Nel 2024, in pensione con opzione contributiva: pro e contro. La partita previdenziale sembra non sbloccarsi mai. Dopo l’entrata a regime del sistema contributivo introdotto con la riforma Dini, diversi trattamenti previdenziali sono condizionati dall’accumulo dei versamenti contributivi piuttosto che dal valore della remunerazione percepita (sistema retributivo).
Tutti coloro che hanno iniziato ad accumulare un’anzianità contributiva dal 1996 rientrano nel sistema contributivo. È importante notare che per qualcuno la pensione viene ancora calcolata con il sistema misto (calcolo contributivo e retributivo).
Tuttavia, questa regola non vale per coloro che non soddisfano la norma costituita disposta per questo trattamento. Dunque, anche e soprattutto per coloro che scelgono l’opzione contributiva, sono confermati vantaggi e svantaggi. Vediamo insieme quali sono.
Pensione 2024 – opzione contributiva
L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) applica l’opzione contributiva per gli iscritti con data successiva al 31 dicembre 1995, ma solo se soddisfano diversi criteri, di seguito elencati:
- non aver maturato 18 anni di contribuzione alla data del 31 dicembre 1995;
- aver maturato almeno 15 anni di contribuzione, di cui almeno 5 nel sistema contributivo (ovvero maturati dopo il 31 dicembre 1995);
- aver maturato un’anzianità contributiva al 31 dicembre 1995.
L’INPS, nella circolare n. 54/2021, ammette il riscatto dei periodi di contribuzione al fine di perfezionare tali criteri, ma solo se la richiesta viene formulata contestualmente alla domanda di pensione con opzione al contributivo.
Inoltre, l’Istituto pone un’ulteriore distinzione in ragione delle norme introdotte con la legge Fornero. Nello specifico, verifica se i requisiti risultano maturati entro il 31 dicembre 2011 o successivamente all’entrata a regime della riforma. Come riporta pensionioggi.it, l’INPS, nel messaggio n. 219/2013, spiega che l’opzione al contributivo viene rilasciata a patto che il lavoratore, al 31 dicembre 2011, abbia maturato sia i requisiti per tale facoltà che quelli previsti per l’accesso al trattamento previdenziale in base alle disposizioni normative vigenti all’epoca della riforma.
L’altra ipotesi riguarda l’accesso alla pensione di vecchiaia o anticipata per coloro che hanno maturato un’anzianità contributiva successiva al 31 dicembre 1995.
Quali vantaggi con l’opzione al contributivo?
Il primo vantaggio potrebbe essere rivolto a coloro che vantano una carriera lavorativa con uno stipendio alto all’inizio del periodo assicurativo, che nel corso degli anni ha subito una drastica riduzione. In questo caso, l’opzione al contributivo permette di godere dei vantaggi del sistema misto.
In particolare, viene applicato il vantaggio del retributivo laddove la retribuzione è alta, mentre il sistema contributivo si applica per gli anni successivi al 31 dicembre 1995.
Questo rappresenta un salto di qualità, poiché la retribuzione bassa non viene considerata nel calcolo dell’assegno previdenziale, ma vale l’ammontare dei contributi versati.
A fronte di questo cambiamento, emerge il vantaggio dell’opzione al contributivo, che potrebbe portare a un assegno superiore alle aspettative rispetto a quanto sarebbe emerso con il solo calcolo misto.
È importante notare che le lavoratrici madri, con l’opzione al contributivo, possono anticipare l’uscita dal lavoro di quattro mesi per ogni figlio, fino a un massimo di un anno. Infine, scegliendo questa opzione è possibile richiedere il riscatto della laurea in forma agevolata.
Pensioni 2024: quali svantaggi con l’opzione contributiva?
L’opzione al contributivo comporta l’applicazione dei canali di pensionamento tradizionali, di seguito indicati:
- pensione di vecchiaia (67 anni unitamente a 20 anni di contributi);
- pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, e 41 anni e 10 mesi per le donne);
- pensione Quota 103 (62 anni di età con 41 anni di versamenti contributivi).
Non è possibile applicare l’opzione nei seguenti casi:
- per l’uscita a 64 anni con 20 anni di contributi versati in presenza di un assegno pari ad almeno tre volte l’assegno sociale;
- la pensione di vecchiaia a 71 anni con almeno 5 anni di contribuzione effettiva;
- la pensione donna con Opzione donna.