Il terzo mandato per i governatori spacca la maggioranza, con la Lega che vede bocciato il proprio emendamento dall’aula del Senato.
Terzo mandato, Senato boccia l’emendamento leghista con 112 voti contrari
Un esito annunciato, in realtà, visto il dibattito delle ultime settimane che faceva segnare una netta spaccatura all’interno della compagine di governo, con la Lega favorevole al terzo mandato per i governatori – così da poter ricandidare Luca Zaia in Veneto – e Fratelli d’Italia e Forza Italia contrari.
La maggioranza si è divisa nuovamente, dopo la spaccatura in commissione, e la bocciatura di Palazzo Madama è stata una diretta conseguenza. L’emendamento è stato respinto, infatti, con 112 voti contrari, 26 favorevoli e 3 astenuti.
Proprio Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno votato contro, insieme con Partito democratico e Movimento 5 Stelle, mentre i voti favorevoli sono arrivati da Lega e Italia Viva, che aveva presentato un altro emendamento – praticamente identico a quello leghista – anch’esso bocciato.
Uno dei relatori del testo, Paolo Tosato, ha ribadito, tuttavia, la volontà del Carroccio di andare avanti in questa sua battaglia, durante la sua dichiarazione di voto:
“Il dibattito non è chiuso. Stiamo interpretando nel modo più corretto la volontà dei cittadini e degli elettori”.
Gasparri minimizza la spaccatura, mentre il Pd attacca: “Respinto il ‘salva Zaia’”
Le tensioni nella maggioranza sulla questione erano evidenti da tempo, con un braccio di ferro andato avanti per settimane.
Pochi momenti prima del voto, era stato il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, a confermare a TAG24 l’intenzione di presentare comunque l’emendamento, nonostante i colleghi nella compagine di governo non perdessero occasione per ribadire il loro ‘no’ al provvedimento, come nel caso del vicepresidente della Camera di Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli, che aveva spiegato che la questione non rientrava programma del centrodestra.
Un divario che Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, ha provato a minimizzare nel suo intervento in Aula. Gasparri ha ribadito la contrarietà del suo partito ma ha anche ricordato la forte compattezza della maggioranza.
“L’identità della maggioranza di governo si basa su altri temi, dal meccanismo dell’elezione diretta, alla politica estera, alla politica economica, alla riforma della giustizia. Riteniamo assolutamente legittima questa discussione, c’è un dibattito in Parlamento, ma rimaniamo saldamente coesi in un’azione di governo che ha altri obiettivi prioritari e diversi”.
Va all’attacco, invece, il Partito democratico che, con il senatore Andrea Martella, segretario regionale del Pd del Veneto, denuncia la “forzatura” tentata dalla Lega e la divisione evidente nella maggioranza.
“Il voto del Senato sull’emendamento che voleva togliere il limite dei mandati per i governatori delle regioni, il salva Zaia, ha dimostrato che la Lega è isolata e che la maggioranza di governo è divisa. Non è possibile cambiare le regole della nostra democrazia per rispondere ad esigenze legate ai destini personali“.
Indubbiamente, i partiti di governo hanno dimostrato, nel tempo, di saper rimanere compatti nonostante alcune divisioni su determinati temi.
Resta da capire quanto la Lega di Salvini intenda tirare la corda su un tema che, evidentemente, le sta particolarmente a cuore, per consolidare quella supremazia al Nord che fa parte della propria identità politica. Una supremazia che gli alleati di governo sanno bene non essere non più ferrea come in passato, e sembrano pronti ad approfittarne.