Il calcolo dell’importo della pensione nel caso di lavoro part-time è principalmente influenzato dal sistema di calcolo contributivo. In tale sistema, l’importo della pensione dipende esclusivamente dalla retribuzione percepita e dagli anni di lavoro. Nel contesto del lavoro part-time, dove la retribuzione è inferiore rispetto a quella di un lavoro a tempo pieno, l’importo dell’assegno pensionistico sarà di conseguenza ridotto.
Nel dettaglio, nel sistema contributivo, l’importo della pensione si ottiene moltiplicando il coefficiente di trasformazione per il montante contributivo. Per il lavoro part-time, tale montante contributivo equivale al 33% della retribuzione, implicando che più sono i periodi di lavoro a tempo parziale, più basso sarà l’importo della futura pensione.
Come si calcolano i contributi part time per la pensione?
L’entità della pensione per chi ha svolto un lavoro part-time è determinata dal sistema di calcolo utilizzato, dall’ammontare contributivo accumulato e dal coefficiente di trasformazione. In linea generale, il lavoro part-time non influisce sul diritto alla pensione, ma modifica soltanto l’entità del trattamento pensionistico.
È importante notare che un anno di lavoro part-time è equivalente a un anno di lavoro a tempo pieno per quanto riguarda il raggiungimento dei requisiti anagrafici e contributivi necessari per la pensione.
Tuttavia, come abbiamo evidenziato, il lavoro part-time comporta una retribuzione inferiore rispetto al lavoro a tempo pieno, influenzando quindi anche il versamento di contributi previdenziali. Di conseguenza, il montante contributivo, rappresentato dalla somma dei contributi versati nel corso della carriera lavorativa, sarà inferiore per chi ha lavorato part-time rispetto a chi ha lavorato a tempo pieno.
Calcolo quota contributiva
Il calcolo della quota contributiva si ottiene moltiplicando il montante contributivo individuale per il coefficiente di trasformazione. Quest’ultimo dipende dall’età anagrafica e dal sesso del lavoratore al momento del pensionamento, tenendo conto della speranza di vita media. Un coefficiente di trasformazione più elevato si traduce in una pensione più sostanziosa.
Anche nel caso dei contratti part-time, il montante contributivo equivale al 33% della retribuzione, che, essendo inferiore rispetto a quella a tempo pieno, comporterà una contribuzione notevolmente minore.
Calcolo quota retributiva
La porzione eventualmente derivante dal sistema retributivo (per contributi antecedenti al 1995) nell’assegno pensionistico non subisce svalutazioni, anche se si opta per un periodo di lavoro pre-pensione in modalità part-time. Anche nel settore pubblico, per calcolare le quote retributive di pensione, si continua a utilizzare il valore teoricamente previsto per il lavoro a tempo pieno.
Nota bene: l’INPS consente la richiesta di riconoscimento del part-time come tempo pieno per soddisfare i requisiti di anzianità lavorativa per coloro che svolgono attività a tempo parziale verticale o ciclico.
A che età va in pensione un lavoratore part time?
Per quanto concerne l’età pensionabile dopo il part-time nel settore privato, i periodi di lavoro part-time (orizzontale o verticale) sono considerati equivalenti a quelli full-time a condizione che sia stato rispettato il minimo INPS per il lavoro dipendente (circa 205 euro settimanali).
Nel settore pubblico, tale vincolo viene meno, e gli anni di servizio ad orario ridotto sono considerati sempre utili per intero.
Per coloro che entrano o entreranno nel mondo del lavoro dopo il 1995 (a partire dal 2024 per l’accesso alla pensione di vecchiaia a 67 anni), è necessario aver maturato una pensione pari almeno all’assegno previdenziale. Nel caso di lavoro part-time, potrebbe essere necessario prolungare la carriera lavorativa per raggiungere questa soglia.
Qual è il minimo di ore part-time per avere la pensione completa?
Non esiste un requisito minimo di ore part-time per ottenere una pensione con contributi pieni; l’elemento cruciale è rappresentato dai contributi previdenziali, non dal numero di anni lavorati.
Per il settore privato in Italia, i periodi di lavoro part-time, sia esso orizzontale (con una riduzione delle ore lavorative settimanali) o verticale (con una riduzione delle giornate lavorative settimanali), sono considerati equiparabili a quelli a tempo pieno solo se viene rispettato un requisito essenziale: il minimo INPS per il lavoro dipendente.
Questo valore, soggetto a regolari aggiornamenti in base alla rivalutazione delle pensioni, corrisponde al 40% del trattamento minimo annuo di pensione ed è soggetto a continue variazioni. Nel 2024, il trattamento minimo INPS per la pensione è di 614,77 euro all’anno.
Qualora la retribuzione percepita da un lavoratore part-time fosse inferiore a questa soglia, il periodo lavorato non verrebbe riconosciuto integralmente, ma sarebbe soggetto a una riduzione proporzionale rispetto ai contributi versati.
Quanto prende di pensione un lavoratore part time? Esempio pratico
Supponendo che il lavoratore abbia svolto almeno un giorno di lavoro per 52 settimane in un anno, il calcolo si sviluppa così: moltiplicando le 20 ore settimanali (orario part-time) per 52 settimane si ottiene un totale di 1.040 ore lavorate e compensate. Dividendo quindi 1.040 per 40 (orario settimanale a tempo pieno), si ottengono 26 settimane considerate ai fini del calcolo pensionistico.
In questo scenario, per accumulare i 20 anni di contributi necessari per accedere alla pensione di vecchiaia (corrispondenti a 1.040 settimane, ossia 20*52), sarebbe richiesto un periodo di lavoro di circa 36 anni (=1.040/29).
Questo riguarda le settimane utilizzate nel calcolo della pensione. È importante notare che l’importo effettivo della pensione viene calcolato tenendo conto dell’anzianità di servizio relativa ai periodi di lavoro a tempo pieno e, in proporzione all’orario svolto, l’anzianità di servizio prestata.
Riscatto del periodo part time dopo la pensione
Va precisato che non tutti sono consapevoli della possibilità di compensare il periodo di lavoro part-time non coperto dai versamenti contributivi. Dal 1996, è stato introdotto il riscatto dei periodi di lavoro a tempo parziale ai fini della pensione, a condizione che tali periodi non siano stati effettivamente lavorati.
Per procedere con questa pratica, è possibile presentare una richiesta di riscatto direttamente online tramite l’Inps. Questa opzione risulta particolarmente vantaggiosa per coloro che rientrano nel sistema pensionistico esclusivamente contributivo, ovvero per coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995. In questo caso, i requisiti per ottenere la pensione al compimento dei 67 anni possono essere soddisfatti solo se l’importo della pensione non è inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale. Attualmente, l’assegno sociale ammonta a 503,27 euro al mese nel 2023.