La poetessa Alda Merini è stata sposata due volte. Nel 1953, all’età di 22 anni, si unì in matrimonio con Ettore Carniti, un panettiere e attivista sindacale. Nonostante il profondo amore di Alda per lui, Ettore non riusciva a comprendere appieno la sua anima poetica e il suo dolore interiore. Questa mancanza di comprensione portò ad un episodio critico in cui, non sapendo come gestire la situazione, Ettore chiamò un’ambulanza e Alda fu ricoverata in un ospedale psichiatrico, dove rimase per quasi dieci anni, con brevi periodi di ritorno a casa.
Alda Merini e le figlie tolte
Dal matrimonio tra Alda Merini e Ettore Carniti nacquero quattro figlie: Emanuela, Flavia, Barbara e Simona, ma tutte furono alla fine affidate ad altre famiglie a causa della convinzione che Alda fosse incapace di prendersene cura a causa della sua malattia mentale.
Dopo la morte di Ettore nel 1983, Alda dovette affrontare non solo il dolore per la perdita, ma anche gravi difficoltà finanziarie. Fu in questo periodo che intensificò il legame con Michele Pierri, un medico e poeta che ammirava profondamente il suo lavoro. Nonostante fossero stati separati per trent’anni e vissuti a centinaia di chilometri di distanza, i due intrattennero una relazione sentimentale caratterizzata da lunghe telefonate, lettere e scambi poetici.
Nel 1984, Alda e Michele si sposarono, nonostante la notevole differenza di età (lei aveva 53 anni, lui 85). Alda si trasferì quindi a Taranto, dove visse un periodo felice e prolifico per la sua carriera artistica. Tuttavia, la felicità fu di breve durata poiché, alla morte di Michele, Alda fu nuovamente ricoverata in ospedale.
La vita di Alda Merini fu caratterizzata da alternanze tra periodi di salute e di malattia, all’interno e all’esterno degli ospedali, dove dovette affrontare abusi e tormenti di vario genere. Nonostante le sue sofferenze, trovò conforto nell’arte, che considerava un rifugio superiore durante i momenti di disperazione. Come lei stessa scrisse: “La poesia è stato un piano superiore in cui sono andata ad abitare nei momenti di disperazione”.