Pochi giorni dopo aver superato il prezzo record del 2021, il Bitcoin è salito ancora di più all’inizio della giornata di ieri, nel corso della quale ha non solo stabilito un nuovo massimo storico, ma anche sfondato per la prima volta la soglia dei 70mila dollari. Il precedente record era di 69.324 dollari, ma con questi ritmi di crescita è destinato probabilmente a diventare un pallido ricordo.
Nonostante il nuovo crollo fatto registrare nelle ore successive, con la discesa fisiologica che segue eventi di questo genere e la rapida ripresa che ha ricondotto il token sopra quota 68mila, il dato ha naturalmente spinto l’opinione pubblica a chiedersi cosa potrebbe accadere nei prossimi giorni. Soprattutto alla luce dell’influsso che l’approssimarsi dell’halving sembra già iniziare a riverberare sulla sua quotazione, oltre che sul mercato crypto in genere.
Bitcoin, la febbre continua a salire
Bitcoin, la principale criptovaluta per capitalizzazione di mercato, nella giornata di ieri è salita fino a 70.099 dollari, almeno stando ai dati di Coinbase. È quindi aumentato del 4% nell’arco delle 24 ore, prima di flettere in maniera vistosa. Una flessione causata con ogni probabilità alla voglia di realizzo di molti trader, poi superata da una rapida stabilizzazione del prezzo.
Una giornata quindi molto contrastata, come è ormai abitudine per l’icona crypto, tale da ricalcare quella di martedì, in cui BTC è stato costantemente sulle montagne russe. Ennesima riprova della volatilità delle criptovalute e della necessità di avere nervi saldi per padroneggiarne il trading.
Una giornata la quale ha confermato l’attitudine alla crescita dell’icona inventata da Satoshi Nakamoto. In particolare, nel corso dell’ultimo mese BTC ha messo a segno un rialzo pari al 60%. Un dato che conferma quanto sostenuto da molti trader: con l’approssimarsi del dimezzamento delle ricompense spettanti ai miners, il suo prezzo potrebbe crescere in maniera clamorosa. Innescando una ricaduta positiva sull’intero mercato, come del resto già sta avvenendo. Tra i token che se ne stanno avvantaggiando maggiormente, le meme coin e i progetti incentrati sull’intelligenza artificiale.
Quali i fattori della nuova impennata?
Gli ultimi trenta giorni di Bitcoin sono stati definiti “mostruosi” da più di un osservatore. A ragione, peraltro, considerato ora lo sfondamento dei 70mila dollari. Se gli analisti di JPMorgan avevano sostenuto di recente in un loro rapporto che la grande corsa prevista per l’halving è già avvenuta, i fatti si stanno incaricando di smentire tale ipotesi.
Con ogni probabilità proprio il concatenarsi tra le attese per l’evento e l’esordio degli Exchange Traded Funds spot dopo l’approvazione della Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti sta facendo da detonatore per il surriscaldamento del prezzo.
Molti, in queste ore, stanno indicando proprio gli ETF come i principali protagonisti in tal senso. I fondi stanno infatti acquistando token, aumentandone la rarità, con ovvie ricadute sul prezzo. Un dato di fatto esplicitato da alcuni esponenti di spicco della scena crypto, i quali hanno messo in rilievo come ormai non si trovino più Bitcoin al di fuori di alcuni grandi canali di vendita.
Un trend il quale sembra del resto destinato ad aggravarsi. Gli halving, infatti, sono progettati proprio al fine di spingere i minatori a produrre meno blocchi. Un congegno deflattivo tale da rendere sempre più raro il coin, con ovvie ricadute in termini di prezzo. Tale da farsi sentire sia prima dell’halving, in termini di attesa, che dopo, sotto forma di realtà nuda e cruda.
Proprio per questo motivo dopo i precedenti tre eventi di dimezzamento la quotazione di Bitcoin è cresciuta in maniera esponenziale. Una tendenza la quale dovrebbe senz’altro ripetersi dopo il quarto. Tanto da spingere alcuni evangelisti di BTC a proporre previsioni che, al momento, sembrano fantascientifiche.