Nel dibattito sul blocco della pubertà per gli adolescenti transgender, il Regno Unito ha compiuto una mossa significativa vietando l’uso di tali farmaci.
La decisione è stata motivata dalla carenza di dati riguardanti gli effetti a lungo termine di questi trattamenti sui giovani pazienti. Questo divieto solleva importanti interrogativi sulla sicurezza e l’efficacia di questi farmaci, e una riflessione sugli eventuali gravi effetti che potrebbero avere.
Perché il Regno Unito vieta i farmaci bloccanti della pubertà
Dopo un’attenta analisi dei dati disponibili, il Regno Unito ha deciso di vietare il cosiddetto “cambio di sesso” per i minori transgender.
Il Ministro della Sanità Maria Caulfield ha accolto con favore questa storica decisione, sottolineando che la priorità rimane sempre la sicurezza e il benessere dei minori.
Caulfield ha aggiunto che una corretta prescrizione dei bloccanti della pubertà potrà avvenire solo in futuro, quando sarà in grado di garantire che la cura si basi su valutazioni cliniche solide, che tengano conto del migliore interesse del bambino.
Questa decisione riflette una maggiore prudenza nell’affrontare questo tema delicato da parte del Regno Unito.
È una vittoria contro l’uso eccessivo di interventi chimici, spesso motivati da considerazioni politiche piuttosto che dal benessere dei bambini. Questo può portare a conseguenze irreparabili nel loro sviluppo.
Farmaci bloccanti della pubertà, com’è la situazione in Italia?
In Italia, i farmaci bloccanti della pubertà vengono principalmente impiegati per trattare gli adolescenti affetti da disforia di genere. Autorizzati dal Comitato Nazionale di Bioetica nel 2018 e approvati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) nel 2019, questi farmaci sono considerati reversibili.
La triptorelina è uno dei farmaci più utilizzati e agisce interferendo con la produzione o l’azione degli ormoni sessuali. La sua somministrazione avviene solo dopo un’attenta valutazione da parte di un’equipe multidisciplinare e in casi selezionati.
L’ospedale Careggi di Firenze ospita il più grande centro in Italia per la disforia di genere e applica terapie con triptorelina.
Non sono mancate le polemiche anche in Italia tra medici che credono che questi trattamenti siano rischiosi.
Anche diverse associazioni LGBTQ+ hanno scritto al Ministro Schillaci per interrompere questi trattamenti: “Occorre aprire un dibattito su queste pratiche, i cui effetti nocivi sono per ora sconosciuti”.
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Come funzionano i farmaci bloccanti della pubertà?
I farmaci bloccanti della pubertà rallentano l’insorgenza dei caratteri sessuali secondari, come la crescita della peluria facciale nei maschi e una voce più profonda, così come l’ingrossamento del seno nelle femmine.
Alcuni professionisti medici sottolineano che questo fornisce ai pazienti il tempo necessario per prendere una decisione consapevole riguardo alla prosecuzione del trattamento transgender, prima che il loro corpo completi la maturazione in un sesso non conforme alla propria identità di genere.
È vero che questi farmaci bloccanti sono reversibili?
Secondo i produttori dei farmaci stessi, sì, sono reversibili.
Esistono diverse ragioni che sollevano dubbi sulla reversibilità dei bloccanti della pubertà. In primo luogo, non ci sono segnalazioni di adolescenti che hanno interrotto tali farmaci e hanno ripreso il loro sviluppo sessuale naturale, indicando una mancanza di dati che dimostrino la normale progressione della pubertà dopo l’interruzione dei bloccanti.
I dati indicano che il 100% dei bambini che usano bloccanti della pubertà successivamente passano agli ormoni del sesso opposto.
In secondo luogo, la soppressione della pubertà potrebbe rafforzare i sentimenti transgender persistenti anziché funzionare come una “pausa”. L’attraversamento della pubertà naturale, invece, parrebbe offrire ai bambini transgender l’opportunità di sentirsi più a proprio agio nel proprio corpo.
Quali sono le conseguenze per i bambini la cui pubertà è stata soppressa e successivamente si sono identificati con il loro sesso biologico? Sono ancora sconosciute.