Leonid Volkov, braccio destro di Alexei Navalny, il dissidente russo scomparso in circostanze misteriose il 16 febbraio scorso, è stato aggredito a martellate davanti alla sua abitazione in Lituania. A renderlo noto è stata la portavoce dell’attivista di Mosca morto quasi un mese fa, Kira Yarmysh.
Lituania, braccio destro di Navalny aggredito davanti a casa: cos’è successo
Per diversi anni Leonid Volkov è stato uno dei più stretti collaboratori di Alexei Navalny, l’attivista deceduto lo scorso mese mentre si trovava in un carcere russo di massima sicurezza in Siberia. Sia quando il collega era ancora in vita, sia dopo la sua morte, Volkov lo ha sempre sostenuto, cercando di combattere le sue stesse battaglie.
L’uomo è stato brutalmente aggredito mentre si trovava a pochi passi dalla propria casa in Lituania. A dare la notizia è stata la portavoce del dissidente russo deceduto lo scorso 16 febbraio, tramite una nota ufficiale. In poche ore poi il comunicato ha fatto il giro della Russia e del mondo, arrivando anche in Italia.
Kira Yarmysh ha riferito che “qualcuno” all’improvviso ha sfondato il finestrino dell’auto in cui si trovava Leonida Volkov. Poi, secondo quanto riportato, l’aggressore avrebbe spruzzato negli occhi della vittima un liquido urticante e avrebbe iniziato a colpirlo con un martello.
Poche ore dopo l’uscita di tale comunicato è arrivato anche il commento dello stesso ex braccio destro di Navalny. Su Telegram l’uomo aggredito ha ribadito che ha intenzione di continuare a lavorare e che non si arrenderà.
Volkov ha fatto sapere che questa aggressione gli ha portato alla rottura di un braccio. Si tratterebbe, secondo quanto riferito dallo stesso, di “caratteristico saluto da bandito” tipico dei sostenitori del presidente russo Vladimir Putin.
Stando dunque alle parole dello stretto collaboratore del dissidente russo morto in carcere, ad attaccarlo davanti alla propria abitazione in Lituania sarebbero stati dei seguaci del numero uno del Cremlino. Proprio quest’ultimo oggi da molti è ritenuto il principale responsabile della morte improvvisa di Navalny.
Volkov: “Preoccupato per la mia incolumità”
Appena qualche ora prima dell’aggressione, come ricorda Tgcom24, Leonid Volkov aveva rilasciato una intervista al quotidiano indipendente russo Meduza.
Aveva affermato di essere “preoccupato” per la propria incolumità. Ai microfoni della testata, il collaboratore di Alexei Navalny aveva detto:
Il principale rischio è che ora verremo tutti uccisi. Il perché è una cosa abbastanza ovvia.
In realtà questa non era la prima volta che l’ex collega del dissidente russo morto in carcere esprimeva preoccupazione. In tante altre occasioni il braccio destro di Navalny si era mostrato in apprensione per se stesso, per suoi collaboratori e i suoi sostenitori.
Poi appunto è arrivata questa aggressione, a quasi un mese dalla notizia della morte del dissidente russo di 47 anni che per tanto tempo ha cercato di contrastare il leader del Cremlino Vladimir Putin.
A commentare quanto avvenuto è stato anche il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis. Sul proprio profilo X ha definito la notizia dell’aggressione a Volkov “scioccante”. Ha concluso infine dicendo che l’autore o gli autori del gesto saranno chiamati a rispondere “del loro crimine”.
Il lavoro e l’attivismo di Volkov
Leonid Volkov in passato ha occupato il ruolo di responsabile degli Uffici regionali e delle campagne elettorali di Alexei Navalny. Nel 2013 infatti il dissidente russo si era candidato a sindaco di Mosca. Nel 2018 aveva provato a sfidare Vladimir Putin alle elezioni presidenziali, ma senza ottenere il risultato sperato.
Il braccio destro dell’attivista da tempo non vive più in Russia. Ormai da qualche anno si trova in Lituania, dove ha deciso di trasferirsi. Secondo diverse fonti, avrebbe lasciato il proprio Paese in seguito ad alcune pressioni da parte delle autorità e del Cremlino.
Lo scorso anno aveva seguito un progetto chiamato “Navalny’s Campaigning Machine”. L’obiettivo era quello di contrastare la campagna Vladimir Putin in vista delle prossime elezioni presidenziali, tramite una serie di chiamate, chat e messaggi a cittadine e cittadini russi.