Sei un lavoratore part time e vuoi sapere quanto prenderai di pensione? I lavoratori che svolgono la propria attività con un orario ridotto riceveranno una pensione inferiore rispetto a chi lavora a tempo pieno, il che risulta evidente poiché il montante contributivo aumenta solo in base ai versamenti proporzionati al livello di retribuzione, sia che si tratti di un part-time orizzontale o verticale. Questo discorso è riferito esclusivamente ai lavoratori dipendenti, in quanto le regole differiscono per gli autonomi o i liberi professionisti, per i quali non si applica nemmeno la distinzione tra part-time e full-time.
Quanto prende di pensione un lavoratore part time?
Per illustrare con un esempio concreto l’entità della pensione, immaginiamo due lavoratori di 67 anni, entrambi con 20 anni di contributi, ma uno ha svolto un lavoro a tempo pieno e l’altro a part-time al 50%.
Supponiamo che il coefficiente di trasformazione sia del 5,5% per entrambi. Se il lavoratore a tempo pieno ha una retribuzione media annua di 30.000 euro e quello a part-time ha una retribuzione media annua di 15.000 euro, i loro montanti contributivi saranno rispettivamente:
- 30.000 x 0,33 x 20 = 198.000 euro per il lavoratore a tempo pieno,
- 15.000 x 0,33 x 20 = 99.000 euro per il lavoratore part-time.
Di conseguenza, la loro pensione annua sarà:
- 198.000 x 0,055 = 10.890 euro per il lavoratore a tempo pieno,
- 99.000 x 0,055 = 5.445 euro per il lavoratore part-time.
Come si evince, la pensione del lavoratore part-time è approssimativamente la metà di quella del lavoratore a tempo pieno, nonostante abbiano lo stesso numero di anni di contributi.
Bastano 20 anni di contributi part time per la pensione di vecchiaia?
Non sempre un anno di lavoro equivale a un anno di contributi pensionistici, specialmente per chi lavora a tempo parziale, con poche ore settimanali. Sussiste il rischio che una settimana di lavoro part-time non venga considerata ai fini contributivi, risultando in meno versamenti al termine dell’anno rispetto alle aspettative.
Ciò non solo influirà sull’importo della futura pensione, ma avrà anche ripercussioni sul raggiungimento del diritto alla stessa.
Ad esempio, consideriamo una persona che ha lavorato per 20 anni con un contratto part-time, convinta che ciò sia sufficiente per accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni, requisito che richiede appunto 20 anni di contributi. Tuttavia, al momento dell’analisi del suo estratto conto contributivo, potrebbe constatare che i contributi accreditati non raggiungono i 20 anni richiesti. Di conseguenza, a meno che non decida di riscattare gli anni mancanti, non potrà ottenere l’accesso alla pensione di vecchiaia.