Rosa Diletta Rossi torna ad interpretare in “Folle d’Amore – Alda Merini” un personaggio realmente esistito. L’artista è ormai una garanzia, diventata col tempo una delle attrici più apprezzate nel panorama italiano. Sembrano lontani i tempi in cui era Maria Corleone, ora per lei sembrano esserci solo ruoli intensi e complicati come Irene compagna di Gildo Claps nella recente messa in onda del caso sull’uccisione e la scomparsa di Elisa. Come la sfida di raccontare il periodo più buio e meno conosciuto della vita di Alda Merini, con il ricovero in manicomio. La video intervista su TAG24.
“Folle d’amore – Alda Merini”, la video intervista a Rosa Diletta Rossi
Dopo il caso Claps un altro grande personaggio realmente esistito da raccontare per te, una responsabilità in più?
“È una bella responsabilità perché quando ci si affaccia a personaggi così importanti del calibro di Alda Merini chiaramente bisogna farlo con grande rispetto. Ho avuto la fortuna di essere guidata passo passo e di avere un po’ di tempo per immagazzinare informazioni e far sì che Alda in qualche modo entrasse nel lessico del mio linguaggio. La scrittura di un poeta è qualcosa che deve entrare a far parte del tuo quotidiano. Questo è stato un passaggio lento, ma poi in qualche modo è esploso. Chiaramente il periodo che vado a interpretare io è quello che si conosce meno e l’intento insieme a Roberto Faenza e Elda Ferri è stato quello di raccontare questa donna in una fase molto sofferente della sua vita. Non volevamo però trattarla come una pazza, ma semmai come una folle d’amore. Alda Merini stessa dice non credo nella follia, semmai credo nella mancanza d’amore”.
Qual è la lezione più importante che ti ha lasciato e quella che vorresti arrivasse al pubblico attraverso le sue parole?
“Lei della follia parla moltissimo, ne parla delle volte come fosse una perfezione dell’anima delle volte invece come mancanza d’amore. Lo stesso Manganelli dice di lei che se c’è un momento in cui Alda è impazzita è stato nel momento in cui ha varcato i cancelli del manicomio. Se c’è una lezione è che ogni anima geniale con dentro qualcosa in più non può cedere al compromesso del conformismo. Lei è stata vittima più di una volta di queste prese di posizione, le anime libere fanno paura. Bisogna capire da dove viene questa paura e perché è la nostra paura, il titolo è folle d’amore perché proprio l’amore è al centro del racconto”.
Io non conoscevo la storia di dal punto di vista del manicomio e mi ha colpito molto il vostro racconto. Nonostante lei abbia incontrato inferno ha saputo mantenere il suo sguardo puro sulla realtà, lei ha saputo entrarci e uscirne.
“Il manicomio è una segregazione del corpo, Alda Merini viene sottomessa e la grande privazione è quella di non poter più governare il suo corpo. Tra medicinali e elettroshock si perde la dignità del proprio corpo, ma non quella intellettiva e lei continua a mantenerla. Questa in realtà è la sua vera grande forza perché attraverso gli scritti, attraverso la poesia mantiene un contatto vibrante con con la vita e questa è la sua più grande forza. La riesce a mantenere nonostante il grande dolore”.
Mi colpito molto la scena del dialogo in cui lei dice al marito ‘come mi riporti a casa, sei tu che mi hai messo qui’. Lei era una donna forte ed emancipata, a che punto siamo oggi per la parità di genere?
“Io credo che la parità ci sia e il problema è saperla raccontare. Siamo molto lontani da quegli anni là fortunatamente”.