Campo largo? No, campo giusto, anzi forse è meglio campo coeso. La politica italiana si interroga, in questi giorni, su quale definizione dare alle alleanze elettorali che sembra abbiano tutte un denominatore comune: la precarietà. Ebbene, sì, perché come ha ricordato Romano Prodi, all’indomani della sconfitta del centrosinistra alle elezioni regionali in Abruzzo, il campo bisogna coltivarlo.
Ma che succede se i contadini sono riluttanti? Accade che il campo rimane incolto e dopo un pò viene abbandonato. Ecco perché la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto notare, anche lei all’indomani della vittoria del suo candidato Marco Marsilio in Abruzzo, che il campo per dare frutti deve essere coeso, anche se sulla presunta coesione del campo di centrodestra bisognerebbe chiedere cosa ne pensi l’alleato Matteo Salvini.
Il campo largo del Pd, o il campo giusto del M5s? Conte chiude a Azione e Italia Viva
Di campo giusto, il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, aveva già parlato all’indomani della storica vittoria alle elezioni regionali in Sardegna della candidata di centrosinistra, Alessandra Todde. Lo aveva fatto alla luce del modesto risultato ottenuto dal suo partito che, nonostante esprimesse il candidato vincitore, ha ottenuto il 7,8% delle preferenze. modesto ma non pessimo.
Già in quell’occasione, però, Conte aveva capito che il suo elettorato non gradiva gli accordi con altri partiti, pur tollerando per “ragioni di stato” quello con il Pd. Allora aveva parlato di campo giusto, ovvero un campo che non comprendesse forze centriste e soprattutto senza alleati che attaccassero continuamente uno dei partiti della coalizione, come accadeva con il leader di Azione, Carlo Calenda.
La conferma ai timori di Conte è poi arrivata dall’Abruzzo, dove i risultati pessimi gli hanno dato ragione: il campo larghissimo non è piaciuto ai suoi elettori che non hanno gradito di trovarsi nella stessa coalizione con Azione e Italia Viva.
Il risultato molto modesto di domenica 10 marzo ha aperto una riflessione seria all’interno del Movimento5s, con Conte che è tornato a sottolineare la necessità di creare alleanze solo con forze che condividono il progetto, chiudendo virtualmente le porte ai partiti di centro per i prossimi appuntamenti elettorali in Basilicata, dove si vota il 20 e 21 aprile, e in Piemonte dove si voterà l’8 e il 9 giugno insieme alle elezioni Europee.
Elly Schlein e il suo campo largo, anzi larghissimo apre anche ai centristi
Non chiude le porte ai centristi, invece il Pd. La segretaria Elly Schlein, continua a ripetere di dover essere “testardamente unitari” e, quindi, sottolinea la necessità di cercare un’alleanza con tutte le forze alternative al campo coeso del centrodestra.
Apre, infatti, le porte alle forze centriste di Azione e Italia Viva per un campo che, più che largo, sembra “larghissimo”, come accaduto già in Abruzzo dove, però, non ha dato i risultati sperati con la sconfitta del candidato del centrosinistra Luciano D’Amico. L’Abruzzo, come anche la Sardegna, ha confermato però la leadership del Pd all’interno del campo largo che – a differenza del M5s – sembra piacere agli elettori del Partito Democratico.
Campo coese e malumori della Lega nel centrodestra di Giorgia Meloni
Parla di campo coeso, invece, il centrodestra e soprattutto il presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, commentando il successo in Abruzzo, ha sottolineato come il campo da perseguire debba essere quello coeso e non quello largo, facendo riferimento alla mancanza di unità degli avversari, senza però guardare in casa propria, dove i malumori non mancano, soprattutto da parte degli alleati della Lega.
Al momento, comunque, nella coalizione di governo sembra essere in atto una tregua fino alle elezioni europee, a seguito delle quali ci sarà molto probabilmente una resa dei conti anche in maggioranza. Vero sconfitto delle ultime due tornate elettorali è il partito di Matteo Salvini che ha dilapidato in cinque anni, dal 2019 ad oggi, un patrimonio di voti raggiungendo in Sardegna solo il 3,8% delle preferenze e in Abruzzo il 7,57%, meglio solo dei pentastellati.
Carlo Calenda intanto dichiara: “Nessun campo largo, il Pd abbia il coraggio di mollare i Cinquestelle”
E infine c’è il campo ristretto di Carlo Calenda che, contento di arare il suo orticello, guarda soddisfatto il 4% raggiunto in Abruzzo, sottolineando come il campo largo non esisteva prima e non esisterà in futuro, tenendosi le mani libere per le prossime elezioni regionali.
Il suo punto di vista, dopotutto l’ho ha chiarito in più occasioni: l’Abruzzo è stata un’eccezione per Azione che ha accettato di far parte di una coalizione insieme ai M5S solo perché il candidato Luciano D’Amico era un candidato valido.
Un punto di vista ribadito anche questa mattina in un’intervista al quotidiano Repubblica.
“Non esiste il campo largo, ma c’è un bivio: o i riformisti o i 5 Stelle, che tutto sono fuorché di centrosinistra”.
Calenda poi ha chiesto a Schlein di trovare il coraggio di
“mollare i 5S e guardare al centro. Se ormai il 50% degli elettori diserta le urne è perché è scontento dell’attuale offerta politica”.