Anche dopo la pensione si può lavorare. I pensionati possono essere assunti con contratti subordinati, a tempo determinato o indeterminato, sia part-time che full-time. Possono anche optare per contratti di collaborazione o progetto, e addirittura decidere di aprire una partita IVA. Non ci sono restrizioni per chi desidera continuare a lavorare, inclusi i medici.
Questa opportunità si estende anche ai professionisti della salute. Anche i medici, una volta in pensione, possono proseguire la loro attività come liberi professionisti. Ad esempio, un medico di base in pensione può decidere di aprire uno studio medico privato, collaborare con associazioni sportive o lavorare presso una struttura di assistenza agli anziani come una RSA. La varietà di scelte è praticamente illimitata.
Quanto paga di tasse un pensionato che continua a lavorare?
Le imposte sul reddito derivante da un lavoro post-pensionamento sono notevolmente inferiori rispetto a quelle che un lavoratore comune è solito pagare. Questa è una buona notizia. La scelta di continuare a lavorare dopo la pensione offre l’opportunità di incrementare il proprio reddito, consentendo di mantenere intatto lo stile di vita e di godere di maggiori soddisfazioni.
Inoltre, l’ingresso in un nuovo impiego comporta il versamento di nuovi contributi obbligatori, che possono successivamente essere sfruttati per richiedere un incremento della pensione. Nel corso degli anni, questo approccio potrebbe portare a un miglioramento sostanziale della pensione. Naturalmente, si ha anche la possibilità di avviare un nuovo fondo pensione per ottimizzare ulteriormente la propria sicurezza finanziaria.
Cumulabilità dei redditi e pensione anticipata
La dinamica si modifica significativamente quando un individuo opta per la pensione anticipata. In questa fase, emerge una potenziale complicazione legata alla possibilità di accumulare redditi da lavoro dipendente insieme a quelli derivanti dalla pensione.
Negli ultimi anni, i governi hanno introdotto diverse misure pensionistiche transitorie, come Quota 100, Quota 102 e Quota 103, che consentono ai lavoratori di andare in pensione anticipatamente. La sentenza n. 234 del 24 novembre 2022 della Corte Costituzionale ha affrontato la questione di come i beneficiari di queste misure debbano comportarsi.
Secondo la sentenza, il legislatore ha concesso a determinati individui la possibilità di accedere alla pensione prima dell’età standard di 67 anni, consentendo loro di uscire dal mercato del lavoro. L’obiettivo era garantire la sostenibilità del sistema previdenziale e promuovere il ricambio generazionale.
Di conseguenza, il periodo tra la pensione anticipata e l’età standard di pensionamento è stato escluso dai periodi in cui è consentito svolgere altre attività lavorative. Questo ha portato all’introduzione del divieto di cumulo: i regimi pensionistici introdotti dal legislatore dal 2019 in poi offrono notevoli vantaggi per coloro che ne fanno uso.