Un video hard di una dipendente della società AS Roma finisce sulle chat di calciatori, tecnici e dirigenti e la società licenzia lei per “incompatibilità ambientale”. La vicenda, avvenuta a Trigoria nelle scorse settimane, rischia di finire in un’aula di tribunale.

A diffondere il filmato privato, infatti, non è stata la protagonista, ripresa insieme al fidanzato. Bensì un giocatore della Primavera, dopo averlo “rubato” dal cellulare della donna.

Video hard di una dipendente dell’AS Roma diffuso da un calciatore: lei viene licenziata

A raccontare quanto accaduto è Il Fatto Quotidiano. Secondo la ricostruzione, il caso sarebbe scoppiato lo scorso autunno quando il video avrebbe iniziato a circolare sulle chat, tra pesanti commenti sessisti e risatine. Non solo dei giocatori, ma anche di tecnici e colleghi della dipendente.

Il filmato a luci rosse sarebbe poi arrivato ai dirigenti, che avrebbero indetto una riunione durante la quale un giovane calciatore della Primavera sarebbe scoppiato a piangere. Ammettendo di essere stato lui il primo a inviare quel video a sfondo sessuale, di fatto sottratto dal telefonino della 30enne, che gli era stato prestato per chiamare il proprio agente.

La società giallorossa, però, avrebbe deciso di mettere alla porta la donna vittima di revenge porn, dopo un rapporto di lavoro durato dieci anni. Mentre nessun provvedimento sarebbe stato preso nei confronti del ragazzo.

La trattativa e la possibilità di finire in Tribunale

Nella lettera della società, firmata dall’avvocato del club Lorenzo Vitali riportata dal quotidiano, si legge che

È stato portato all’attenzione della direzione Risorse umane e dei vertici aziendali un video che inconfondibilmente la ritrae nel compimento di atti sessuali. Purtroppo ci risulta che tale video sia stato visionato da gran parte del personale e dei giocatori della società.

Quindi la decisione del licenziamento, una volta valutata

l’incompatibilità della prosecuzione del suo rapporto di lavoro con il sereno e regolare andamento dell’attività della società.

L’ormai ex dipendente decide quindi di rivolgersi a un legale, avviando le trattative in maniera pacifica per poter tornare a Trigoria, frazione della città dove si trova il centro sportivo dell’AS Roma. Ma da novembre ad ora non ci sarebbe stato alcun passo avanti, con la società accusata di non averla difesa, schierandosi invece con il calciatore.

Se non si dovesse trovare un accordo, la vicenda potrebbe arrivare in Tribunale con una connotazione penale. E in questo caso potrebbero essere sequestrati i telefonini di gran parte del personale della società, alla ricerca dei colpevoli.