Cinque agenti e dodici detenuti in ospedale: è questo il bilancio della rivolta avvenuta sabato nel carcere Don Soria di Alessandria , dove alcuni detenuti hanno dato fuoco a un materasso per opporsi al sequestro di sostanze stupefacenti operato dagli agenti di Polizia penitenziaria una volta scopertone il possesso da parte dei detenuti.

L’episodio di sabato – seguito ieri da una nuova aggressione nel carcere di San Michele, sempre ad Alessandria – conferma, come se ce ne fosse bisogno, lo stato di tensione che vivono le carceri italiane, schiacciate dal perenne sovraffollamento e dalla cronica mancanza di personale di Polizia penitenziaria, impegnato a garantire la sicurezza degli istituti in condizioni sempre più difficili.

Rivolta carcere di Alessandria, Santilli (Sappe): “Ennesimo evento ai danni degli agenti di Polizia penitenziaria”

Per commentare la rivolta avvenuta nel carcere di Alessandria sabato, la redazione di TAG24 ha raggiunto Vicente Santilli, segretario regionale del Piemonte e della Valle d’Aosta per il Sappe, il sindacato autonomo di Polizia penitenziaria.

Segretario Santilli, cosa è successo sabato nel carcere Don Soria di Alessandria?

«Dopo un sequestro di sostanze stupefacenti – lanciate nelle celle dall’esterno del carcere – alcuni detenuti hanno incendiato un materasso. La polizia penitenziaria è così intervenuta per spegnere le fiamme e salvaguardare i detenuti ristretti presso la sezione. L’episodio, complessivamente, ha costretto cinque agenti e dodici detenuti a sottoporsi a cure presso l’ospedale cittadino.

Questo tuttavia non è l’unico episodio indecoroso avvenuto ad Alessandria negli scorsi giorni. Nel carcere di San Michele un detenuto ha aggredito un agente nel tentativo di sottrarsi a una perquisizione ordinaria. L’intervento di altri poliziotti ha permesso di contenere la situazione: due di questi, tuttavia, si sono dovuti recare in pronto soccorso dopo aver riportato dei traumi.

Questi episodi, purtroppo, non sono che gli ennesimi eventi che, a partire da piccole casualità, determinano dei danni ai corpi di Polizia penitenziaria, non solo ad Alessandria ma anche nel resto del Piemonte di Italia».

Sovraffollamento carcerario, Santilli (Sappe): “Urgente puntare su misure alternative alla detenzione”

Quali fattori determinano l’emergere di questi eventi?

«I malesseri nel carcere sono legati a tanti fattori e, in primis, al sovraffollamento. Come Sappe chiediamo da anni di puntare sulle misure alternative di detenzione – come i braccialetti elettronici o gli arresti domiciliari – per contenere il sovraffollamento carcerario.

In secondo luogo, servirebbero dei provvedimenti disciplinari più incisivi nei confronti dei detenuti che si rendono protagonisti di questi atti deplorevoli contro i poliziotti.

Nelle carceri italiane, poi, ci sono tanti soggetti – tossicodipendenti, malati psichiatrici – che dovrebbero essere detenuti in altre strutture sanitarie, come ad esempio le Rems».

Santilli (Sappe): “Negli istituti vengono introdotte droghe e telefoni con i droni”

Lei raccontava della droga introdotta nel carcere di Alessandria tramite le finestre. Ci spiega meglio?

«Il carcere Don Soria si trova all’interno della città di Alessandria. Qualsiasi passante con la macchina può benissimo lanciare degli oggetti nel carcere. Alle volte la droga viene collocata all’interno di palloni da calcio che poi vengono lanciate oltre le mura di cinta e raccolte dai detenuti, magari impegnati in qualche attività fuori dalla cella, come ad esempio nel momento dell’ora d’aria.

Purtroppo, poi, le sostanze e i materiali non ammessi – tra cui gli smartphone – vengono introdotti anche tramite i droni. Questo aspetto è particolarmente delicato. La polizia penitenziaria avrebbe bisogno di nuclei anti droni e della schermatura delle carceri».

Rivolta carcere di Alessandria, Santilli (Sappe): “La polizia penitenziaria si sente abbandonata”

Segretario Santilli, lei in comunicato ha richiamato la politica alle sue responsabilità. Cosa chiede?

«Spesso si avverte la tendenza a sminuire i gravi fatti che avvengono all’interno delle carceri. Sembra non si voglia vedere che le risse, i ferimenti e le colluttazioni sono all’ordine del giorno. La polizia penitenziaria si sente così abbandonata dalle istituzioni.

Quello che chiediamo è una decisa inversione di marcia, con regole più chiare che permettano al personale di operare con certezza. Allo stesso tempo chiediamo che la popolazione detenuta rispetti gli ordini di servizio impartiti dalla direzione.

Adesso c’è un bando di concorso per la Polizia penitenziaria. Questi ingressi, tuttavia, non saranno sufficienti a colmare il fabbisogno di personale, dato che molti colleghi andranno in quiescenza. Un tempo nelle carceri italiane c’erano circa 46 mila agenti: oggi siamo a 38mila e garantire la sicurezza è sempre più difficile.

Serve che dalle istituzioni e dal Governo arrivi un segnale, così da mettere gli agenti di Polizia penitenziaria in condizione di lavorare in tranquillità, facendo rispettare le norme senza rischiare l’incolumità».

Come stanno gli agenti rimasti feriti questo weekend nelle carceri di Alessandria?

«Adesso stanno bene: hanno subito un trauma, ma fortunatamente si stanno rimettendo».