I russi andranno alle urne a partire da oggi, 15 marzo, fino al 17 marzo 2024 per le elezioni presidenziali. Si tratta del primo voto dopo l’invasione della Russia in Ucraina e la recente morte del leader dell’opposizione, Alexei Navalny. Si prevede una facile vittoria per il presidente, Vladimir Putin, che corre per un quinto mandato, ma le elezioni avvengono in un contesto molto particolare. Per l’occasione, Tag24 ha intervistato Alberto Basciani, professore Ordinario di Storia Contemporanea e titolare del corso di Storia della Russia e dello Spazio Post-Sovietico presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Roma Tre.

L’intervista ad Alberto Basciani sulle elezioni presidenziali in Russia del 2024

D: Perché è importante seguire le elezioni del 15-17 marzo se il risultato appare scontato?

R: È importante per tanti motivi. In primo luogo perché stiamo parlando di un paese in guerra e questo non era mai successo. È un’importante novità. Anche se in Russia pronunciare la parola guerra in riferimento alla questione Ucraina è vietato, si tratta di uno stato oggettivamente in guerra.

Nonostante qualche ultimo successo, non si può dire che il conflitto sia stato condotto in maniera brillante. La Russia ha subito una quantità davvero notevole di perdite umane, ha mostrato il suo volto di paese problematico, di paese certamente non all’altezza della potenza militare che Putin aveva cercato di presentare negli anni precedenti, peraltro riuscendoci.

Potrebbe essere interessante, pur in un sistema dittatoriale molto restrittivo come quello russo, vedere se e come reagirà il grande corpo del paese, le grandi città e le province, sia quelle europee che quelle asiatiche. Non mi faccio molte illusioni, immagino che il risultato non solo sia già determinato ma credo che già tutto sia pronto e messo a punto perché l’esito degli scrutini sia esattamente confacente ai desideri del capo. Però, qualche variabile impazzita ci potrebbe essere.

Un altro fatto, secondo me importante, è che queste elezioni avvengono pochi giorni dopo la morte di Navalny e dell’imprigionamento di nuovi oppositori. Si è visto che il funerale di Navalny ha avuto un seguito importante e anche inaspettato agli occhi della maggioranza degli osservatori. Ripeto, non credo che qualcosa emergerà dalle urne perché siamo abituati ad un paese dove ormai da tempo le elezioni sono una finzione. Abbiamo visto, anche in momenti meno difficili, urne già colme di schede compilate prima che i seggi aprissero. Immagino che, anche in questa occasione, l’articolato sistema dittatoriale che ha come vertice Putin si sia già da tempo messo al lavoro affinché tutto si svolga secondo i piani. Ci potrebbe però essere qualche manifestazione e penso che il sistema sia più preoccupato di questo che di sorprese che possano arrivare dalle urne.

Il possibile ruolo dell’opposizione

D: Crede che queste proteste possano essere guidate dai dissidenti o saranno manifestazioni spontanee dei cittadini?

R: Se ci saranno, saranno un po’ tutte e due le cose. Forse gli sparuti gruppi di opposizione staranno organizzando qualcosa ma, anche in questo caso, non mi farei troppe illusioni. La macchina repressiva è molto ben oliata. Credo che ci sia la convenienza da parte dei vertici militari e dei vertici della polizia di fare in modo che il regime viva ancora tempi tranquilli o relativamente tranquilli. Immagino, quindi, città presidiate in modo militare e tutti i luoghi sensibili vigilati sia con massicce formazioni di polizia che in maniera più discreta. Staranno già operando per fare in modo che eventuali manifestazioni siano le più innocue e limitate possibili.

Certo che il regime può essere rimasto sorpreso dal grande omaggio popolare, nelle grandi città, tributato dai cittadini a Navalny mentre il resto del paese non ha reagito molto. Credo, quindi, che sappiano già dove e come vigilare per evitare qualsiasi tipo di sorpresa.

Il peso dei principali avversari di Putin

D: Che tipo di credibilità hanno gli attuali avversari di Putin alle elezioni?

R: Secondo me nessuna. Sono poco più che dei meri candidati di facciata che servono semplicemente a dare una parvenza di normalità ad elezioni che di normale non hanno assolutamente nulla. Possono chiamarsi Nikolaj Charitonov o in qualsiasi altro modo. Poco cambia. Sono figure intercambiabili che non hanno alcun significato. Credo che siano già state decise anche le percentuali di voto. È tutto deciso.

Il futuro della Russia di Putin

D: Quali sono i progetti o le politiche future di Putin?

R: Credo che il primo obiettivo sia quello, in qualche modo, di riuscire ad ottenere qualcosa da questa guerra. È vero, ed è anche sorprendente, che fino adesso è stato facile per il regime mantenere il saldo controllo del paese. Non credo che altri paesi occidentali, e forse anche non occidentali, avrebbero potuto sopportare la lunga serie di umiliazioni militari che ha sopportato la Russia. La morte di un numero veramente grande di soldati, la distruzione continua di materiale bellico, l’umiliazione di dover nascondere la propria flotta nel Mar Nero ma di continuare allo stesso tempo la lotta, da questo punto di vista il regime è apparso veramente solido.

Bisognerà vedere come si svilupperà la situazione sul fronte militare. Penso che alla lunga la Russia pagherà cara questa situazione, non fosse altro che per le enormi risorse finanziarie che ci vorranno per ricostruire l’esercito, per colmare le perdite di materiali, di uomini, di equipaggiamento e quant’altro. Credo che, quindi, il grande obiettivo di Putin sia quello di cercare di fare in modo che la guerra finisca o venga in qualche congelata senza che lui ne esca apparentemente sconfitto. Cercare di mascherare la disfatta portando a casa qualche risultato che permetta poi alla propaganda, con l’ausilio della censura e di tutti gli strumenti delle televisioni di Stato, di vantare un qualche tipo di vittoria. Del resto le armi della propaganda moscovita funzionano egregiamente anche all’estero come il caso italiano ci insegna.

Sottolineo come trovi sorprendente che il paese ancora non abbia mostrato forti segni di malumore anche solo per le enormi perdite umane. Forse l’ha mostrato solo con l’emigrazione. Migliaia di cittadini hanno deciso di abbandonare la Federazione Russa e questo ha in qualche modo rappresentato una forma di protesta. Però questa situazione può fare male a Putin più avanti, ma non in questo momento.

Capire che altri programmi possa avere per il futuro è praticamente impossibile. Potrebbe pensare di avere qualche jolly, qualche arma segreta. Magari pensa di arrivare fino alle elezioni americane, sperando in una vittoria di Trump, anche se ha dichiarato di augurarsi una vittoria Biden. Prevedere le prossime strategie della Russia è veramente complicato.