Oltre al bilancio quotidiano e drammatico di morti e feriti, la guerra in corso in Medioriente porta con sé ricadute globali a lungo termine su cui bisogna iniziare a prepararsi. Come quelle economiche, con la Cgia di Mestre che oggi analizza quelle legate alla crisi nel Mar Rosso. Pur non segnalando ancora problemi per il commercio del nostro Paese, l’associazione degli artigiani avverte sui pericoli per le importazioni, se il conflitto dovesse aggravarsi.

Guerra nel Mar Rosso, la Cgia segnala calo solo del 3,6% delle navi giunte in Italia

Gli attacchi dei ribelli yemeniti Houthi nel Mar Rosso proseguono e, di conseguenza, le rotte commerciali in quell’area sono a forte rischio.

In molti temevano che la situazione potesse avere ricadute immediate e negative per gli scambi commerciali via mare a livello globale ma la Cgia (Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato che rappresenta artigiani e piccole imprese) allontana, almeno per il momento, questi timori.

Secondo i dati presentati dall’associazione, infatti, il numero di navi arrivate nel nostro Paese nei primi due mesi del 2024 sono, infatti, solamente il 3,6% in meno rispetto a quelle approdate in Italia nello stesso periodo dello scorso anno (un totale di 169 imbarcazioni).

Le nuove rotte, l’aumento dei costi e i rischi per l’import italiano

Inevitabilmente, però, il blocco delle rotte nel Mar Rosso – in particolare, i passaggi nello stretto di Bab el-Mandeb Strait1 e nel Canale di Suez (calati rispettivamente del -50,5% e del -39,3%) – ha imposto la ricerca di vie alternative, con un incremento notevole (+84,5%) soprattutto per la rotta sul capo di Buona Speranza.

Questo ha determinato un aumento considerevole dei costi dovuto all’allungamento dei tempi di navigazione e, quindi, al maggior carburante utilizzato.

Un dato, quest’ultimo, che fa lanciare un allarme alla Cgia sulle nostre importazioni.

L’import italiano, infatti, è quello che fa maggiormente ricorso al trasporto marittimo. Il commercio estero (import + export) con Paesi interessati dalla crisi nel Mar Rosso è pari, infatti, a 161,7 miliardi di euro. Di questi, il 68% (110 miliardi) fanno riferimento alle importazioni, e solo il 32% (51,7%) alle esportazioni.

Di conseguenza, se la crisi dovesse aggravarsi, sarebbe proprio l’import a risentirne maggiormente.

Ecco perché si fa molto affidamento sulla missione ‘Aspides’ dell’Unione europea, che sarà chiamata a intervenire difensivamente per cercare di riportare alla normalità quell’area così nevralgica per gli scambi commerciali globali.