Pensione complementare e contributi versati: la diffidenza nel sistema previdenziale è molta, tanto che spesso si pone la domanda: “Da cosa dipende l’importo della mia pensione?”. La pensione degli italiani cambia volto con il passaggio integrale al sistema contributivo, e la pensione complementare rappresenta l’unica risposta idonea in grado di tracciare la linea decisiva per il futuro previdenziale dei pensionati. Un sistema valido e concreto per integrare l’importo della rendita pensionistica futura. Vediamo come.

Pensione complementare e contributi versati

Non esiste un giorno perfetto per iniziare a versare i contributi e capitalizzare la pensione complementare. Sicuramente, tracciare il futuro pensionistico significa affrontare la realtà, considerando la necessità di garantire un sostegno economico supplementare alla pensione.

Per questo motivo, alla domanda “A che età devo iniziare a versare la contribuzione nel fondo complementare?”, la risposta non può che essere: “Quanto prima, meglio ancora da giovani”.

Non è facile tracciare la rotta previdenziale da giovani, ma investire nel futuro pensionistico potrebbe rappresentare una salvaguardia per la vita da pensionato. L’obiettivo dei giovani dovrebbe essere quello di vivere bene il momento, strutturando strategie future per garantire una flessibilità finanziaria simile o quasi simile nel futuro.

Nonostante non sempre le strategie attuali si allineino con il benessere futuro, capire le variazioni del sistema previdenziale nel medio e lungo termine aiuta a comprendere che la soluzione è nella possibilità di ricevere un assegno integrativo alla pensione.

È importante considerare che il sistema retributivo di calcolo della pensione (la rendita pubblica calcolata in base alla retribuzione media percepita dal lavoratore) in molti casi è stato sostituito integralmente dal sistema contributivo (la rendita pubblica calcolata solo attraverso la contribuzione versata durante la carriera lavorativa).

Fortunatamente, il lavoratore può eseguire una simulazione della propria situazione pensionistica al fine di pianificare il proprio futuro previdenziale integrando il trattamento pubblico con una rendita complementare.

Perché aderire anche alla previdenza complementare?

La pensione pubblica viene erogata attraverso il meccanismo di ripartizione dei contributi versati. In sostanza, i lavoratori finanziati dai contributi versati dai lavoratori. Diversamente avviene nei fondi pensione della previdenza integrativa, in cui opera il meccanismo della capitalizzazione.

Ciò significa che il richiedente sceglie di accumulare i contributi versati periodicamente, i quali vengono gestiti e investiti in obbligazioni o azioni in base al piano finanziario a cui si aderisce. Le caratteristiche dell’investimento variano a seconda del piano finanziario scelto.

All’atto del pensionamento, l’importo del capitale accumulato durante un determinato periodo, prodotto sia dalle risorse versate che dai rendimenti ricavati, viene erogato sotto forma di pensione integrativa, sia sotto forma di rendita mensile che di capitale intero.

È importante sottolineare che per il lavoratore la pensione integrativa rappresenta un risparmio pensionistico indispensabile per ottenere una pensione che si aggiunge a quella del regime pubblico obbligatorio.

Il lavoratore che aderisce a un fondo complementare si garantisce un tenore di vita adeguato nel periodo del pensionamento. Inoltre, il regime fiscale della pensione complementare è particolarmente vantaggioso.

Va considerato che la rendita integrativa temporanea (R.I.T.A.) permette di anticipare l’uscita dal lavoro ancor prima di aver maturato l’età del pensionamento prevista per l’accesso alle varie forme di pensione anticipata.

Qual sono i vantaggi fiscali della pensione integrativa?

 Come accennato, la pensione integrativa è essenziale per ottenere un doppio trattamento previdenziale, che offre numerosi vantaggi fiscali.

Ciò avviene poiché i contributi annualmente accumulati nel fondo complementare aiutano a risparmiare sulle tasse essendo integralmente deducibili fiscalmente; pertanto, il loro importo riduce il reddito dichiarato ai fini dell’IRPEF, entro la soglia massima di 5.164,57 euro all’anno.

L’eccezione riguarda il TFR, se trasferito nel fondo pensione, in quanto non rappresenta un reddito imponibile.

Per i versamenti effettuati nel fondo complementare, vige una tassazione ridotta con un’aliquota del 20% rispetto ad altre forme di investimento tassate al 26%.

Durante il periodo di erogazione della rendita integrativa, l’aliquota massima di tassazione è del 15%; successivamente, dopo 15 anni, viene ridotta allo 0,3% fino al 9%.