Presi dal panico, si sarebbero divisi per cercare – ognuno a suo modo – di salvarsi dalla bufera che li aveva sorpresi nella zona della Tête Blanche, sulle Alpi svizzere: nonostante i loro tentativi, cinque dei sei alpinisti che risultavano dispersi da sabato scorso alla fine sono morti congelati, venendo recuperati dai soccorsi a circa 3.500 metri di quota dai soccorritori. Il corpo dell’unica donna del gruppo manca ancora all’appello, ma nel Canton Vallese si è già deciso di aprire un’inchiesta sulla tragedia.
Ecco cos’è successo agli alpinisti dispersi trovati morti in Svizzera
Ci siamo trovati di fronte una brutta scena. Avevano cercato di costruire una grotta per proteggersi dal vento e dal freddo. Non erano tutti insieme, probabilmente sono stati presi dal panico e ognuno ha cercato una via per salvarsi. Sono morti congelati,
ha dichiarato nel corso della conferenza stampa tenutasi ieri a Sion Anjan Truffer, capo del soccorso della compagnia di volo svizzera Air Zermatt, che insieme a professionisti provenienti da tutto il Vallese ha preso parte alle ricerche degli alpinisti dispersi. A riportare le sue parole è Il Corriere della Sera.
Stando a quanto ricostruito finora, i sei (di cui una donna che non è ancora stata trovata) sarebbero partiti di buonora da Zermatt, sul versante svizzero del Cervino, per dirigersi ad Arolla, nella Val d’Hérens, dove li aspettava un loro familiare quando, all’improvviso, sarebbero stati sorpresi da una bufera che non gli avrebbe permesso di proseguire, bloccandoli.
L’allarme era stato lanciato attorno alle 16 di sabato scorso: non vedendoli arrivare e non avendo più loro notizie il familiare che li aspettava al punto di arrivo si era preoccupato, chiedendo ai soccorsi di andare a cercarli. Più tardi, attorno alle 17.19, dal telefono di uno dei membri del gruppo era partita una telefonata che aveva consentito di localizzarli: si trovavano nel settore della Col della Tête Blanche, a circa 3.500 metri di quota.
Dei soccorritori erano immediatamente partiti a piedi e in elicottero per cercare di raggiungerli, ma a causa delle pessimi condizioni metereologiche avevano dovuto abbandonare la spedizione. Le operazioni di ricerca erano riprese domenica mattina. In serata, la tragica scoperta.
Manca ancora all’appello il corpo dell’unica donna del gruppo
I corpi di cinque di loro giacevano, distanti l’uno dall’altro, in mezzo alla neve: sembra che avessero provato a crearsi un rifugio e che alla fine siano morti congelati a causa delle bassissime temperature raggiunte e del vento gelido. Erano tutti parenti: tre fratelli, uno zio e un cugino di una famiglia di Vex, nel Vallese. Alcuni si stavano allenando per la gara mondiale di scialpinismo “Patrouille des glaciers” che si terrà il prossimo aprile, il cui tracciato passa anche lungo l’itinerario Zermatt-Arolla.
L’unica donna del gruppo, una 28enne di Friburgo amica di uno di loro, risulta ancora dispersa: è probabile che anch’essa sia morta. “Tutto è stato fatto sul piano umano e delle risorse”, ci ha tenuto a dire il comandante della polizia cantonese Christian Varone alla stampa. “Abbiamo provato l’impossibile – ha aggiunto -, talvolta dobbiamo inchinarci alla natura”.
Dal canto suo, la procuratrice generale del Vallese Beatrice Pilloud ha annunciato l’apertura di un’inchiesta per fare luce sull’accaduto. L’obiettivo è ricostruire la cronologia e le circostanze della tragedia. “È importante non giudicare le persone, avendo rispetto nei loro confronti”, ha dichiarato, ricordando che le condizioni meteo in montagna possono “cambiare repentinamente”.
Ciò che intendeva dire è che le persone morte non potevano sapere che all’improvviso sarebbero state sorprese da una bufera, perché quando erano partite le condizioni erano relativamente buone. Saranno le indagini a fare chiarezza su quanto accaduto e sulla natura dei soccorsi garantiti ai sei. Resta, nonostante gli sforzi, l’amarezza di non essere riusciti a raggiungerli in tempo prima che il freddo li uccidesse.