Uno studio scientifico ha provato a rispondere alla domanda del perché il cervello ama il cibo grasso e quello dolce. Scopriamo insieme i dettagli e anche le varianti per non cadere in questa trappola.

Quando e perché il cervello ama il cibo grasso (e dolce)

Il rapporto complesso tra il cervello e il cibo, in particolare il cibo ricco di grassi o dolci, è oggetto di approfondite indagini scientifiche che abbracciano le discipline della neuroscienza, della psicologia e della nutrizione. Questa relazione, intrinsecamente legata all’evoluzione umana e ai meccanismi biologici di sopravvivenza, incide significativamente sulle nostre abitudini alimentari e sulla salute mentale e fisica. Quindi perché il cervello ama il cibo grasso?

La predilezione può essere compresa alla luce dell’evoluzione umana. Durante i primordi dell’uomo, l’accesso a risorse alimentari ad alto contenuto energetico era limitato e incerto. Pertanto, il cervello umano ha sviluppato meccanismi per favorire il consumo di cibi ricchi di calorie per garantire la sopravvivenza.

I grassi forniscono una fonte concentrata di energia, essenziale per le funzioni cognitive e motorie. Inoltre, i dolci, ricchi di zuccheri, offrono un rapido apporto di glucosio, che è il combustibile primario per il cervello. Questi alimenti attivano i sistemi di ricompensa del cervello, rilasciando neurotrasmettitori come la dopamina, che generano sensazioni di piacere e soddisfazione.

Alternative salutari: una via percorribile?

Nonostante l’attrattiva innata per il cibo grasso e dolce è possibile adottare alternative più salutari senza compromettere il piacere culinario. L’educazione alimentare e la consapevolezza delle proprie scelte sono fondamentali per incoraggiare una dieta equilibrata e sostenibile nel lungo termine.

Integrare nella dieta alimenti ricchi di grassi monoinsaturi, come avocado e noci, può soddisfare il desiderio di grassi senza compromettere la salute cardiaca. Allo stesso modo, le fonti naturali di dolcezza, come la frutta fresca o secca, offrono una dolcezza nutritiva senza gli effetti dannosi degli zuccheri aggiunti.

Non solo, anche l’inclusione di alimenti ad alto contenuto di fibre, come cereali integrali e legumi, favorisce la sazietà e regola il metabolismo, contribuendo a mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue e a prevenire le oscillazioni dell’umore associate ai picchi glicemici.

Quando fa male: i rischi del consumo eccessivo

Sebbene il cibo grasso e dolce possa soddisfare i nostri istinti primordiali di ricerca di energia, il consumo eccessivo può comportare gravi rischi per la salute. Le diete ad alto contenuto di grassi saturi e zuccheri raffinati sono associate a un aumentato rischio di obesità, diabete di tipo 2, malattie cardiache e disturbi metabolici.

Lo studio scientifico sul cibo dolce e grasso che impatta sul cervello

Una recente ricerca condotta da un team di scienziati dell’Università di Oxford e pubblicata sul Journal of Neuroscience ha portato alla luce interessanti scoperte riguardo alla relazione tra la consistenza dei cibi grassi e il nostro desiderio di consumarli. Attraverso l’integrazione di nuove metodologie ingegneristiche nell’ambito alimentare con il neuroimaging funzionale, lo studio si è focalizzato sul ruolo dei frullati, considerati tra i cibi più facili e veloci da ingerire e, di conseguenza, potenzialmente più attraenti.

La ricerca è stata condotta in due fasi distintive. Inizialmente, il team di ricercatori ha selezionato una varietà di frullati con diverse composizioni di grassi e zuccheri, al fine di determinare il “coefficiente di attrito radente” di ciascun campione, ovvero quanto facilmente il frullato si “scivolasse” sulla lingua. Successivamente, questi frullati sono stati somministrati a 22 volontari, i quali, dopo averli degustati, hanno valutato la somma che sarebbero stati disposti a spendere per consumare un altro bicchiere pieno del frullato preferito. Nel frattempo, ciascun partecipante è stato sottoposto a una scansione cerebrale per misurare l’attività della corteccia orbitofrontale, area coinvolta nel processo decisionale cognitivo e responsabile delle valutazioni basate sulla ricompensa, in relazione alla consistenza dei frullati grassi assunti.

Quali sono i risultati dello studio?

I risultati dello studio hanno rivelato un’interessante correlazione tra l’offerta economica dei partecipanti per consumare nuovamente il frullato preferito e l’attività registrata nella corteccia orbitofrontale. I soggetti più propensi a “investire” ulteriormente erano coloro che avevano sperimentato maggiore piacere durante la degustazione dei frullati. Questo suggerisce che le decisioni alimentari sono influenzate da valutazioni soggettive che il cervello elabora in base all’attrattiva percepita, la quale può essere influenzata, tra le altre cose, dalla consistenza del cibo e dalla soddisfazione gustativa che ne deriva.

Gli scienziati hanno evidenziato che i partecipanti più sensibili alla consistenza dei liquidi grassi sono coloro che abitualmente consumano cibi con un alto contenuto di grassi. Questa osservazione è stata corroborata da un sotto-esperimento in cui i partecipanti sono stati invitati a un pranzo a base di curry con diverse quantità di grassi.