“Gli irresponsabili sono questi due che fanno la guerra”. Il riferimento è al conflitto che sta provocando morte e distruzione a Gaza e le parole sono di Papa Francesco.

Il Pontefice ha infatti rilasciato un’intervista alla Radiotelevisione Svizzera (RSI) per il magazine culturale “Cliché”, che andrà in onda il 20 marzo, di cui è stata data un’anticipazione. Oltre che del conflitto in Medio Oriente, ha parlato anche dell’Ucraina, esprimendosi inoltre sul concetto di ‘errore’.

Papa Francesco alla Radiotelevisione Svizzera: “Tutti i giorni chiamo la parrocchia di Gaza. La guerra è una pazzia”

Dobbiamo andare avanti. Tutti i giorni alle sette del pomeriggio chiamo la parrocchia di Gaza. Seicento persone vivono lì e raccontano cosa vedono: è una guerra. E la guerra la fanno due, non uno. Gli irresponsabili sono questi due che fanno la guerra.

Papa Francesco, nell’intervista rilasciata al giornalista Lorenzo Buccella sottolinea l’orrore che, dal 7 ottobre, sta avvenendo nella Striscia di Gaza, a causa del conflitto tra Israele e Hamas. L’organizzazione islamista che Bergoglio definisce “una brutta cosa”.

Poi non c’è solo la guerra militare, c’è la ‘guerra-guerrigliera’, diciamo così, di Hamas per esempio, un movimento che non è un esercito. È una brutta cosa.

Il Pontefice non può fare a meno di rimarcare che

la guerra è una pazzia, è una pazzia.

Papa Bergoglio sulle guerre: “Tanti bambini non hanno futuro”

C’è un’immagine che a me viene sempre. In occasione di una commemorazione dovevo parlare della pace e liberare due colombe. La prima volta che l’ho fatto, subito un corvo presente in piazza San Pietro si è alzato, ha preso la colomba e l’ha portata via. È duro. E questo è un po’ quello che succede con la guerra. Tanta gente innocente non può crescere, tanti bambini non hanno futuro. Qui vengono spesso i bambini ucraini a salutarmi, vengono dalla guerra. Nessuno di loro sorride, non sanno sorridere. È un bambino che non sa sorridere sembra che non abbia futuro. Pensiamo a queste cose, per favore. La guerra sempre è una sconfitta, una sconfitta umana, non geografica.

Per Francesco non bisogna perdere la speranza di riuscire a mediare.

Guardiamo la storia, le guerre che noi abbiamo vissuto, tutte finiscono con l’accordo. (…) Io sono qui, punto. Ho inviato una lettera agli ebrei di Israele, per riflettere su questa situazione. Il negoziato non è mai una resa. È il coraggio per non portare il Paese al suicidio.

Il Pontefice: “L’Ucraina non abbia vergogna di negoziare”

Il Papa, ai microfoni della tv elvetica, fa riferimento alla negoziazione anche per il conflitto tra Russia e Ucraina.

È più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. Oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare è coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Hai vergogna, ma con quante morti finirà?

Bergoglio sottolinea:

Negoziare in tempo, cercare qualche paese che faccia da mediatore. Nella guerra in Ucraina, ce ne sono tanti. La Turchia, si è offerta. E altri. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore

afferma.

Dietro ogni guerra, l’industria delle armi

Il santo Padre sottolinea inoltre che, dietro una guerra, c’è l’industria delle armi.

Sempre c’è qualche situazione geografica o storica che provoca una guerra… Può essere una guerra che sembra giusta per motivi pratici. Ma dietro una guerra c’è l’industria delle armi, e questo significa soldi.

Come rispondono i potenti della terra quando il Papa chiede loro la pace?

C’è chi dice, è vero ma dobbiamo difenderci… E poi ti accorgi che hanno la fabbrica degli aerei per bombardare gli altri. Difenderci no, distruggere. Come finisce una guerra? Con morti, distruzioni, bambini senza genitori

risponde il Pontefice. Che evidenzia:

Mi diceva l’economo, un mese fa: lei sa dove oggi gli investimenti danno più reddito? La fabbrica delle armi. Tu guadagni per uccidere. Più reddito: la fabbrica delle armi. Terribile la guerra. E non esiste una guerra bianca. La guerra è rossa o nera.

Quindi riporta degli aneddoti:

Io questo lo dico sempre: quando sono stato nel 2014 al Redipuglia ho pianto. Poi lo stesso mi è successo ad Anzio, poi tutti i 2 novembre vado a celebrare in un cimitero. L’ultima volta sono andato al cimitero britannico e guardavo l’età dei ragazzi. Terribile. Questo l’ho detto già, ma lo ripeto: quando c’è stata la commemorazione dello sbarco in Normandia, tutti i capi di governo hanno celebrato quella data ma nessuno ha detto che su quella spiaggia sono rimasti ben 20 mila ragazzi.

Il rapporto del Papa con l’errore

Siamo peccatori, e un po’ di tenebra l’abbiamo

spiega Francesco nel corso dell’intervista alla Radio Televisione Svizzera.
Ma quale rapporto ha un Papa con l’errore?

È forte, perché quanto più una persona ha potere (tanto più) corre il pericolo di non capire le scivolate che fa. È importante avere un rapporto autocritico con i propri errori, con le proprie scivolate. Quando una persona si sente sicura di sé stesso perché ha potere, perché sa muoversi nel mondo del lavoro, delle finanze, ha la tentazione di dimenticarsi che un giorno starà mendicando, mendicando giovinezza, mendicando salute, mendicando vita...

Questa, spiega, è ciò che definisce “la tentazione dell’onnipotenza”.

E questa onnipotenza non è bianca. Tutti dobbiamo essere maturi nei nostri rapporti con gli errori che facciamo, perché tutti siamo peccatori

sono le sue parole.

La precisazione della Sala Stampa sull’intervista

La parole del Papa sulla negoziazione per l’Ucraina han suscitato delle reazioni, tanto da spingere il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, a precisare quanto affermato da Bergoglio.

Il Papa non chiede a Kiev la resa. Il Papa usa il termine bandiera bianca, e risponde riprendendo l’immagine proposta dall’intervistatore, per indicare con essa la cessazione delle ostilità, la tregua raggiunta con il coraggio del negoziato. Altrove nell’intervista, parlando di un’altra situazione di conflitto, ma riferendosi a ogni situazione di guerra, il Papa ha affermato chiaramente: ‘il negoziato non è mai una resa’.

Bruni poi continua sottolineando:

L’auspicio del Papa resta quello sempre ripetuto in questi anni, e ripetuto recentemente in occasione del secondo anniversario del conflitto: ‘Mentre rinnovo il mio vivissimo affetto al martoriato popolo ucraino e prego per tutti, in particolare per le numerosissime vittime innocenti, supplico che si ritrovi quel po’ di umanità che permetta di creare le condizioni di una soluzione diplomatica alla ricerca di una pace giusta e duratura’.