I Nobraino sono tornati dopo otto anni di assenza con un nuovo album dal tiolo “Animali da Palcoscenico“, uscito lo scorso 1° marzo per Baobab Music con distribuzione Universal Music. Il disco è stato anticipato di una settimana da una traccia podcast sulla scomparsa del noto jazzista Glenn Miller.
Nobraino: intervista a Tag24
Tag24 ha contattato i Nobraino per parlare di questo gradito ritorno segna un passo indietro alle origini per il gruppo, che dopo aver passato la scorsa estate sui più importanti palchi italiani, è tornata in studio per riabbracciare il processo creativo del loro debutto: la pura essenza della musica rock eseguita con voce, chitarra, basso e batteria.
Come mai avete aspettato otto anni prima di pubblicare un nuovo lavoro discografico?
Eh!!! Diciamo che prima non c’erano i presupposti, abbiamo avuto bisogno di prenderci qualche anno di pausa. È stato un toccasana! Siamo tornati alla composizione con un entusiasmo da ventenni ed una grande quantità di canzoni, che si erano ammucchiate nel frattempo, tra le quali poter scegliere. Doveva essere il migliore degli album possibili per i Nobraino. Sai qual’è la cosa più fastidiosamente banale? Che davvero crediamo di aver fatto il miglior disco della nostra storia.
Qual è il filo conduttore di Animali da palcoscenico?
Non c’è, almeno non uno prestabilito. Possiamo mettere un concept in post produzione volendo, ed è questo: doveva essere un disco di brani da concerto. Cosa vuole dire brani da concerto? Roba che sai che ti darà adrenalina mentre la suoni e che ne darà al pubblico. Dopo un’estate in giro c’era la perfetta consapevolezza di cosa nel nostro repertorio ci desse quella botta ed abbiamo seguito quella traiettoria. Al netto della ballad e di mid-tempo sono tutte pensate per dare una scarica a chi suona e a chi ascolta. Peraltro la maggior parte delle canzoni erano già state testate su palcoscenico da me in questi anni e sono sopravvissute ad una selezione naturale; erano quelle più forti. Forse, ma lo dico davvero a posteriori, gli Animali da Palcoscenico sono proprio loro, i brani.
La genesi del disco
L’album è stato anticipato da una traccia podcast sulla scomparsa del noto jazzista Glenn Miller: cosa ha significato per voi questo artista?
I Nobraino sono anagraficamente novecenteschi. Il secolo in cui siamo nati è tutto mitologico per noi, decade più decade meno. Io sono cresciuto con una versione remix di “in the Mood” che stava su una compilation che si chiamava Jive Bunny, un 33 giri che rimase per anni nel nostro stereo. Ma il brano ha tutt’altra storia: ho suonato per anni in un duo piano voce che faceva un omaggio a Paolo Conte e avevamo in repertorio anche dei miei inediti che erano di matrice contiana e che volevano idealmente confondersi nella scaletta con i brani del maestro. Avevamo già fatto un disco di inediti e dovevamo farne un secondo ma il progetto naufragò. Tra le canzoni che avevo pensato per questo progetto c’era Glen Miller che era ispirata ad un brano di Conte che si chiama Gong-oh e che parla del fantasma di un batterista. Volevo scrivere anche io una storia un pò criptica sulle vicende di un jazz mann e quando mi imbattei in un articolo del corriere della sera che raccontava la sua storia mi lanciai nella scrittura. In questi anni di distanza io e Nestor ci siamo sempre confrontati su quello che stavamo facendo e quando sentì Glen Miller la prima volta ne rimase folgorato. Quando fu il momento di scegliere quali canzoni arrangiare per Animali dP mi disse “Glenn è la canzone più bella che hai”.
Come nasce la collaborazione con Luca Soncini e l’idea della cover del disco?
Luca ci ha sempre ascoltato e in un certo periodo ci siamo trovati di casa nelle sue zone quando lui e i suoi amici organizzavano a dei “giovani Nobraino” concerti clandestini nelle campagne dell’alta emilia. Serate a lambrusco, maiale e rock’n’roll. Poi lui è diventato un illustre illustratore e noi dei Nobraino meno giovani, ma sempre nei radar reciproci della rete. Quando è stato ora di pensare alla copertina di questo disco Nestor mi dice: “Facciamolo fare ad un illustratore” e io :”no, viene una merda”. Il disco era scuro, cattivo, elegante, notturno, con un demone forte. Avevo paura che un “disegno” sminuisse tutto, che togliesse aggressività al disco. Invece guarda cosa è venuto fuori. Questo disco è quella copertina e viceversa, è perfetto.
Ci saranno concerti in vista?
Certo, facciamo un giro di città, circa 10 date tra Roma, Milano, Firenze, Perugia, Verona ed altre.