Risveglio amaro per il centrosinistra che, dopo l’ubriacatura della Sardegna, perde in Abruzzo pur presentandosi con una coalizione amplissima e con un candidato valido quale il rettore Luciano D’Amico che con la sua lista “Luciano D’Amico Presidente”, ha ottenuto il 7,69%.

Una sconfitta che è soprattutto del M5S e che andrà, inevitabilmente, ad alterare gli equilibri di forza nella coalizione in vista delle scelte per i prossimi appuntamenti elettorali in Basilicata e Piemonte dove il campo largo – ammesso che mantenga – deve ancora scegliere i candidati governatore.

Niente bis, quindi, per il campo larghissimo che si è fermato al 46.5%, quando mancano meno di un centinaio di seggi ancora da scrutinare. Troppo poco per impensierire il centrodestra che può contare sul 53,5% e che già nella notte ha proclamato la vittoria di Marco Marsilio che con la sua lista “Marsilio Presidente” ha ottenuto solo il 5%. Una vittoria quella del governatore uscente che, però, non è mai stata in bilico.

Elezioni Abruzzo 2024, nel centrosinistra crollo del M5S fermo al 6,94%, tiene il Pd con il 20,39%

Il giorno dopo è il momento delle riflessioni per gli sconfitti e le riflessioni come sempre partono dai numeri che sono impietosi soprattutto per il M5s che si ferma al 6,94%. Una “bocciatura” da parte dei cittadini abruzzesi. Nel 2019, il partito di Giuseppe Conte, correndo da solo raggiunse il 19,7% e nel 2022 il 18,5%.

Bene, ma, non entusiasma il Partito Democratico che ottiene 20,39%. Quasi il doppio rispetto al 2019 quando ottenne solo l’11,1% e meglio del 2022 quando si fermò al 16,6%.

Bene anche per Azione che con il 4% entra in consiglio regionale dal momento che la soglia di sbarramento per i partiti all’interno delle coalizioni è al 2%. Nel 2022 con Italia Viva ebbe il 6,3%.
Avs ottiene il 3,61%. Nel 2019 Leu ebbe il 2,8%. Nel 2022 Avs ebbe il 2,7%.

Elezioni Abruzzo 2024, cambiano gli equilibri di forze nel campo largo: quali ripercussioni in Basilicata e Piemonte?

E’ inevitabile che i risultati del voto di ieri, 10 marzo, avranno delle ripercussioni sui prossimo appuntamenti elettorali a partire dalla Basilicata dove si voterà il 20 e 21 aprile e dove il centrosinistra ancora non ha scelto un candidato unitario.

Una scelta su cui peserà sicuramente la debacle del M5s che, nelle ultime settimane, con il suo veto su Angelo Chiorazzo (candidato sponsorizzato dal Pd) ha di fatto bloccato la discussione. Il partito di Conte ne esce indebolito e il Partito Democratico potrebbe approfittarne per sbloccare la trattativa. Trattativa che potrebbe, però, anche finire con la definitiva rottura della fragile alleanza tra Pd e M5s.

Lo stesso vale anche per il Piemonte, regione che andrà al voto l’8 e il 9 giugno. Anche qui il campo largo è in stallo e anche qui è necessario arrivare il prima possibile ad un nome condiviso per evitare di dare al centrodestra un ulteriore vantaggio.