Perché Nadia Roccia è stata uccisa? Che fine hanno fatto le due persone condannate? Sono solo alcuni degli interrogativi che ruotano attorno al caso di omicidio che il 14 marzo di 26 anni fa sconvolse la cittadina di Castelluccio dei Sauri, in provincia di Foggia, e che in tanti ancora oggi ricordano.

La ricostruzione dell’omicidio di Nadia Roccia a Castelluccio dei Sauri

Quando fu trovata morta, la sera del 14 marzo 1998, Nadia Roccia aveva appena compiuto 18 anni e frequentava la classe quinta D dell’Istituto Magistrale Poerio di Foggia. A dare l’allarme furono le amiche Annamaria Botticelli e Mariena Sica, con le quali la giovane si era data appuntamento a casa della prima per studiare: attorno alle 19 raggiunsero casa Roccia, raccontando ai genitori di Nadia di non riuscire più ad aprire la porta del garage.

Dissero che si erano allontanate dalla stanza adibita a sala studio per acquistare delle patatine, perché la 18enne aveva accusato un malore, ma che al ritorno non erano riuscite in alcun modo a mettersi in contatto con lei: quando gli adulti si recarono sul posto, facendo irruzione nel garage, il suo corpo era senza vita, con una corda stretta attorno al collo.

Accanto c’era un bigliettino, una sorta di lettera battuta a macchina e firmata a mano in cui Nadia spiegava di essersi suicidata a causa del suo amore non corrisposto per l’amica Annamaria e per paura dei pettegolezzi che avrebbero potuto riguardare la sua presunta omosessualità. Nella stessa la giovane sostenenva anche di voler lasciare i suoi averi alle amiche, affinché potessero realizzare il loro sogno di andare in America.

Si pensò che effettivamente potesse essersi tolta la vita. Poi l’autopsia stabilì che era morta per strangolamento a causa di una sciarpa e non della corda che cingeva il suo collo al momento del ritrovamento. I sospetti si concentrarono subito sulle amiche che, messe alle strette, alla fine confessarono di averla uccisa.

La confessione, la pista satanica, il movente

Annamaria e Mariena ammisero anche di aver pianificato il delitto, pensando a diversi modi di uccidere la 18enne. Dissero che se non fossero riuscite a strangolarla le avrebbero fatto bere della Coca Cola con dei topicidi. Spiegarono di aver scritto la lettera in anticipo e di essere riuscite a farsi consegnare da Nadia un foglio con la sua firma che avevano poi conservato per rendere il tutto più credibile e depistare le indagini.

Sul movente, però, non fecero mai chiarezza. In un primo momento fu avanzata la cosiddetta “pista satanica”: si pensò che le due avessero agito perché erano cultrici di Satana, visto che, intercettate, lo avevano nominato spesso, pronunciando frasi del tipo: “Il demonio, il demonio, ci sono stata ieri sera”. Ma si pensò anche che le due vedessero in Nadia un “terzo incomodo” alla loro relazione omosessuale e che volessero liberarsene oppure che volessero semplicemente ereditare i suoi averi.

Ipotesi che non hanno mai trovato conferme o smentite. Nel frattempo le due, che nel 2003 furono condannate in via definitiva a 21 anni di carcere, dopo aver beneficiato di premi e sconti di pena sono tornate in libertà: stando a quanto riporta La Gazzetta del Mezzogiorno entrambe avrebbero cambiato identità e vivrebbero, rispettivamente, in Toscana e in Veneto. La loro storia, la storia dell’omicidio di cui si macchiarono, è ancora impressa nella mente di molti, come quella di Sarah Scazzi, uccisa dalla cugina Sabrina Misseri e dalla zia Cosima Serrano a pochi chilometri di distanza da Castelluccio dei Sauri nel 2010.