Per i lavoratori post 1995, le pensioni si annunciano con uscita a 71 anni di età. Non con la pensione di vecchiaia che attualmente è fissata a 67 anni unitamente a 20 anni di contributi versati, ma a un secondo traguardo di quattro anni più tardi che non richiede requisiti e soglie minime di importi maturati sulla pensione.
Per i più giovani, dunque, si preannuncia una permanenza a lavoro più lunga, almeno come età anagrafica. Il motivo principale di questo slittamento deriva dal fatto che i requisiti previdenziali, rivisti anche dalla legge di Bilancio 2024 dell’attuale governo, prevedono ulteriori traguardi, difficili da centrare. È così per la pensione di vecchiaia a 67 anni di età, ed è anche peggio per le pensioni anticipate dei lavoratori del contributivo puro, che richiedono un assegno di importo triplo rispetto a quello del trattamento sociale.
Pensioni a 71 anni, le novità sulla pensione di vecchiaia dalla legge di Bilancio 2024
I ritocchi introdotti dalla legge di Bilancio 2024 allontanano la pensione dei più giovani, ovvero di chi abbia iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 e ricada nel sistema previdenziale contributivo puro. Per questi lavoratori, la pensione di vecchiaia arriverà all’età di 67 anni – salvo gli aumenti anagrafici della speranza di vita – unitamente a 20 anni di contributi.
Tra le novità della legge di Bilancio 2024 c’è stata la diminuzione della soglia della pensione maturata durante gli anni di lavoro. Serve arrivare a un assegno almeno pari a trattamento sociale (pari a oltre 530 euro mensili nel 2024), mentre fino al 31 dicembre 2023 la soglia era di una volta e mezzo.
Pensioni a 71 anni se non si versano contributi sufficienti per la pensione
Ciò significa che la soglia del 2023 era fissata a 9.887 euro su base annuale, mentre quella di quest’anno è di 6.947 euro. Per questo calcolo serve far riferimento soprattutto ai contributi versati. Se 20 anni fa serviva avere uno stipendio di 1.3600 euro lordo al mese (pari a meno di 18mila euro lordi all’anno), da moltiplicare per 20 anni, per arrivare alla soglia di importo della pensione di vecchiaia richiesta, nel 2024 serve un mensile di oltre 2mila euro lordi e di oltre 26mila euro all’anno.
Soglie minime, inflazione e retribuzioni basse allontanano la pensione
Soglia che, pur avendo raggiunto gli altri requisiti per andare in pensione, allontanerebbero l’uscita dai 67 anni ai 71 anni. Proprio la forbice dei quattro anni è da attenzionare per le uscite future di chi oggi è ancora distante dalla pensione, anche se qualche grattacapo sul futuro già ce l’ha. Per molti occorrerà mettere in conto che per andare in pensione senza le soglie degli importi servirà l’età di 71 anni (soggetta agli aumenti della speranza di vita) e almeno 20 anni di contributi versati. Ovvero, non centrare il primo traguardo della pensione di vecchiaia a 67 anni di età, ma il secondo, quello dei 71 anni.
Pensione anticipata dei lavoratori del sistema contributivo puro: uscita a 64 anni con 20 anni di contributi
Anche perché, se le soglie della pensione di vecchiaia appaiono un traguardo difficile da raggiungere, lo sono ancor di più i requisiti della pensione anticipata. L’alternativa dell’anticipata contributiva, ad oggi a 64 anni di età (requisito anagrafico soggetto agli aumenti della speranza di vita) e 20 anni di contributi, richiede la maturazione della soglia di pensione del triplo rispetto all’assegno sociale, più alta delle 2,8 volte che erano fissate fino al 31 dicembre 2023.
La legge di Bilancio 2024 ha innalzato questa soglia rendendola difficilmente raggiungibile, dai 18.456 euro minimi del 2023 ai 20.842 euro del 2024. Si prevedono degli sconti solo per le sole donne con figli (un figlio, 2,8 volte per un importo annuale di almeno 19.453 euro; due figli 2,6 volte con un importo di almeno 18.063 euro).