Rottamazione cartelle per la versione quater della sanatoria dei debiti con il Fisco, cosa succede se non si paga entro la scadenza del 20 marzo 2024? Il decreto Milleproroghe dà un’ulteriore possibilità di mettersi in regola in ragione dei carichi fiscali posseduti da ciascun contribuente nei confronti dell’Agenzia delle entrate. Si potranno pagare entro il 15 marzo prossimo, con ulteriori cinque giorni in più di tolleranza, uno o più rate non pagate alla fine del 2023 più la prima rata in calendario nel 2024.
A queste condizioni, si recupera il piano delle rate della definizione agevolata delle cartelle, la cui domanda si presentava lo scorso anno, con scadenze e modalità differenti per le regioni colpite dalle alluvioni (Emilia Romagna, Toscana e Marche).
La proroga della scadenza tra una settimana è l’ultimo aiuto che il Fisco fa ai contribuenti: come annunciato già dal ministero dell’Economia e delle Finanze non ci saranno altre agevolazioni per recuperare le rate e per avvalersi della rottamazione che consente di azzerare interessi, sanzioni e aggi.
Rottamazione cartelle, scadenza del 15 marzo 2024: quali sono le rate da pagare?
Ultima settimana di tempo per pagare le prime tre rate della Rottamazione quater delle cartelle e recuperare eventualmente il piano delle rate perduto per non aver pagato una delle prime due rate del 2023. Infatti, entro il 15 marzo 2024, con proroga di cinque giorni per la tolleranza (lunedì 20 marzo 2024), si potrà pagare l’eventuale prima rata non pagata entro il 31 ottobre 2023 (termine ultimo, il 6 novembre 2023), la seconda rata del 30 novembre 2023 (termine ultimo, il 5 dicembre 2023) e la terza rata che scadeva a fine febbraio.
Peraltro, un colpo di spugna sulle prime due rate lo concedeva anche la conversione in legge del decreto “Anticipi” (Dl 145 del 2023) che fissava un’ulteriore termine per pagare le prime due rate al 18 dicembre scorso.
Quando scade la rottamazione per le regioni colpite dalle alluvioni?
La scadenza del 15 marzo 2024 vale anche per i contribuenti con debiti verso l’Agenzia delle entrate delle regioni colpite dalle alluvioni dello scorso anno. I debitori dell’Emilia Romagna, della Toscana e delle Marche potranno pagare entro il 20 marzo prossimo le prime due rate della Rottamazione quater, in scadenza rispettivamente al 31 gennaio e al 28 febbraio 2024, con tre mesi di ritardo rispetto alle altre regioni.
La proroga delle scadenze è fissata dall’articolo 3 bis del decreto legge 215 del 2023 (decreto Milleproroghe), convertito nella legge 18 del 2024, con pubblicazione nella Gazzetta ufficiale 49 del 28 febbraio scorso.
Rottamazione cartelle, cosa succede se non si paga entro la scadenza del 20 marzo 2024?
Il posticipo delle pagamento delle prime tre rate della Rottamazione quater al 20 marzo 2024 consente di rientrare nel piano della rateizzazione concordato con il Fisco grazie alla domanda di definizione agevolata già presentata nel 2023. Tale piano subisce la decadenza nel momento in cui non si paga (o si paga tardivamente o con importo insufficiente) anche una sola delle 18 rate previste. Con la decadenza si perdono anche i vantaggi delle spese accessorie, azzerate per gli interessi, gli aggi e le sanzioni.
Col mancato pagamento, tutte queste spese tornano a essere dovute e il pagamento delle cartelle dovrà proseguire nelle modalità ordinarie. Eventuali rate già pagate si sottraggono a titolo di acconto rispetto al debito complessivo. Tale possibilità è riservata proprio dalle regole della Rottamazione quater: il debitore che subisce la decadenza della definizione agevolata può dilazionare quanto gli rimane da pagare secondo le regole ordinarie.
Definizione agevolata, con la decadenza si devono pagare interessi, sanzioni e aggi
Attenzione, però, al peso specifico di sanzioni e interessi una volta che cade il piano di rateizzazione della Rottamazione quater. Infatti, pur avendo pagato quasi tutte le rate del piano e arrivati alla fine, l’eventuale mancato, insufficiente o tardivo versamento anche di una sola rata (anche dell’ultima) rimette in gioco tutte le spese accessorie dovute e azzerate proprio dalla definizione agevolata, con importi che, a seconda delle situazioni, possono essere anche di gran lunga maggiori rispetto al debito stesso.