Anche se non hai più l’obbligo di svegliarti all’orario d’ufficio, il tuo ritmo interno sembra ancora essere sincronizzato con quella routine. Il tuo corpo e la tua mente continuano a percepire il peso delle responsabilità lavorative, persino quando sei libero da esse. Questo potrebbe essere un segnale: una parte di te è ancora attiva e desiderosa di impegnarsi in nuovi progetti e sfide, magari tornando a lavorare, magari proprio in ufficio come hai fatto negli ultimi 40 anni.

Se ti senti attratto da questa possibilità o semplicemente vuoi esplorare nuove opportunità durante la pensione, continua a leggere per scoprire alcuni consigli su come affrontare questa fase della vita.

Se un pensionato lavora perde la pensione?

No, se un pensionato ricomincia a lavorare non perde la pensione, ma ci sono delle regole da rispettare.

A partire dal 1° gennaio 2009, il divieto di cumulo tra redditi da pensione e da lavoro è stato abolito dal decreto legge 112/2008, aprendo la possibilità ai pensionati di tornare al lavoro pur percependo la pensione pubblica.

Una volta che un individuo accede alla pensione di vecchiaia, può tranquillamente intraprendere qualsiasi altra attività lavorativa. È importante considerare che i redditi aggiuntivi saranno inclusi nella dichiarazione dei redditi, formando un’unica base imponibile IRPEF soggetta all’imposta sul reddito delle persone fisiche.

Il cumulo tra redditi da lavoro e pensione è consentito per coloro che sono stati assicurati con il sistema retributivo o misto, ovvero coloro che hanno iniziato a versare contributi prima del 31 dicembre 1995.

Per i pensionati contributivi puri, che si sono iscritti alla previdenza obbligatoria dopo il 1° gennaio 1996, il cumulo tra lavoro e pensione è consentito se si soddisfa almeno uno dei seguenti requisiti:

  • 60 anni di età per le donne e 65 per gli uomini;
  • 40 anni di contribuzione;
  • 35 anni di contribuzione e 61 anni di età.

Tuttavia, alcune pensioni non possono essere cumulate con i redditi da lavoro, come nel caso dei pubblici dipendenti riammessi in servizio presso le pubbliche amministrazioni. Inoltre, coloro che ricevono pensioni ai superstiti e assegni di invalidità sono soggetti al divieto di cumulo con altri redditi.

Coloro che vanno in pensione anticipatamente con Quota 100 o Quota 102 non possono lavorare fino a quando non raggiungono i 67 anni, ad eccezione di chi è andato in pensione con Quota 100, che può svolgere lavoro occasionale con una retribuzione annua non superiore a 5.000 euro lordi.

Cosa accade alla tua pensione se decidi di rientrare nel mondo del lavoro?

Quando si opta per un ritorno al lavoro, si riprendono anche i versamenti di contributi all’Inps, offrendo la possibilità di incrementare l’assegno pensionistico attraverso il cosiddetto “supplemento di pensione”.

Per un pensionato che decide di tornare a lavorare, lo stipendio guadagnato si sommerà al reddito pensionistico. Tuttavia, lavorare dopo la pensione non comporta una riduzione dell’assegno pensionistico, anche se bisognerà pagare le imposte sui redditi derivanti sia dalla pensione che dal lavoro dipendente.

Un potenziale rischio che i pensionati attivi devono considerare è l’aumento dell’aliquota fiscale applicata ai loro redditi, principalmente a causa dell’accumulo di redditi provenienti sia dal lavoro che dalla pensione.

Scopri quante tasse paga un pensionato sui redditi da lavoro.