Oggi, 15 marzo, è il giorno delle cosiddette Idi di marzo: si tratta di una data dal significato molto importante. Il riferimento è ad uno dei più grandi e rilevanti eventi che hanno segnato la storia antica. Scopriamo insieme tutte le curiosità su questa ricorrenza e che cosa è successo centinaia e centinaia di anni fa che viene ricordato in tutti i libri di storia.
Idi di marzo: il significato
Per capire il significato delle famosissime Idi di marzo dobbiamo fare un salto indietro nel tempo di parecchi anni. Dobbiamo tornare al 15 marzo del 44 a.C. a Roma, ovvero al giorno in cui, a tradimento, venne ucciso uno dei più grandi protagonisti della storia antica: Giulio Cesare.
Il suo brutale assassinio avvenne durante una seduta del Senato a cui il comandante romano stava partecipando. Proprio in quell’anno, Giulio Cesare aveva conquistato il titolo di dictator perpetuus, ovvero dittatore a vita.
Per quanto riguarda l’etimologia, il termine Idi deriva dal latino Idus. Gli antichi romani utilizzavano proprio quest’ultimo per indicare la metà del mese. In particolare ci si riferiva al 15esimo giorno dei mesi di marzo, maggio, luglio e ottobre e al 13esimo giorno di tutti gli altri mesi dell’anno.
Non dimentichiamo inoltre che Idus Martiae era un giorno festivo dedicato al famoso Dio romano della guerra, il Dio Marte.
Che cos’è successo il 15 marzo 44 a.C.? Il riassunto e la storia
Nell’ultimo periodo il celeberrimo condottiero aveva acquisito sempre più autorità. Era diventato un personaggio centrale. Aveva tantissimo potere e questo non poteva che spaventare non solo la popolazione, ma anche e soprattutto i senatori e i personaggi politici dell’epoca.
Così, alle spalle del dictator, questi ultimi tramarono la sua uccisione. Deciserodi intervenire per porre fine a quell’epoca segnata da un grande accentramento di potere nelle mani di un singolo.
A guidare la congiura che portò alla morte di Giulio Cesare furono Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio. Insieme a loro, vi erano decine di senatori.
Così, in questa data, Giulio Cesare fu ucciso con ben 23 pugnalate.
Ovviamente sia il giorno in cui il condottiero romano morì, sia le modalità con cui avvenne l’assassinio passarono alla storia. Questo lo dobbiamo soprattutto a due importanti storici e biografi. Stiamo parlando di Svetonio, il quale ha scritto l’opera De vita Caesarum, e dell’autore greco Plutarco con Vite parallele.
La seduta in Senato di quel 15 marzo era d’altronde l’ultima occasione per uccidere Giulio Cesare. Il comandante romano infatti tre giorni dopo sarebbe dovuto partire per una campagna contro i Parti e i Geti. I senatori anti-Cesare decisero di non perdere l’occasione e di agire subito.
Inoltre nel frattempo, tra i sostenitori del condottiero si era diffusa una presunta profezia presente nei Libri Sibillini nella quale si sosteneva che i Parti sarebbero stati sconfitti da un glorioso re.
Secondo la tradizione storiografica, Giulio Cesare durante le Idi di marzo morì ai piedi della statua di un suo vecchio nemico, Pompeo Magno. A pugnalarlo in varie parti del corpo furono i cosiddetti “cesaricidi”, che erano circa una ventina.
Stando a quanto tramandato nel corso dei secoli, il primo a colpirlo fu Casca, con una coltellata al collo. A seguire ci furono, tra gli altri, Decimo Giunio Bruto, legato di Cesare, Marco Giunio Bruto, figlio dell’amante di Cesare, e Gaio Cassio Longino, ex ufficiale di Pompeo a Farsalo.
La morte di Giulio Cesare del 15 marzo del 44 a.C. segnò comunque definitivamente l’inevitabile fine della Repubblica romana.
A prendere il suo posto fu il figlio adottivo ed erede, Ottaviano Augusto. Questi, in breve tempo, diventò il primo ad ottenere il prestigioso titolo di imperator.