Il 7 agosto del 1990 in via Poma, a Roma, veniva trovato il corpo senza vita di Simonetta Cesaroni, la ventunenne di Don Bosco che lavorava come segretaria in uno studio commerciale. Il suo caso a distanza di tanti anni non è stato ancora risolto, come quello di Nada Cella, la ventiquattrenne uccisa qualche anno più tardi a Chiavari, nel Genovese: anche lei lavorava come segreteria in uno studio commerciale; anche lei, come Cesaroni, fu colpita a morte con un oggetto contundente.

L’omicidio di Nada Cella a Chiavari

Il ritrovamento del corpo in via Marsala

Tutto iniziò la mattina del 6 maggio 1996. Nada Cella aveva 24 anni e da un po’ lavorava come segretaria in uno studio commerciale di Chiavari, nel Genovese. Quel giorno, un lunedì, era uscita di casa di buonora per accompagnare la madre a lavoro, si era fermata in panetteria e si era poi diretta verso la stabile di via Marsala, accendendo il suo computer alle ore 7.51.

Erano da poco passate le 9 quando il suo capo, Marco Soracco, entrò in ufficio e la trovò sul pavimento in una pozza di sangue, chiamando i soccorsi: aveva il cranio fracassato, ma era ancora viva. Sarebbe morta poco dopo il suo arrivo in ospedale.

Nada Cella
Una foto d’archivio di Nada Cella (Ansa).

L’autopsia e le prime indagini

Si ipotizzò che fosse caduta e che avesse sbattuto la testa, l’autopsia però rivelò altro: disse che la ragazza era stata aggredita, picchiata e colpita alla testa con un oggetto contundente, forse una pinzatrice. Era stata uccisa. Da chi, a distanza di tanti anni, non è ancora stato accertato con chiarezza.

Le indagini partirono subito male: all’arrivo degli investigatori, la scena del crimine era stata contaminata sia dai soccorritori della Croce Verde, che nel tentativo di salvarla non si erano preoccupati di prendere le dovute precauzioni, sia dalla madre di Marco Soracco, Marisa Bacchioni, che viveva al piano superiore e che, come se niente fosse, aveva pulito il corridoio, l’ingresso dell’ufficio e le scale dalle tracce di sangue lasciate dal killer “per evitare che la gente che si era soffermata sulle scale a curiosare vedesse una scena così cruenta”, come si sarebbe giustificata in seguito.

Chi ha ucciso Nada Cella? I sospetti su Annalucia Cecere

I primi sospetti si concentrarono proprio sul datore di lavoro della vittima, colui che aveva dato l’allarme. Un collega di Nada disse infatti di averlo sentito dire: “Presto ci sarà il botto, ne parleranno anche i giornali. La segreteria se ne andrà via”.

L’ipotesi era che la 24enne avesse scoperto qualcosa di poco chiaro nella gestione dello studio da parte di Soracco, e che si sentisse anche a disagio per l’interesse che l’uomo mostrava nei suoi confronti (delle cui avances aveva parlato con le amiche).

Poi, nel corso delle nuove indagini aperte su impulso della criminologa Antonella Delfino Pesce, ingaggiata dalla difesa della madre della vittima, qualche anno fa si era arrivati ad iscrivere nel registro degli indagati il nome dell’insegnante Annalucia Cecere, che pare per Soracco avesse un debole.

La mattina dell’omicidio la donna era stata vista aggirarsi nei pressi dello studio di via Marsala; nella sua abitazione gli inquirenti avevano trovato dei bottoni simili a quello che era stato rinvenuto accanto al corpo della vittima e che si presumeva il suo assassino avesse perso.

La sentenza di non luogo a procedere

Secondo la Procura di Genova, che di recente ne aveva chiesto il rinvio a giudizio, sarebbe stata lei ad uccidere Nada Cella, “per motivi di rancore e gelosia per via della posizione da lei occupata all’interno dello studio di Soracco e la sua vicinanza a costui”.

Le prove a suo carico non sarebbero però abbastanza per processarla: lo ha deciso il gip Angela Maria Nutini, emettendo una sentenza di non luogo a procedere sia nei suoi confronti che nei confronti di Marco Soracco e della madre, che erano accusati di favoreggiamento e false dichiarazioni per averla coperta.

Una decisione che ha lasciato attoniti i familiari di Nada, il cui omicidio sembra a questo punto destinato a restare senza un colpevole. Ne hanno parlato Fabio Camillacci e Gabriele Raho nella rubrica “Italia in giallo e nero” della scorsa puntata della trasmissione televisiva “Crimini e criminologia”, che va in onda tutte le domeniche su Cusano Italia Tv (canale 122 del digitale terrestre) dalle ore 21.30 alle ore 23.30.