“I laziali ci mettono tanto amore e non meritano di assistere a partite come quella contro l’Udinese” tuona Guglielmo Stendardo ai microfoni di Tag24. L’ex difensore, che ha vestito la maglia biancoceleste per sei stagioni in totale e che adesso ha iniziato la nuova carriera da allenatore, difende l’ambiente e la piazza che ben conosce e, in buona parte, anche Maurizio Sarri: “Ha fatto un ottimo lavoro, ma ha capito che c’era un problema. Non è lui l’unico resposanbile di questa stagione”. Ma che succederà a desso? Basterà Martusciello per risollevare le sorti di questa stagione? Di seguito l’intervista completa sulla crisi in casa Lazio e le dimissioni di Sarri a Guglielmo Stendardo.
Lazio e le dimissioni di Sarri: Stendardo a Tag24
Il terremoto che ha coinvolto la Lazio non accenna a fermarsi. Dopo la brutta sconfitta arrivata contro l’Udinese e dopo aver guardato la squadra in faccia, Sarri ha deciso di rassegnare le sue dimissioni e il club, probabilmente colto alla sprovvista, si è affidato al suo vice Martusciello. Per risollevare le sorti di questa stagione era necessaria una svolta, ma basterà il passo indietro fatto dal toscano per far emergere i valori di questa rosa? Quel che è certo è che adesso la palla passa ai senatori dello spogliatoio, che dovranno assumersi le loro responsabilità e caricarsi il resto dei compagni sulle spalle. Al termine dell’anno mancano ancora 10 partite e per i biancocelesti c’è da giocare anche la semifinale di Coppa Italia. Per commentare la crisi della Lazio e le dimissioni di Sarri, Stendardo, che conosce bene l’ambiente avendo vestito questa maglia, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Sarri ha fatto la sua scelta, ti aspettavi queste dimissioni?
“No, non me lo aspettavo. Sicuramente i risultati non sono dei migliori per la Lazio, specie se li paragoniamo alla scorsa stagione. Pensavo che sarebbe arrivata una scossa, ma non le sue dimissioni. Penso che il mister abbia fatto un ottimo lavoro. Ha riportato la Lazio in Champions e questo non va dimenticato. L’ho seguito anche in passato e per me resta un tecnico molto bravo sul campo. Ha dato un’identità precisa alla squadra. Evidentemente si è rotto qualcosa. Faccio l’allenatore da tre anni e vi dico che è il mestiere più difficile. Un lavoro che ti dà tante soddisfazioni, ma ci sono equilibri sottili. I risultati fanno la differenza e detrrminano l’umore del gruppo, della squadra e della piazza. Soprattutto in una città come Roma”.
Che le cose non funzionassero è evidente, ma ora che il club ha dato fiducia a Martusciello cosa può cambiare?
“Dall’esterno è difficile dare giudizi, dovremmo conoscere cosa accade all’interno dello spogliatoio e poter vivere l’umore del gruppo, per arrivare a tirare le conclusioni. La squadra non si è espressa sempre male quest’anno, anzi, a tratti ha fatto un gioco bellissimo. Un mese fa ha battuto il Bayern Monaco, ma si fa presto a dimenticare le cose positive, ricordando solo quelle negative. Quel che è cambiato sicuramente riguarda la fase difensiva. La Lazio, rispetto a un anno fa, prende tantissimi gol e non ha più la stessa determinazione e lo stesso furore agonistico. E’ nella fase di non possesso che va ricercata la causa”.
La poca serenità di Porvedel è emersa anche contro l’Udinese effettivamente, per fare un esempio…
“Certo, quando non sei sereno e tranquillo e i risultati non vengono e si combinano anche questi errori. Un allenatore che va via, che si dimette, evidentemente ha realizzato che c’è un problema. Anche perchè la società non aveva sondato il campo per un altro mister. Va detto però che non è Sarri l’unico colpevole. Se i risultati non arrivano la responsabilità va ricercata in tutte le componenti. Il mister è il principale responsabile perchè è colui che gestisce, che deve preparare le partite e deve rendere il gruppo coeso. Poi però c’è anche la società, che fa delle scelte e ci sono i direttori sportivi e i calciatori. Ribadisco che se la Lazio non ottiene i risultati, le responsabilità sono di tutti, ma il mister è l’unico che paga. Un uomo solo al comando”.
Come ti spieghi la decisione di Martusciello di restare? Rischia di essere una sorta di autogestione?
“Questo sinceramente non lo so. Quel che vedo è che negli ultimi anni questo club ha fatto cose straordinarie. Ha i conti in ordine, è sostenibile come poche in Italia, ed è ambiziosa. Dal punto di vista tecnico, un anno fa la squadra è arrivata in Champions. Quest’anno ha fatto bene in Europa e meno bene in campionato. Ora però non dobbiamo guardare e pensare che sia tutto negativo. Sicuramente quello che diceva Sarri una settimana fa lo condivido. E’ finito un ciclo e ci sono dei giocatori che sono arrivati alla fine. Va rinnovata la squadra e ristrutturata la rosa. Ora il direttore sportivo e e la società dovranno fare il massimo per il presente e per il futuro”.
A questo punto la squadra non ha più alibi. Ti aspetti una reazione di orgoglio già contro il Frosinone?
“Assolutamente. Ora la squadra deve fare più punti possibili nelle 10 gare che restano e puntare a fare bene anche in Coppa contro la Juventus e nel derby. Non è tutto da buttare, ci sono ancora degli obiettivi da raggiungere. Penso che nel gruppo ci sono giocatori che sono innanzitutto degli uomini. Gli uomini si vedono soprattutto nei momenti delicati, in quelli di difficoltà e ora si devono prendere la responsabilità. Devono dimostrare chi ha quel senso di appartenenza che a parole tutti sbandierano”.
Da chi te lo aspetti?
“Dai senatori di questa squadra. Penso a Romagnoli, Provedel, Immobile, Luis Alberto e Cataldi, ma anche a Vecino e Felipe Anderson. La Lazio ha una squadra di giocatori forti che devono dimostrare di essere uomini e reagire. Ci sono individualità importanti e devono venire fuori. Sarri non c’è più, ma io continuo a reputarlo un grande tecnico e mi dispiace. Ora da qui alla fine occorre senso di responsabilità e amore per la maglia della Lazio. Bisogna mostrare senso di appartenenza perchè c’è una tifoseria che ama questa squadra e non merita di assistere a partite come quella contro l’Udinese. Devono ritrovare la squadra che ha battuto il Bayern. C’era una cornice di pubblcio eccezionale e i laziali meritano queste emozioni. In questo momento non va cercato il capro espiatorio, ma la coesione. E’ troppo facile dare le colpe all’allenatore. Ora devono rimanere uniti, per uscire dalla crisi”.