Era il 15 marzo del 1944 quando la piccola città di Cassino, in provincia di Frosinone, nel Lazio, venne colpita da un disastroso bombardamento al culmine di una lunga e straziante battaglia. I soldati sganciarono sul territorio e nelle aree limitrofe oltre mille tonnellate di bombe. La devastazione fu enorme e ci furono vittime non solo tra i militari, ma anche tra i civili. Il contesto storico era quello della Seconda guerra mondiale.

Bombardamento di Cassino 15 marzo 1944: la storia

Non era di certo la prima volta che i cittadini e le cittadine di Cassino dovevano fare i conti con bombardamenti e devastazioni. Però quello che accadde il 15 marzo del 1944 fu diverso dal solito. Fu devastante.

Gli Alleati, in quel periodo, avevano deciso di sfruttare la propria superiorità aerea utilizzando l’azione dei bombardieri. Pensavano, in tal modo, di risolvere l’impasse in cui si trovava da mesi la battaglia via terra.

Ricordiamo poi che circa un mese prima era stata resa al suolo la storica Abbazia della città, punto di riferimento per gli abitanti e i fedeli, nonché nota attrazione culturale e turistica famosa e studiata in tutto il mondo.

Altri luoghi religiosi e non, proprio in quella giornata, furono rasi al suolo. L’attacco bellico fu uno dei più terribili e dei più feroci della storia che colpì l’Italia in quegli anni.

In particolare fu colpito il noto monastero di Montecassino. Sorgeva sul sito dell’acropoli di un antico insediamento. Lo aveva fondato nel lontano 529 San Benedetto da Norcia. Era un importante simbolo di spiritualità.

A sganciare le bombe sulla città e sul monastero furono gli stessi Alleati dell’Italia. Il motivo? Credendo che la struttura fosse un caposaldo della linea difensiva tedesca, la rasero al suolo.

In realtà però, appunto, si sbagliarono. Compirono un grande errore che costò la vita a diversi civili, i quali morirono sotto le macerie

In molti infatti, non molti giorni prima, avevano trovato rifugio proprio nel monastero. Ci fu un massacro che si rivelò anche controproducente, dal momento che i nemici tedeschi approfittarono di questo sbaglio per tornare a colpire e per organizzare una resistenza più forte.

Il contesto e le critiche

Questo bombardamento fu sicuramente quello che maggiormente segnò la battaglia di Cassino, che si svolse tra nei primi circa cinque mesi del 1944. Terminò il 18 maggio.

Da una parte vi erano le forze Alleate, dall’altra i tedeschi. Il contesto era, come abbiamo detto, quello della Seconda guerra mondiale.

All’epoca vi era la famosa linea Gustav, ovvero una linea fortificata difensiva approntata in Italia su disposizione di Hitler difesa dalle truppe tedesche.

La quinta Armata statunitense, sotto la guida del tenente generale Mark Clark, decise di attaccarla. Nel frattempo i nemici controllavano gran parte dell’abitato di Cassino e delle zone limitrofe nella provincia di Frosinone.

Come abbiamo detto poi ci fu questo bombardamento aereo da parte degli Alleati che distrusse la secolare abbazia. L’atto provocò tantissime critiche nei confronti degli americani.

Ai comandi statunitensi vennero rimproverati diversi attacchi fallimentari compiuti in quegli anni, tra cui appunto questo, uno dei più clamorosi per l’errore commesso.

Il bombardamento si verificò attorno alle 9.45 nella convinzione, come abbiamo detto, che l’abbazia fosse occupata dai tedeschi. Solo in un secondo momento questa convinzione si rivelò falsa. Ormai però il complesso architettonico era stato completamente distrutto.

Le vittime

A perdere la vita e a rimanere gravemente feriti nella battaglia di Cassino furono, in totale, oltre 150 militari. Gran parte dei civili aveva lasciato la città nella provincia di Frosinone. I pochi che erano rimasti avevano cercato rifugio in luoghi sacri (e non solo). Altre centinaia di bombe furono rilasciate in vicine località. A morire furono inoltre decine e decine vittime civili, sia per i bombardamenti alleati, sia per gli attacchi tedeschi.