La vita di Alda Merini, una delle più celebri poetesse italiane del XX secolo, è stata segnata da una straordinaria combinazione di sofferenza e genialità. Per un lungo periodo la scrittrice è stata internata in un ospedale psichiatrico e questa esperienza ha plasmato anche la sua arte.

Alda Merini, perché è stata rinchiusa in manicomio?

Nel lontano 1947, all’età di soli sedici anni, Alda Merini si è trovata ad affrontare le prime turbolenze della sua mente, riconosciute in seguito dai medici come disturbo bipolare, una condizione caratterizzata da un’alternanza straziante tra stati di euforia e profonde depressioni.

Nel frattempo, Alda Merini si è sposata e ha avuto due figlie ma, dopo la seconda gravidanza, nel 1958, la poetessa ha affrontato una depressione post partum. Qualche anno dopo, la situazione è peggiorata ulteriormente. Nel 1964, su decisione del marito, è stata internata nell’ospedale psichiatrico “Paolo Pini” di Milano. Da quel momento, la sua vita si è divisa tra l’interno e l’esterno della casa di cura, tanto che anni dopo, in un’intervista, si definì “la donna con il manicomio dentro”.

In quegli anni, il contesto legislativo italiano, regolato dalla legge 36 del 1904, non offriva alcuna tutela umana ai malati mentali, bensì li relegava in manicomi disumani, privandoli dei diritti più fondamentali, con la motivazione di preservare la sicurezza pubblica.

Alda Merini, per quanto tempo è stata in manicomio?

Alda Merini è stata in manicomio per 12 anni, a partire dal 1964, alternando periodi di ricovero a brevi dimissioni.

L’ospedalizzazione di Alda Merini rappresenta un capitolo oscuro della sua vita, ma è proprio in questo contesto di sofferenza e isolamento che la sua creatività ha raggiunto vette straordinarie. Le opere scritte durante il suo internamento narrano la sua lotta interiore, le emozioni contrastanti e la ricerca di una libertà interiore che solo l’arte poteva offrire.

Durante il suo tempo nell’ospedale psichiatrico, Alda Merini si è trovata ad affrontare la malattia mentale e la prigionia all’interno delle mura dell’istituto. Questa fase difficile ha lasciato un segno indelebile sulla sua vita e sulla sua produzione artistica.

Separata dal mondo esterno, la poetessa ha dovuto confrontarsi con le proprie paure e i propri demoni interiori. Questa esperienza traumatica ha avuto un impatto significativo sulla sua creatività, spingendola a esprimersi attraverso la scrittura.

La poesia è diventata il rifugio di Alda Merini, un mezzo per esplorare la sua condizione mentale, esprimere il suo dolore e cercare una via verso la libertà interiore. Le sue parole sono diventate un veicolo per comunicare la sua esperienza unica e per connettersi con il mondo esterno.

L’esperienza dell’ospedale psichiatrico ha plasmato profondamente la vita e l’opera di Alda Merini. Nonostante il periodo di oscurità e disperazione, la sua creatività ha continuato a fiorire, offrendo al mondo opere di straordinaria bellezza e profondità emotiva.