Qual è l’importo massimo che si può prelevare dal proprio conto corrente senza attirare segnalazioni o verifiche?

Il caso comune è rappresentato dal prelievo al bancomat per effettuare acquisti, considerando che il denaro contante rimane il mezzo preferito per pagare beni e servizi. È essenziale comprendere le normative che disciplinano il suo utilizzo, distinguendo due aspetti fondamentali:

  • Il limite di pagamento in contanti, elevato a 5.000 euro dal 1° gennaio 2023. Questo implica che, se si desidera pagare in contanti per un bene o un servizio, non è possibile superare la soglia di 4.999,99 euro, anche per transazioni frazionate.
  • Il limite legato ai prelievi di contante presso gli istituti bancari. In questo contesto, ci riferiamo al massimale per il prelievo di denaro contante dal proprio conto corrente. Questa situazione differisce da quella precedente poiché non comporta un trasferimento di proprietà del denaro, ma solo una sua diversa “manifestazione”.

Posso prelevare 5.000 euro in contanti dal conto corrente?

Il prelievo di contante dal proprio conto corrente è un’azione perfettamente legale e, in condizioni normali, non comporta alcune conseguenze di natura giuridica o fiscale. Qualsiasi individuo può legittimamente richiedere alla propria banca di convertire i risparmi detenuti sul conto in denaro contante, salvo eccezioni. Questo tipo di operazione è generalmente consentito anche dal punto di vista fiscale. Tuttavia, è essenziale comprendere i limiti stabiliti dalle normative antiriciclaggio per i prelievi di contante dal conto corrente.

Un provvedimento dell’Unità di informazione finanziaria (UIF) datato 28 marzo 2019 ha affrontato questa tematica, analizzando le regole volte a contrastare le attività illecite di riciclaggio del denaro “sporco”. In alcuni casi, tale disciplina può includere la verifica di possibili evasioni fiscali.

La soglia limite per i prelievi da parte di soggetti privati è un aspetto cruciale da considerare. Questa soglia implica un duplice regime di controllo:

  • Il controllo da parte della UIF, che coinvolge tutte le transazioni, sia in entrata che in uscita dal conto corrente del contribuente.
  • Il controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate, che può effettuare verifiche sui versamenti o bonifici ricevuti (ma non sui prelievi, per i quali riceve segnalazioni dalle UIF).

L’UIF, acronimo di Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia, viene attivata dall’istituto bancario quando si sospetta un’operazione anomala, generando così una segnalazione. Poiché l’UIF non dispone di strumenti di verifica propri, la sua attività di controllo dipende dalle informazioni fornite dalle banche.

In questo contesto, lo sportellista bancario è il soggetto che, al rilevamento di operazioni sospette da parte di privati, avvia le segnalazioni. È importante notare che le operazioni di prelievo contante entro il limite mensile di 10.000 euro non sono soggette a segnalazione.