La pensione denominata di vecchiaia o di anzianità si ottiene rispettando i requisiti anagrafici richiesti. La soglia di età viene adeguata ogni due anni in base alle rilevazioni sulla mortalità condotte dall’ISTAT.
Negli ultimi anni, sono stati registrati incrementi di due o tre mesi ogni biennio.
Escludendo invalidi, caregiver e disoccupati di lungo corso, l’età minima per ottenere la pensione di vecchiaia è di 67 anni. Questo parametro si applica ai lavoratori che hanno accumulato almeno 20 anni di contributi.
Per coloro che hanno accumulato almeno 15 anni di contributi entro il 31 dicembre 1992, è possibile accedere alla pensione di anzianità, grazie alla “riforma Amato”, al raggiungimento dei 67 anni.
Per coloro che non hanno versato contributi prima del 1996, ma possiedono almeno 5 anni di contributi, l’età pensionabile sale a 71 anni.
Chi può avere la pensione di vecchiaia senza contributi?
Coloro che non hanno mai effettuato versamenti contributivi possono accedere all’assegno sociale, una prestazione assistenziale specifica per chi si trova in condizioni economiche difficili, comprovate attraverso la dichiarazione dei redditi.
Una differenza significativa tra la pensione e l’assegno sociale è che, in caso di decesso del titolare, il secondo non prevede la reversibilità.
Per l’anno 2023, l’assegno sociale ammonta a 513,27 euro per tredici mensilità. La richiesta di questo beneficio va presentata all’INPS, ed è possibile ottenere l’assegno sociale se si soddisfano i seguenti requisiti:
- Aver compiuto 67 anni
- Essere cittadini italiani o stranieri con regolare permesso di soggiorno
- Avere la residenza in Italia da almeno 10 anni
- Non superare i limiti di reddito, ossia annualmente 6.508,02 euro per persone singole o 13.085,02 euro per coppie sposate.
Non rientrano nei limiti di reddito le pensioni di guerra, l’indennità di accompagnamento, i redditi figurativi della casa di abitazione, gli indennizzi per danni causati da vaccinazioni obbligatorie o emotrasfusioni, e gli eventuali sussidi erogati da enti pubblici se non hanno carattere di continuità.
È importante notare che l’assegno sociale subisce una riduzione in caso di ricovero presso istituti con rette a carico dello Stato o di enti pubblici.
Per gli invalidi civili con almeno il 74% di invalidità che raggiungono i 67 anni, è possibile convertire la pensione di invalidità in assegno sociale.
Quale pensione è prevista per le casalinghe?
Per quanto riguarda le casalinghe, esiste il Fondo pensione casalinghe gestito dall’INPS. L’iscrizione a questo fondo è possibile fino a 65 anni e richiede il versamento di contributi volontari per almeno 5 anni, con una quota annuale di 310 euro. Inoltre, è necessario iscriversi all’INAIL con la polizza casalinghe, che protegge da infortuni domestici.
Una volta soddisfatto il requisito, è possibile ottenere la pensione di vecchiaia, il cui importo dipende dal calcolo contributivo e prevede un aumento del 20% rispetto all’assegno sociale.