C’è vento di crisi in maggioranza, oppure semplicemente Fratelli d’Italia sta già guardando alle europee, ma in ogni caso si intravede già la prima crepa nella coalizione di Centrodestra. Il braccio di ferro tra Lega e Fratelli d’Italia riguarda il terzo mandato, ovvero l’ineleggibilità dopo una eventuale rielezione per i presidenti di regione. È previsto infatti un limite di due mandati per i governatori regionali, trascorsi i quali non è più possibile ricandidarsi.

Terzo mandato, Rampelli (FdI): “Non c’è traccia nel programma di Centrodestra”

Perentorio il vicepresidente alla Camera di Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli, che all’indomani della debacle elettorale in Abruzzo, aggiunge benzina sul fuoco dello scotto leghista. Il Terzo mandato non è previsto nel programma elettorale del Centrodestra:

“Nel programma elettorale del centrodestra non vi è traccia del terzo mandato e quindi la posizione è per definizione dialettica all’interno della coalizione”.

Parlare di ‘dialettica’ è un modo diplomatico del deputato Rampelli per stemperare gli animi e non mostrare l’attrito in vista delle prossime tornate elettorali, Basilicata in testa. Tuttavia proprio la questione terzo mandato era stata rimandata a dopo le urne sarde e ora si ripresenta con la Lega che scalpita per evitare di perdere la Regione in cui Alberto da Giussano la fa da padrone da un decennio, il Veneto.

Rampelli: “Cambio generazionale necessario”

Fratelli d’Italia ribadisce la propria posizione al riguardo, contando anche sull’appoggio dei forzisti che dopo aver doppiato Salvini in Abruzzo, non hanno nessuno intenzione di lasciare spazio alla Lega. Il deputato Fabio Rampelli infatti spiega che sarebbe una questione di buon senso:

“Con il terzo mandato si produrrebbero due effetti collaterali. Il primo è il tappo che impedisce la rotazione, quindi il rinnovo generazionale indispensabile a una società che vuole crescere. E poi penso anche che ci sia il tema della necessità da parte delle istituzioni centrali di recuperare l’esperienza di chi ha gestito da un punto di vista amministrativo il territorio”.

La lega prepara gli emendamenti, il Pd adesso nega l’appoggio

Ieri Paolo Tosato, Lega, aveva annunciato che il suo partito stava preparando proprio gli emendamenti sul terzo mandato, poche ore fa invece il capogruppo leghista a Palazzo Madama Massimiliano Romeo, incalzato dai giornalisti, fa sapere che si deciderà all’ultimo.

Paradossalmente l’unica sponda per il partito di Salvini erano i dem, che però si ritrovano di nuovo spaccati sul da farsi, e adesso negano l’appoggio al Carroccio. Francesco Boccia, presidente dei senatori Pd, si lamenta per il Salva-Zaia e dice che l’emendamento sugli enti locali:

“Aveva le stesse caratteristiche procedurali di quello dei comuni con la differenza che era stato cucito su misura per la Regione Veneto. In quel caso il governo, essendo un po’ connivente, si è rimesso alla Commissione e l’emendamento è stato bocciato. Un emendamento simile anche in Aula, ovviamente, avrà il nostro parere contrario, ma questo l’abbiamo già annunciato”.

Faraone (IV): “Meloni e Tajani vogliono levare il Veneto alla Lega”

Davide Faraone, capogruppo di Italia viva alla Camera, è categorico, le reali intenzioni della Premier per il vivaista sarebbero quelle di prendersi anche il ‘Nord’. Un obiettivo che, secondo Faraone, sarebbe condiviso anche dagli azzurri di Tajani. In ogni caso il deputato non manda di attaccare anche il fronte dem e pentastellato, colpevoli di fare da stampella al Governo Meloni, non appoggiando più la Lega:

“Sul terzo mandato, la verità è che assistiamo a un’azione politica violenta di Giorgia Meloni per togliere il Veneto alla Lega. A prescindere dal continuo tentativo di Salvini di suicidarsi politicamente, Giorgia Meloni e Tajani, in tandem stanno cercando di radere al suolo il leader leghista. In Veneto, nemmeno nei tempi di massima espansione di Berlusconi e di Fi, ci si era sognati di toglierlo alla Lega. Il problema, qui, non è il terzo mandato ma la volontà della Meloni di prendersi il Veneto. Piuttosto, quelli del campo largo, se volessero, potrebbero mandare a casa la Meloni. Dicono che noi siamo la stampella del governo e invece sul terzo mandato la stampella la fanno Pd e 5 Stelle perché se votassero un nostro emendamento, Giorgia Meloni dovrebbe salire al Quirinale”.