Cynthia Lummis, senatrice statunitense nota per le sue posizioni favorevoli a Bitcoin, sta elaborando una normativa in grado di fare definitivamente chiarezza sulle stablecoin. Il suo testo, scritto insieme alla collega Kirsten Gillibrand, mira a varare un quadro legislativo all’interno del quale le criptovalute dedite alla stabilità siano in grado di proteggere realmente i consumatori. Una protezione che è venuta totalmente a mancare nel caso di Terra (LUNA), la stablecoin di Do Kwon fallita nel 2022.

Cynthia Lummis vuole rendere sicure le stablecoin

Le stablecoin sono criptovalute le quali si propongono di bypassare la volatilità tipica degli asset come Bitcoin. Per farlo, si agganciano ad asset del mondo reale, in particolare alle valute fiat come il dollaro statunitense. In tal modo sono in grado di assicurare prezzi stabili, tali da muoversi sempre all’interno di una forchetta molto limitata.

A volte, però, questo ancoraggio viene a saltare e nei casi più estremi le conseguenze sono drammatiche. Come è accaduto nel caso di Terra, il progetto varato da Do Kwon crollato nel 2022, aprendo in pratica il crypto winter. Nella vicenda, che prosegue in questi giorni nelle aule di tribunale, sono stati inghiottiti, secondo le stime, non meno di 60 miliardi di dollari.

Per cercare di evitare nuovi casi di questo genere, ora ha deciso di impegnarsi Cynthia Lummis. Si tratta di una senatrice repubblicana del Wyoming, già nota per il suo fervente sostegno al Bitcoin. Ormai da mesi proprio lei sta lavorando con Kirsten Gillibrand ad un disegno di legge con il quale sarebbe possibile regalare un quadro più sicuro agli investitori. A riferirlo è stata l’agenzia di stampa Axios, il passato 7 marzo.

Stando alle conversazioni avute coi rispettivi portavoce, il rapporto afferma che Lummis e Gillibrand sperano di poter dare presto l’annuncio ufficiale. E, particolare non proprio secondario, che avrebbero ottenuto un riscontro positivo da personaggi della criptosfera.

Stando a quanto pubblicato, a fornire l’assistenza tecnica per la stesura del disegno di legge sarebbero stati la Federal Reserve, il Department of Financial Services di New York, il Treasury Department e il National Economic Council.

Per la Lummis non è una novità

L’impegno della Lummis non rappresenta una novità. Già in passato, sempre insieme alla Gillibrand, aveva annunciato l’intenzione di presentare un provvedimento volto a regolare in maniera completa gli asset digitali.

La dichiarazione, risalente al passato mese di luglio, può essere considerata l’ultima manifestazione pubblica sul tema. La senatrice del Wyoming, infatti, negli anni precedenti non si era risparmiata nel suo appoggio nei confronti del Bitcoin. Tanto da affermare nell’ottobre del 2021 che il governo statunitense avrebbe dovuto ringraziare Dio per la sua creazione. Un giudizio motivato dal fatto che la sua decentralizzazione avrebbe potuto essere sfruttato a proprio vantaggio dal governo federale.

Un giudizio forse contraddittorio, alla luce del fatto che proprio la decentralizzazione impedisce allo stesso governo degli Stati Uniti di poterlo controllare, aprendo varchi in cui potrebbero infilarsi magari i Paesi sottoposti a sanzioni.

Un tema che peraltro potrebbe farsi scottante se fosse confermato che proprio Washington è l’altro Paese che, insieme a El Salvador, sta acquistando BTC. A dichiararlo è stato di recente Edward Snowden, l’ex analista riparato in Russia dopo aver rivelato le attività di spionaggio di Stati Uniti e Regno Unito nei confronti dei propri cittadini.

Se è una fervente sostenitrice delle criptovalute, a partire da quel Bitcoin su cui ha del resto investito, la Lummis non è però altrettanto entusiasta nei confronti di stablecoin e CBDC (Central Bank Digital Currency).

Nel passato mese di ottobre, infatti, ha attaccato frontalmente Tether. Nel farlo ha preso come base le notizie che volevano l’azienda coinvolta in transazioni finanziarie illecite. Tanto da chiedere al Department of Justice di considerare l’idea di elevare accuse penali contro Tether. Accuse che hanno spinto la stessa azienda ad una veemente protesta, fondata sull’affermazione di voler collaborare coi regolatori statunitensi.

Non meno veemente l’attacco contro le CBDC, accusate di essere un mezzo di controllo e censura finanziaria. Una posizione del resto in linea con quella di Donald Trump e Ted Cruz.