La celebre poetessa Alda Merini ebbe quattro figlie da suo marito Ettore Carniti: Emanuela, Flavia, Barbara e Simona. Tuttavia, a causa della sua malattia (disturbo bipolare), queste giovani vite furono separate dalla sua custodia e affidate ad altre famiglie. Pur essendo una donna di grande talento e sensibilità, Alda Merini fu spesso etichettata semplicemente come “pazza”, il che portò alla concezione che fosse incapace di provvedere all’educazione delle sue amate figlie, a causa della scarsa conoscenza dell’epoca riguardo alle patologie psichiatriche.

Alda Merini e il rapporto con le figlie

Per indagare il rapporto tra Alda Merini e le sue figlie, abbiamo raccolto alcune dichiarazioni di Emanuela e Flavia, rilasciate durante alcune interviste.

Emanuela Carniti

Emanuela Carniti, che alla poetessa ha dedicato il libro “Alda Merini, mia madre”, ha parlato così del loro rapporto in un’intervista al sito donneinsalute.it:

Il nostro rapporto è stato complicato. Sofferto. Conflittuale, come tra qualsiasi figlia e madre normali. Con in più il fatto che lei era una figura tanto… imponente quanto fragile. Aveva momenti bui, in cui sembrava che avesse un piede nell’inferno e ti chiamava disperata; ma due minuti dopo la telefonata finiva magari con una barzelletta. Ricordo quando prendevo un tram per Affori e andavo da sola a trovare la mamma al Paolo Pini. Molte volte quando mi scorgeva arrivare gridava “vai via, vai via” perché non voleva che io la vedessi là dentro e in quello stato. Ma l’ho capito dopo. Più tardi ancora, quando andavo a trovarla nella nostra casa sui Navigli, lei declamava le sue poesie quando invece avrei voluto mi chiedesse “come stai?”: cercavo un contatto fisico che non è mai riuscita a darmi. Avevo un bisogno disperato di una madre. Ma nessuno può rispondere a un bisogno così grande. L’ho capito anche questo dopo. Diventata adulta e madre a mia volta: di Riccardo oggi informatico e Sara psicologa. Mi sono riconciliata quando ho capito che lei non poteva essere la madre che avrei voluto

Flavia Carniti

Anche Flavia Carniti ha parlato del rapporto con sua madre, in un’intervista a Radio Capital:

Noi abbiamo sofferto tanto, tanto, perché siamo stati allontanati, non abbiamo vissuto in famiglia perché sai che lei è stata in manicomio tanti anni, dentro e fuori, ha avuto un vissuto molto tortuoso e pesante. Non è facile, poi quando mi dicono “beata te perché sei sua figlia”… Beata te? No, lì vado fuori. Mi dico ma come, noi abbiamo avuto un’infanzia terribile, una vita terribile.

A volte colpevolizzo la poesia, sono molto fiera di lei e ho imparato ad amarla dopo morta perché ho cominciato a leggere bene i suoi scritti e le sue poesie e mi sono anche io affezionata e sbalordita, mi dicevo “mamma mia, che cosa è riuscita a dire”, delle frasi che ti lasciano attonito. Prima non è che la seguissi tanto anzi, ero più arrabbiata con lei. Arrabbiata perché non aveva fatto la mamma. Ci chiedevamo perché scrivesse, secondo noi doveva pensare a noi, alla famiglia. Invece lei era concentrata su quello. Anche quando ero a casa nei primi anni di vita, nei pochi ricordi che ho lei scriveva, era sempre assorta, fantasticava, guardava poco alla famiglia. Non era adatta alla famiglia, era una donna che non avrebbe dovuto sposarsi e fare figli, doveva scrivere. Era destino così. Però per noi è sempre un macigno perché è nostra madre.