavolo per individuare un nuovo candidato condiviso questa volta con il territorio e non imposto dall’alto o frutto di “incomprensibili veti” del M5S.

Nel documento, diffuso da Giovanni Petruzzi, coordinatore regionale Mozione Cuperlo Pd Basilicata,  e sottoscritto da “numerosi attivisti, sindaci, sindacalisti e dirigenti politici del Pd di Basilicata” si chiede un passo indietro sulla nomina del candidato del centrosinistra affinchè “si converga sull’indicazione della migliore candidatura possibile per sconfiggere il Centrodestra” che, per gli scriventi

“continua ad essere quella di Angelo Chiorazzo o in alternativa su una candidatura effettivamente espressione del territorio, magari forgiatasi nell’impegnativa funzione quotidiana di guidare uno dei nostri meravigliosi Comuni”.

Ma perché al Pd lucano non piace Domenico Lacerenza? Lo scrivono nella missiva in cui sottolineano come:

“L’oligarchica indicazione di uno stimato professionista completamente a digiuno di politica a candidato presidente per sottostare agli incomprensibili veti del M5S, svilisce il ruolo del massimo organismo di direzione politica del Pd di Basilicata, che con ben due formali pronunciamenti aveva ritenuto Chiorazzo il miglior candidato possibile”.

Il Pd Basilicata, come sottolineano gli scriventi, non sarebbe stato consultato all’atto della scelta della candidatura di Lacerenza.

Il Pd Basilicata minaccia: “Nuovo polo orgoglio lucano per contrastare il centrosinistra romanocentrico”

La lettera si conclude con la minaccia di una “scissione”, gli scriventi, infatti, minacciano di creare un nuovo soggetto politico con l’obiettivo di contrastare il centrodestra, manche il centrosinistra che sostiene Lacerenza.

“Se questo appello non fosse accolto in tempi rapidi valuteremo le condizioni per promuovere autonomamente un innovativo polo dell’orgoglio lucano”.

Un soggetto politico, che nelle intenzioni degli scriventi, dovrebbe tentare di “contrastare direttamente alle elezioni regionali sia il centrodestra che il formato bonsai, romanocentrico, di Centrosinistra, che – forse – si realizzerà a sostegno di Lacerenza”.

Intanto il tempo scorre, si vota il 20 e 21 aprile, manca solo una settimana alla presentazione delle liste e nel campo largo nulla sembra ancora deciso. Al momento dai vertici nazionali del partito non è arrivata nessuna replica: ascolteranno le rimostranze provenienti dai territori o continueranno sulla strada dell’imposizione dall’alto del candidato governatore facendo lo stesso errore fatto in Sardegna dal centrodestra con l’imposizione del candidato di Fratelli  d’Italia, Paolo Truzzu?