Chi era Francesco Lorusso e chi l’ha ucciso? Perché? Sono solo alcuni degli interrogativi che ancora ruotano attorno alla storia dello studente bolognese freddato a colpi di pistola l’11 marzo di 47 anni fa nel corso di una manifestazione studentesca. Una storia che a distanza di tanti anni resta impressa nella mente di molti per la sua drammaticità.

Chi era Francesco Lorusso, chi l’ha ucciso e perché?

Quando fu ucciso a Bologna, Pier Francesco Lorusso aveva 26 anni e studiava medicina. Era l’11 marzo del 1977. Quella mattina si era recato insieme ai suoi compagni del movimento di sinistra “Lotta Continua” all’Istituto di Anatomia umana dell’Università bolognese per prendere parte ad una contestazione scoppiata dopo che il servizio dell’ordine del gruppo cattolico “Comunione e Liberazione”, che stava tenendo un’assemblea in un’aula dell’edificio, aveva allontanato con la forza alcuni studenti del movimento “Settantasette” che avevano provato ad entrare.

La situazione si era fatta subito calda: il direttore dell’Istituto, constatato il pericolo, aveva deciso di allertare il rettore, che a sua volta aveva chiesto l’intervento delle forze dell’ordine: al loro arrivo gli studenti della sinistra extraparlamentare avevano provato a denunciare l’aggressione subita poco prima, ma erano stati caricati dai numerosi agenti intervenuti e allontanati, anche con l’uso di lacrimogeni, fino alla vicina Porta San Donato.

Lì si consumò il dramma: in via Mascarella alcuni dimostranti lanciarono due bottiglie motolov contro le forze dell’ordine, colpendo l’autocarro guidato dal giovane carabiniere di leva 22enne Massimo Tramontani e provocando un principio di incendio. Il militare scese dal camion, attraversò la strada e sparò 12 colpi del suo fucile Winchester e 6 colpi di Beretta ad altezza uomo contro gli studenti, prendendo in pieno il torace di Lorusso, che riuscì a trascinarsi per qualche metro sulla stessa via e poi morì.

Tramontani si sarebbe costituito la sera stessa. Intanto, a Bologna, nel pomeriggio a migliaia si erano riversati sulle strade per protestare contro l’accaduto. Per giorni ci sarebbero stati scontri di piazza molto violenti anche a Roma. La morte di Lorusso aveva sconvolto tutti e tutti erano pronti a farsi sentire, a dire “basta” alla violenza delle istituzioni (come di recente è accaduto per i fatti di Pisa). “Per il compagno Francesco Lorusso, ucciso dai carabinieri di Andreotti”, recitava il volantino con cui si invitavano “i comunisti e gli antifascisti” ai vari cortei organizzati.

Che fine ha fatto il responsabile, Massimo Tramontani

Le indagini che seguirono ai fatti di via Mascarella furono chiuse nel luglio del 1977. Il sostituto procuratore Romano Ricciotti, che se ne era occupato, chiese di scagionare Massimo Tramontani da tutte le accuse, ritenendo che non ci fossero prove del fatto che ad uccidere Lorusso fosse stato uno dei colpi che il militare aveva ammesso di aver sparato.

Anche se ce ne fossero state, Tramontani non sarebbe stato poi imputabile, a suo dire, perché aveva agito legittimamente, visto che sul luogo era in atto “una vera e propria sommossa, una guerriglia urbana ben organizzata” e che lui, in sostanza, “non aveva altro mezzo che quello di far uso del suo fucile in dotazione”.

Una ricostruzione dei fatti smentita da diversi testimoni, secondo cui al momento della sparatoria c’erano, oltre a Tramontani, almeno altri venti membri delle forze dell’ordine. Il militare fu arrestato e incarcerato, ma dopo circa un mese e mezzo tornò libero. Sarebbe stato assolto dai giudici della Corte d’Appello del tribunale di Bologna che, pur ritenendolo responsabile della morte del 26enne, reputarono legittima la condotta che aveva tenuto sparandogli.

“La sua idea di libertà di amore sopravviverà a ogni crimine”, recita una targa intitolata a Lorusso dai suoi compagni.